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di Giacomo Mazzuoli

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Eroi e miti greci nella ceramica etrusca

Ulisse


Ulisse e i suoi uomini accecano Polifemo. Coppa laconica a figure nere (565-560 a.C.)

Ulisse e le Sirene. Anfora attica a figure rosse (480-470 a.C.). British Museum Londra.

 


Disputa tra Ulisse e Aiace per l'armatura di Achille. Oinochoe attico a figure nere (ca 520 a.C.)

 

Ulisse, in greco Odisseo, re di Itaca e figlio di Laerte e di Anticlea, è uno degli eroi più famosi di tutta l'antichità. Già tra i personaggi principali della guerra di Troia narrata nell'Iliade, diventa protagonista assoluto nell'Odissea, in cui viene raccontato il suo viaggio di ritorno da Troia a Itaca.

Già all'inizio della navigazione ebbe qualche difficoltà: una tempesta l'aveva separato da Agamennone, insieme al quale era salpato da Troia, facendolo approdare in Tracia, nel paese dei Ciconi; poi un vento da nord lo spinse nel paese dei Lotofagi; ma le vere sventure si abbatterono su di lui e le sue navi dopo che ebbe provocato la collera di Poseidone, che non gli perdonò mai di avergli accecato suo figlio, il Ciclope Polifemo. Sfuggito al Ciclope nascosto sotto una pecora, Ulisse raggiunse l'isola di Eolo, il re dei venti, che lo accolse ospitalmente e gli diede un otre di pelle di bue, contenente tutti i venti, fuorché una brezza favorevole, che doveva riportarlo direttamente a Itaca. E già si potevano scorgere i fuochi accesi dai pastori nell'isola, allorché l'eroe si addormentò; i compagni, credendo che l'otre di Eolo contenesse oro, l'aprirono e i venti ne scapparono via provocando un uragano che sospinse le navi nella direzione opposta, facendole approdare di nuovo presso Eolo, al quale egli chiese ancora una volta un vento favorevole.

Eolo gli rispose di non poter fare più niente per lui, ora che gli dei avevano manifestato così apertamente la loro ostilità al suo ritorno. Ulisse riprese allora la navigazione a caso verso Nord e approdò nel paese dei Lestrigoni, identificato poi con la costa nei pressi di Formia e Gaeta. Qui perse tutte le navi tranne la sua, perché i Lestrigoni, divoratori di uomini, inseguirono fino sulla riva del mare i marinai che egli aveva mandato in avanscoperta, lapidarono i Greci e fracassarono le navi, e solo Ulisse riuscì a recidere il cavo che tratteneva la sua nave e a prendere il largo.

 

  Ulisse riceve da Neuptolemo le armi di Achille

  Ulisse e le Sirene

  Telemaco e Penelope. vaso attico a figure rosse (440 a.C.)

Ulisse riceve da Neuptolemo le armi di Achille Ulisse e le Sirene Telemaco e Penelope. vaso attico a figure rosse (440 a.C.)

 

 

Ulisse cerca di convincere Achille a ritornare a combattere contro i Troiani. Coppa attica a figure rosse rinvenuta a Vulci presso la Cuccumella (V secolo a.C.). British Museum Londra

 

Ridotto a una sola nave e al proprio equipaggio, continuò la rotta verso Nord e ben presto approdò all'isola di Ea, dove abitava la maga Circe. Partito dall'isola dopo alcuni mesi, forse un anno, di avventure sue e dei compagni con Circe, riuscì a superare, seguendo i consigli della maga, le insidie delle Sirene, delle Rocce Vaganti e di Scilla e Cariddi, e giunse in un luogo dell'isola di Trinacria, in cui pascolavano i bianchi buoi appartenenti al dio Sole. Qui, spinti dalla fame, i marinai uccisero alcuni buoi per mangiarli, malgrado l'espresso divieto di Ulisse.

Questa volta, quando la nave riprese la navigazione, non fu Poseidone in persona ad insidiarla, ma Giove, col quale il Sole si era lamentato dell'affronto subito con l'uccisione dei suoi buoi, chiedendo riparazione: il padre degli dei scatenò un violento temporale, la nave fu colpita dal fulmine, e soltanto Ulisse, che non aveva voluto partecipare al festino sacrilego, poté salvarsi aggrappato ad un albero, sballottato dal mare per nove giorni, finché giunse, assai mal ridotto, all'isola della ninfa Calipso.

Costei lo trattenne presso di sé molti anni, finché, pregato da Atena, protettrice dell'eroe, Zeus mandò a Calipso, per mezzo di Ermes, l'ordine di lasciarlo andar via; Calipso, a malincuore, gli fornì il legno necessario a costruire una zattera e Ulisse ripartì verso l'Est. Ma ancora non si era placata la collera di Poseidone, il quale suscitò una tempesta che sfasciò la zattera, e, aggrappato a un relitto, tutto nudo, l'eroe giunse nell'isola dei Feaci, che nell'Odissea è chiamata Scheria, e che è probabilmente Corfù.

Così finirono le peregrinazioni per mare di Ulisse: riportato ad Itaca da una nave del re Alcinoo, dovrà affrontare i Proci, che volevano impadronirsi del regno sposando sua moglie Penelope, li sterminerà tutti durante una gara con l'arco, organizzata nel suo stesso palazzo, si farà riconoscere da Penelope e dal padre Laerte, e grazie all'intervento di Atena, ristabilisce la pace nell'isola.


Ulisse fugge dalla tana di Polifemo nascosto sotto una pecora. Cratere attico a colonnette a figure nere (550-500 a.C.)

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