La tomba della
sedia (necropoli di Casale Vignale)
Interno
di due tombe della
necropoli di Casale Vignale
L’abitato etrusco di San Giovenale, posto sul pianoro
dove sorgono i resti della chiesetta consacrata a Giovenale, vescovo
di Narni, prende il nome dal santo poiché non si conosce quello
dell’antico insediamento. Potrebbe trattarsi di Contenebra o
Cortuosa, entrambe conquistate dai Romani nel 388 a.C., ma
non ci sono dati certi che possano confermare tale attribuzione. E'
questa una delle rare aree archeologiche etrusche di cui sono
rimaste consistenti testimonianze dell'originario abitato. Gran
parte del merito delle scoperte va all'Istituto Svedese di Studi
Classici ed allo stesso re Gustavo di Svezia che a partire dal
1956 hanno portato avanti numerose campagne di scavo. I lavori
portarono alla luce grandi quantità di ceramiche del periodo e in
diversi casi anche piccoli canali di forma ovale scavati nella
roccia.
Filmato sull'attività dell'Istituto Svedese di Studi
Classici negli
scavi di San Giovenale
Veduta dell'insediamento
abitativo di San Giovenale (1)
Grande
tomba a tumulo e ingresso
Interno della
grande tomba a tumulo
La tagliata delle
Poggette
In questi canali poggiavano le pareti esterne delle capanne
realizzate di rami intrecciati e fango e rivestite di argilla. Le
capanne ovali scompaiono - forse vengono distrutte - intorno al
700-675 a.C. e nella fase successiva troviamo case di forma
rettangolare, anch’esse definite capanne, in quanto ancora costruite
di rami e fango con tetto di canne. Intorno al 625 a.C., all’inizio
del cosiddetto periodo arcaico, sorgono nell’intera area di San
Giovenale abitazioni ben costruite, a pianta rettangolare ed in
numero notevole. E’ in questa fase che si può cominciare a parlare
di una cultura etrusca. Queste abitazioni erano costruite con
blocchi di tufo regolari e dotate di tetto spiovente in tegole.
Nella parte orientale, nel Borgo, si trova l’area più vasta di
abitazioni preservate. Gli edifici sorgevano ai piedi di una parete
di tufo verticale, probabilmente scavata dall’uomo, che ha ne
protetto i resti.
Sono ancora visibili resti di focolari e vasche. Sembra che la
città sia stata distrutta da un terremoto intorno al 550-530 a.C.,
come mostrano alcune spaccature nella parete di tufo. Intorno
all'insediamento abitativo, come consuetudine, sorsero le necropoli:
Grotte Tufarina, Porzarago, Le Grotticelle,
Le Poggette, Cammerata, Montevangone e il
Terzolo. La più notevole e facilmente visitabile in quanto
immediatamente prossima all'acropoli è quella di Casale Vignale
con una notevole varietà di tipologie delle tombe, da quelle ipogee
a camera e sezione ogivale di ascendenza tarquiniese, ai grandi
tumuli di ispirazione ceretana per finire a quelle rupestri a dado e
semidado. Una strada tagliata nel tufo conduceva dalle necropoli al
Borgo, si tratta della cosiddetta Tagliata delle Poggette ai
cui lati furono scavate delle tombe rupestri. L'area archeologica è
interessante anche per i resti medioevali della Cappella di San
Giovenale che qui vene sepolto nel 386 e per il Castello dei
Di Vico del XIII secolo.