Ridotto a una sola nave e al proprio
equipaggio, continuò la rotta verso Nord e ben presto
approdò all'isola di Ea, dove abitava la maga Circe. Partito
dall'isola dopo alcuni mesi, forse un anno, di avventure sue
e dei compagni con Circe, riuscì a superare, seguendo i
consigli della maga, le insidie delle Sirene, delle Rocce
Vaganti e di Scilla e Cariddi, e giunse in un luogo
dell'isola di Trinacria, in cui pascolavano i bianchi buoi
appartenenti al dio Sole. Qui, spinti dalla fame, i marinai
uccisero alcuni buoi per mangiarli, malgrado l'espresso
divieto di Ulisse. |
Questa volta, quando la nave riprese la
navigazione, non fu Poseidone in persona ad insidiarla, ma
Giove, col quale il Sole si era lamentato dell'affronto subito
con l'uccisione dei suoi buoi, chiedendo riparazione: il padre
degli dei scatenò un violento temporale, la nave fu colpita dal
fulmine, e soltanto Ulisse, che non aveva voluto partecipare al
festino sacrilego, poté salvarsi aggrappato ad un albero,
sballottato dal mare per nove giorni, finché giunse, assai mal
ridotto, all'isola della ninfa Calipso.
Costei lo trattenne presso di sé molti anni,
finché, pregato da Atena, protettrice dell'eroe, Zeus mandò
a Calipso, per mezzo di Ermes, l'ordine di lasciarlo andar
via; Calipso, a malincuore, gli fornì il legno necessario a
costruire una zattera e Ulisse ripartì verso l'Est. Ma
ancora non si era placata la collera di Poseidone, il quale
suscitò una tempesta che sfasciò la zattera, e, aggrappato a
un relitto, tutto nudo, l'eroe giunse nell'isola dei Feaci,
che nell'Odissea è chiamata Scheria, e che è probabilmente
Corfù.
Così finirono le peregrinazioni per mare di
Ulisse: riportato ad Itaca da una nave del re Alcinoo, dovrà
affrontare i Proci, che volevano impadronirsi del regno
sposando sua moglie Penelope, li sterminerà tutti durante
una gara con l'arco, organizzata nel suo stesso palazzo, si
farà riconoscere da Penelope e dal padre Laerte, e grazie
all'intervento di Atena, ristabilisce la pace nell'isola. |
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Ulisse fugge dalla tana di Polifemo nascosto
sotto una pecora. Cratere attico a colonnette a figure nere
(550-500 a.C.) |