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di Anzio Risi

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Eroi e miti greci nella ceramica etrusca

Le dodici fatiche di Ercole


 


Ercole ed il centauro Folo alla presenza di Ermes.  (Particolare)
Anfora attica a figure nere da Tarquinia, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

 

  Le dodici fatiche di Ercole sono le imprese che l’eroe compì mentre era schiavo presso Euristeo, per espiare l'uccisione dei suoi figli e dei suoi nipoti.

Il Leone di Nemea
Artemide, la dea della luna chiamata anche Selene, generò un figlio mostruoso e, inorridita lo gettò sulla terra. Si trattava di un orribile leone che si stabilì a Nemea, nell'Argolide, in una grotta con due uscite. Gli abitanti della regione dimenticarono di offrire un sacrificio ad Artemide, e questa per punirli liberò la belva che saccheggiò il paese. Ercole, inviato per uccidere il leone, giunto sul posto sbarrò un ingresso della grotte ed entrando dall’altro si gettò contro il mostro colpendolo più volte con la clava e poi lo uccise strangolandolo. Subito dopo lo scuoiò utilizzando la sua pelle come abito.
 


Ercole taglia le teste dell'idra di Lerna e Iolao sale su una quadriga
 
Ercole taglia le teste dell'idra di Lerna e Iolao sale su una quadriga.

Kylix attica a figure rosse da Cerveteri
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma
 

L’Idra di Lerna
L'Idra, enorme mostro con nove teste dalla cui bocca usciva un alito pestilenziale, abitava in un bosco della cittadina di Lerna, non lontano da Argo, e terrorizzava gli abitanti del luogo. Ercole andò ad ucciderla chiamando con sé il nipote Iolao. Giunto nei pressi della tana del mostro, Ercole iniziò a lanciarvi dentro delle frecce infuocate; dopo poco l’Idra si avventò furente contro l’eroe che con la sua spada iniziò a tagliargli le teste. Se non che, ad ogni testa tagliata, all’Idra ne nascevano altre due. Ercole, allora, chiese a Iolao di bruciare con un tizzone ardente le ferite sul corpo dell’animale per evitare che le teste ricrescessero. L’ultima testa, quella centrale, era immortale e per distruggerla Ercole fu costretto a seppellirla ad enorme profondità. Ucciso il mostro, Ercole intinse la punta delle sue frecce nel sangue dell'idra, che conteneva un potente veleno, rendendole così un’arma micidiale.

Il Cinghiale di Erimanto
Ercole, in questa nuova fatica, doveva catturare vivo un mostruoso cinghiale che viveva sul monte Erimanto, in Arcadia, che terrorizzava gli abitanti del luogo.
Ercole spinse il cinghiale sulla cima della montagna dove la neve gli avrebbe impedito di correre, raggiuntolo lo bloccò incatenandogli le zampe. In queste condizioni lo portò ad Argo per mostrarlo a Euristeo; il re appena vide la bestia ne rimase terrorizzato tanto che si rifugiò all’interno di un grande vaso e ne uscì soltanto quando Ercole allontanò il cinghiale.
 
La Cerva di Cerinea
Artemide, la dea della luna chiamata anche Selene, vide in un bosco della Tessaglia cinque magnifiche cerve e le volle catturare in modo che potessero trainare il suo carro. Vi riuscì con quattro, la quinta, invece, scappò rifugiandosi a Cerinea. Euristeo, saputa la cosa, inviò Ercole a catturare viva la cerva in modo da poterla poi donare ad Artemide. L’eroe rincorse allora l’animale fino a quando non lo stancò al punto da farlo crollare a terra, dopo di che si avviò con l’animale sulle spalle verso Argo. Lungo la strada Artemide si parò furibonda davanti ad Ercole credendo che questi volesse prendere per se la cerva. L’eroe spiegò alla dea che era stato Euristeo a comandargli quell’impresa, al che Artemide lo lasciò andare a patto che avesse liberato l’animale subito dopo aver dimostrato il successo della sua prova.

Gli Uccelli del lago Stinfalo
Nella regione attorno al lago Stinfalo vivevano degli uccelli che devastavano i campi e tormentavano gli abitanti. Ercole fu inviato per far cessare questo supplizio e vi riuscì anche grazie all’aiuto di Atena che gli donò delle nacchere di bronzo. Allora l’eroe salì sul monte Cileno ed iniziò a suonare le nacchere; il rumore spaventò così tanto gli uccelli che fuggirono in tutte le direzioni.
 


Ercole e gli uccelli di Stinfalo
Ercole e gli uccelli di Stinfalo
Anfora a figure nere
British Museum di Londra
 

Ercole incontra il centauro Folo alla presenza di Ermes.

Ercole incontra il centauro Folo alla presenza di Ermes.

Anfora attica a figure nere da Tarquinia
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

 

Le Stalle di Augia
Augia, re dell'Elide, aveva tantissimi buoi che erano immuni ad ogni malattia (gli erano stati donati da suo padre Elio dio del sole) e per questo il loro numero era cresciuto a dismisura. Le stalle dove questi animali vivevano erano così piene di letame che l’ambiente circostante ne era devastato. Euristeo ordinò ad Ercole di ripulire le stalle in un solo giorno; l’eroe per superare la prova escogitò un piano: distrusse le pareti delle stalle, deviò il fiume Alfeo, e le acque di questo ripulirono le stalle.


Il Toro di Creta
A Creta un toro enorme terrorizzava gli abitanti e distruggeva i raccolti, ed Ercole fu inviato sull’isola per porre fine a questo stato di cose. Il re di Creta Minosse si offrì ad aiutarlo ma Ercole catturò da solo il toro e lo portò con se ad Argo. Euristeo aveva intenzione di sacrificare il toro alla dea Era, ma questa, ovviamente, non si mostrò soddisfatta dal momento che a catturarlo era stato Ercole che ella aveva in odio. Così la dea liberò l’animale e questo, attraversato l'istmo di Corinto, arrivò a Maratona dove Teseo gli diede nuovamente la caccia.
 
Le Cavalle di Diomede
Il re della Tracia Diomede possedeva delle cavalle che nutriva con carne umana. Ercole, incaricato di portare gli animali ad Argo, penetrò nelle stalle ed immobilizzò i custodi, legò le cavalle e le portò fuori. Queste iniziarono a nitrire e fu così che Diomede si svegliò e corse verso Ercole. L’eroe lasciò gli animali ed affrontò il re che cadde in terra, fu così che le cavalle divorarono Diomede. Terminato l’orrendo pasto gli animali divennero docili seguendo Ercole fino ad Argo.

Il Cinto della regina delle amazzoni
Euristeo chiese ad Ercole di recuperare il cinto delle amazzoni. L’eroe si recò da Antiope, regina delle amazzoni, che si innamorò di lui tanto da offrirgli volontariamente il cinto.


I Buoi di Gerione
Gerione, un gigante con tre corpi, possedeva dei buoi che tutti gli invidiavano, compreso Euristeo, il quale ordinò ad Ercole di portarglieli. I luoghi dove abitava Gerione si trovavano agli estremi confini occidentali della terra, ed Ercole riuscì a raggiungerli attraversando il mare su una coppa che Elio, il dio del sole, gli aveva prestato. Giunto allo stretto di Gibilterra eresse le due famose colonne, dopo di che si recò nel regno di Gerione. Ercole per impossessarsi dei buoi uccise il loro guardiano Euritione, il suo cane a due teste, Ortro, ed infine Gerione. Anche Era cercò di ostacolare l’eroe, ma fu messa in fuga dalle sue micidiali frecce. Ercole caricò i buoi sulla coppa ed attraversò il mare anche grazie alla sua pelle di leone che per l’occasione funse da vela permettendogli di arrivare ad Argo.
 

Ercole contro il mostro tricorpore Gerione. A sinistra l'eroe con pelle leonina e faretra imbraccia con la sinistra l'arco ed è in atto di scoccare la freccia verso Gerione che avanza protetto da tre grandi scudi e armato di altrettante lance: una delle teste del mostro, già colpita, è rovesciata all'indietro; a terra tra i due giace morente Euritione.


Ercole contro il mostro tricorpore Gerione. A sinistra l'eroe con pelle leonina e faretra imbraccia con la sinistra l'arco ed è in atto di scoccare la freccia verso Gerione che avanza protetto da tre grandi scudi e armato di altrettante lance: una delle teste del mostro, già colpita, è rovesciata all'indietro; a terra tra i due giace morente Euritione.

Hydria attica a figure nere da Cerveteri
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

 

Ercole e Cerbero


Ercole e Cerbero
Anfora a figure rosse
Louvre di Parigi
 

Il Cane Cerbero
Euristeo comandò ad Ercole di recarsi nel mondo degli inferi per rubare il cane Cerbero, un orrendo mostro a tre teste che ne custodiva l'ingresso. Arrivato allo Stige Caronte lo traghettò dall'altra parte del fiume, e non fece in tempo a scendere che gli si fece incontro un’ombra. L’eroe, temendo un agguato, era sul punto di scoccare una freccia ma Ermes lo fermò dicendogli che non aveva nulla da temere dai morti. L’ombra si rivelò essere quella di Meleagro che raccontò all’eroe la sua triste storia; questi, commosso, gli promise che avrebbe sposato sua sorella Deianira. Sul cammino di Ercole si frappose Ade, il dio degli inferi, che non avendo alcuna intenzione di farsi portare via Cerbero lo affrontò. Sconfitto, acconsentì a che Ercole s’impadronisse del cane a patto che avesse utilizzato soltanto le mani. L’eroe strinse il collo di Cerbero fino alla sua resa, poi lo incatenò e lo condusse sulla terra per mostrarlo ad Euristeo
 
I Pomi d'oro del giardino delle Esperidi
Euristeo ordinò ad Ercole di portargli i pomi d'oro che si trovavano del giardino delle Esperidi. Il primo problema che l’eroe dovette affrontare, fu quello di conoscere dove si trovasse il giardino delle Esperidi. Provò a chiederlo a Nereo, al rifiuto di questi Ercole lo minacciò fino a che non venne a sapere che forse Atlante lo avrebbe aiutato cogliendo per lui i pomi.
Ercole, recatosi da Atlante, gli espose il suo problema sentendosi rispondere che lo avrebbe volentieri accontentato ma che egli non sarebbe entrato nel giardino perché lì si trovava un drago. Ercole si decise ad uccidere il mostro, anche se sapeva che questa azione gli avrebbe attirato l’odio di Era. A questo punto Atlante disse ad Ercole che per recarsi nel giardino delle Esperidi a raccogliere i pomi era necessario che l’eroe si prendesse sulle spalle la volta celeste. Ritornato con tre pomi d’oro Atlante disse ad Ercole che li avrebbe portati lui i pomi ad Argo, ma l’eroe sospettando che questi non sarebbe più ritornato, con la scusa di doversi sistemare la pelle di leone, rimise il cielo sulle spalle di Atlante e scappò via di corsa.
Ercole, giunto ad Argo, consegnò i frutti ad Euristeo che però non li volle, fu così che l’eroe li diede ad Atena che provvide a rimetterli nel giardino.
 




Ercole e Nereo
Hydria a figure rosse
British Museum di Londra
 

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