Si percorre la Strada Provinciale Monteromanese fino alla Stazione di
Civitella Cesi e, dopo quest'ultima, si gira a sinistra sulla Strada
Dogana che si abbandona all'altezza del Fontanile di Valle Vergine,
prendendo, a destra, la Strada delle Pozze. Da questo punto si segue la
strada che corre parallela alla vecchia ferrovia, fino a Ponton
Serignano, dove è opportuno lasciare la macchina e proseguire a piedi.
Dopo una ripida discesa e un'altrettanto ripida salita in direzione
ovest, si arriva al piano del Vignolo, dove sono riconoscibili tracce di
strutture abitative.
Il sito di Luni è stato occupato continuativamente dall’età
neolitica al periodo etrusco, cosa che rende questa località di
straordinaria importanza per l’archeologia dell’Italia centrale. In
esso, infatti, sono ben distinguibili insediamenti dell’età del
bronzo, dell’età del ferro e infine del periodo etrusco
Il villaggio più antico, risalente al XIV-XI secolo a.C., era
abitato da una popolazione appartenente alla cultura appenninica che
aveva abbandonato l’esistenza nomade e che viveva di un’economia
essenzialmente agricolo-pastorale. Anche il commercio e gli scambi
economici devono aver avuto una loro importanza, come dimostrato dal
ritrovamento, il più settentrionale per quel che riguarda l’Italia
centrale, di ceramica micenea fabbricata probabilmente in Italia
meridionale. L’insediamento di questa epoca era costituito da tre
case larghe tutte 4 m, in parte scavate nel tufo a una profondità
variabile (1,2-2,2 metri), e di cui è evidente la pianta.
Particolare dell'acropoli di Luni sul
Mignone
Immagini
del sito archeologico
di Luni sul Mignone
Il pavimento era ricoperto da sabbia e argilla, in modo da
formare una superficie compatta e priva di fessure, le pareti erano
di pietra e il tetto aveva una struttura portante di legno ricoperta
di paglia. L’intera tribù poteva essere ospitata nelle due case più
lunghe, probabilmente divise al loro interno per mezzo di tramezzi,
mentre la struttura più piccola aveva funzioni pubbliche o
religiose. All’interno di esse sono stati trovati frammenti di vasi,
ossa di animali, resti di cereali, punte di frecce e arnesi
agricoli. Nei secoli X-VIII a.C. Luni fu occupata da popolazioni
protovillanoviane e villanoviane. L’estrazione dei minerali, in
questo periodo, completò le fonti di sostentamento che fino ad
allora erano basate quasi esclusivamente sull’agricoltura. Un
edificio risalente a questa età occupava l’estremo margine ovest
della rocca tufacea di Luni, ed era costituito da una capanna di 18
x 9 metri, con il pavimento scavato per 4-6 metri nel suolo, la
parte esterna composta da rocce tufacee e il tetto provvisto di
un’intelaiatura di legno.
Filmato sull'attività dell'Istituto Svedese di Studi
Classici negli
scavi di Luni sul Mignone
Questa struttura quasi sicuramente non veniva
usata come abitazione ma, probabilmente, era tenuta come
luogo di culto. Una chiesa cristiana, parzialmente scavata
nella roccia, occupa la parte meridionale di questa
costruzione. Alcune tombe cristiane a fossa sono disseminate
nei dintorni della chiesa. Oggi, per arrivare a visitare la
necropoli etrusca di Monte Fortino, si deve
affrontare una lunga e scomoda passeggiata. Si può scegliere
di scendere dall'acropoli verso il Mignone e seguire il
corso del fiume, sulla riva destra, passando sotto il
suggestivo ponte della ferrovia, fino alla confluenza del
Canino. E' consigliabile però seguire l'antica strada che, a
settentrione, passando vicino alla casa etrusca, scende a
valle e arriva alla ferrovia. Dopo la diroccata Stazione di
Monteromano, seguendo a destra il corso del Fosso Canino,
si arriva alla Pianaccia dove, 50/100 metri prima
della confluenza nel Mignone, si attraversa il corso d'acqua
suddetto e ci si addentra nella macchia in cui si trova la
Tomba delle Cariatidi.
All'esterno questa tomba ha scolpito in rilievo il motivo della falsa
porta mentre all'interno presenta pilastrini addossati,
sostenenti una cornice continua aggettante, sulla quale sono
impostate due teste umane a sorreggere il soffitto. E'
possibile seguire, al ritorno, il sentiero che risale il
Mignone fino alla confluenza del Vesca; di qui proseguire
fino alla Fontana di Luni e poi alla Fontana di Canalicchio,
sopra la quale sono ubicate le necropoli etrusche di
Ponton Spaderna e Pianarola, sempre pertinenti a
Luni
L'Istituto Svedese di Studi Classici di
Roma ha condotto a Luni sul Mignone
campagne di scavo archeologico nei primi
anni sessanta del 1900 quando il
sostegno alle ricerche proveniva dal
diretto coinvolgimento del sovrano
Gustavo VI Adolfo, appassionato di
archeologia fin da età giovanile (guarda
il filmato)