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di Giacomo Mazzuoli

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Luni sul Mignone




 

Come si arriva

Si percorre la Strada Provinciale Monteromanese fino alla Stazione di Civitella Cesi e, dopo quest'ultima, si gira a sinistra sulla Strada Dogana che si abbandona all'altezza del Fontanile di Valle Vergine, prendendo, a destra, la Strada delle Pozze. Da questo punto si segue la strada che corre parallela alla vecchia ferrovia, fino a Ponton Serignano, dove è opportuno lasciare la macchina e proseguire a piedi. Dopo una ripida discesa e un'altrettanto ripida salita in direzione ovest, si arriva al piano del Vignolo, dove sono riconoscibili tracce di strutture abitative. 
  Il sito di Luni è stato occupato continuativamente dall’età neolitica al periodo etrusco, cosa che rende questa località di straordinaria importanza per l’archeologia dell’Italia centrale. In esso, infatti, sono ben distinguibili insediamenti dell’età del bronzo, dell’età del ferro e infine del periodo etrusco
Il villaggio più antico, risalente al XIV-XI secolo a.C., era abitato da una popolazione appartenente alla cultura appenninica che aveva abbandonato l’esistenza nomade e che viveva di un’economia essenzialmente agricolo-pastorale. Anche il commercio e gli scambi economici devono aver avuto una loro importanza, come dimostrato dal ritrovamento, il più settentrionale per quel che riguarda l’Italia centrale, di ceramica micenea fabbricata probabilmente in Italia meridionale. L’insediamento di questa epoca era costituito da tre case larghe tutte 4 m, in parte scavate nel tufo a una profondità variabile (1,2-2,2 metri), e di cui è evidente la pianta.   
 




Particolare dell'acropoli di Luni sul Mignone

 

Immagine del sito archeologico di Luni sul Mignone
 

 

Immagine del sito archeologico
di Luni sul Mignone
 

 

 

Immagini del sito archeologico
di Luni sul Mignone

 


Immagine del sito archeologico
di Luni sul Mignone
 

  Il pavimento era ricoperto da sabbia e argilla, in modo da formare una superficie compatta e priva di fessure, le pareti erano di pietra e il tetto aveva una struttura portante di legno ricoperta di paglia. L’intera tribù poteva essere ospitata nelle due case più lunghe, probabilmente divise al loro interno per mezzo di tramezzi, mentre la struttura più piccola aveva funzioni pubbliche o religiose. All’interno di esse sono stati trovati frammenti di vasi, ossa di animali, resti di cereali, punte di frecce e arnesi agricoli. Nei secoli X-VIII a.C. Luni fu occupata da popolazioni protovillanoviane e villanoviane. L’estrazione dei minerali, in questo periodo, completò le fonti di sostentamento che fino ad allora erano basate quasi esclusivamente sull’agricoltura. Un edificio risalente a questa età occupava l’estremo margine ovest della rocca tufacea di Luni, ed era costituito da una capanna di 18 x 9 metri, con il pavimento scavato per 4-6 metri nel suolo, la parte esterna composta da rocce tufacee e il tetto provvisto di un’intelaiatura di legno.

 

Filmato sull'attività dell'Istituto Svedese di Studi Classici negli scavi di Luni sul Mignone
 

  Questa struttura quasi sicuramente non veniva usata come abitazione ma, probabilmente, era tenuta come luogo di culto. Una chiesa cristiana, parzialmente scavata nella roccia, occupa la parte meridionale di questa costruzione. Alcune tombe cristiane a fossa sono disseminate nei dintorni della chiesa. Oggi, per arrivare a visitare la necropoli etrusca di Monte Fortino, si deve affrontare una lunga e scomoda passeggiata. Si può scegliere di scendere dall'acropoli verso il Mignone e seguire il corso del fiume, sulla riva destra, passando sotto il suggestivo ponte della ferrovia, fino alla confluenza del Canino. E' consigliabile però seguire l'antica strada che, a settentrione, passando vicino alla casa etrusca, scende a valle e arriva alla ferrovia. Dopo la diroccata Stazione di Monteromano, seguendo a destra il corso del Fosso Canino, si arriva alla Pianaccia dove, 50/100 metri prima della confluenza nel Mignone, si attraversa il corso d'acqua suddetto e ci si addentra nella macchia in cui si trova la Tomba delle Cariatidi.
  All'esterno questa tomba ha scolpito in rilievo il motivo della falsa porta mentre all'interno presenta pilastrini addossati, sostenenti una cornice continua aggettante, sulla quale sono impostate due teste umane a sorreggere il soffitto. E' possibile seguire, al ritorno, il sentiero che risale il Mignone fino alla confluenza del Vesca; di qui proseguire fino alla Fontana di Luni e poi alla Fontana di Canalicchio, sopra la quale sono ubicate le necropoli etrusche di Ponton Spaderna e Pianarola, sempre pertinenti a Luni
L'Istituto Svedese di Studi Classici di Roma ha condotto a Luni sul Mignone campagne di scavo archeologico nei primi anni sessanta del 1900 quando il sostegno alle ricerche proveniva dal diretto coinvolgimento del sovrano Gustavo VI Adolfo, appassionato di archeologia fin da età giovanile (guarda il filmato)
   

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