Le mura
ciclopiche di Bolsena, di cui purtroppo oggi è visibile solo un bel
tratto che fiancheggia la strada orvietana nei pressi del castello
Monaldeschi, dovevano avere in origine un'estensione di circa 6
chilometri e racchiudevano una superficie di oltre 70 ettari. La
recente scoperta in via della Pescara, a pochi metri dalle rive del
lago, di un tratto di mura con le stesse caratteristiche di quelle
finora conosciute, ha nuovamente alimentato la discussione tra gli
studiosi sul significato di questa opera e sull'origine stessa della
Bolsena etrusca, di Velzna, di Volsinii, di Orvieto e del Fanum
Voltumnae.
Parlare
delle mura etrusche di Bolsena non può quindi prescindere
dall'affrontare questo tema.
L'ipotesi
dominante tra gli archeologi identifica l'attuale Orvieto con la
Velzna etrusca (Volsinii per i romani) e affida a Bolsena
l'appellativo di Volsinii Novi, destinazione dei deportati etruschi
di Velzna, sconfitta e distrutta dall'esercito romano nel 264 a.C.
C'è chi invece identifica Volsinii con l'attuale Bolsena,
specialmente a seguito delle ricerche della Scuola Francese e di R.
Bloch nei primi anni dell'ultimo dopoguerra. Ma vediamo cosa
scriveva Massimo Pallottino in merito:
La
maggior parte degli storici e degli archeologi a partire da K.O.
Muller ha riconosciuto l'antica Volsinii in Orvieto, uno dei
maggiori centri etruschi conosciuti per antichità ed importanza dei
resti archeologici, mentre era opinione tradizionale collocarla a
Bolsena che ne conserva il nome. Quest'ultima teoria è stata
riaffacciata a seguito degli scavi francesi a Bolsena: lo
spostamento ricordato dalle fonti sarebbe avvenuto dalla parte alta
e più munita dell'antica Bolsena alle rive del lago dove correva
quella che sarebbe stata la Via Cassia. Per i sostenitori di
un'originaria ubicazione di Volsinii a Bolsena la città etrusca di
Orvieto resterebbe priva di un nome antico identificabile, mentre il
nome moderno indica soltanto genericamente "la città vecchia", Urbs
vetus. Ma una serie di considerazioni legate alle caratteristiche
delle testimonianze archeologiche dei due centri in discussione,
soprattutto a seguito delle ultime scoperte, ci riporta oggi a
considerare più ragionevole la tesi dell'identità di Volsinii con
Orvieto, le cui manifestazioni di civiltà sono intensissime dalle
origini al IV secolo a.C., cessando poi quasi del tutto per
riprendere alle soglie del medioevo; mentre a Bolsena s'incontrano
soprattutto resti di età ellenistica e romana, cioè del periodo in
cui questo sito avrebbe ereditato la vita e il nome della città
abbandonata".
La posizione di Orvieto è eccezionale, sul grandioso podio di tufo
rosso sorgente sulla valle del Paglia e a poca distanza dalla media
valle tiberina. Le tracce monumentali e archeologiche della città
antica equivalgono a quelle dei maggiori centri dell'Etruria, con
proprie caratteristiche".
Stephan
Steingräber, pur con esempi diversi, è sulla stessa lunghezza d'onda
del Pallottino ed elenca i motivi per cui è probabile che sia
Orvieto l'antica Velzna/Volsinii: a) Le fonti antiche non citano
mai un lago quando parlano di Volsinii; b) i reperti archeologici di
età arcaica, il periodo d'oro degli Etruschi, sono assai più
importanti ad Orvieto che a Bolsena, sia come numero che come
qualità; c) le mura non risalgono a prima del III secolo a.C.
(qui sorge però qualche dubbio n.d.r.); d) vi è coincidenza con la
fine delle fonti archeologiche di Orvieto e la loro ripresa a
Bolsena. Non vi è alcun dubbio che la nuova fondazione romana di
Volsinii Novi fosse situata nel luogo della Bolsena moderna.
D'altra
parte, come si è detto, Raymond Bloch scoprì, oltre che le mura
ciclopiche di Bolsena, anche i resti di un'acropoli etrusca nella
parte più alta, sulle colline di Mozzetta della Vietena. La
complessità e l'estensione delle mura, insieme ai resti della città
di epoca molto anteriore alla dominazione romana, fecero concludere
allo studioso francese di trovarsi di fronte all'antica Velzna
etrusca, sede del Fanum Voltumnae, il tempio federale di tutti gli
Etruschi. Infine la scoperta del 2003 delle mura in via della
Pescara fa ipotizzare al prof. A. Timperi la datazione dell'opera al
V-IV secolo a.C., un periodo ancora precedente la romanizzazione e
quindi la presenza di una antica città etrusca ben più più estesa di
quella pensata da Bloch. Infine va riportata la testimonianza dello
Zonara, un cronista bizantino del XII secolo che cita una notevole
fortificazione a Volsinii e che potrebbe segnare un punto decisivo a
favore di Bolsena perchè ad Orvieto non c'era
traccia di mura. Ma, come scrive Steingräber, questo è stato vero
fino al 1964, quando si trovò un tratto di mura etrusche nella zona
ovest di Orvieto.
Evidentemente, anche se l'ago sembra pendere dalla sua parte, non
esiste ancora la certezza che Orvieto fosse l'antica Velzna/Volsinii.
E' certo che in epoca etrusca nei luoghi dove oggi sono Bolsena ed
Orvieto, c'erano due città piuttosto importanti e una era
sicuramente la Volsinii del Fanum Voltumnae, capitale
religiosa del popolo etrusco. E' anche certo che Bolsena divenne una
città romana prestigiosa mentre di Orvieto non si sentì parlare fino
a molti secoli dopo e questo depone ancora una volta a favore di
quest'ultima, confermando l'ipotesi della completa distruzione da
parte dei Romani e al conseguente abbandono della popolazione. Conoscere con certezza la datazione delle mura
etrusche di Bolsena potrebbe essere importante ma non definitivo perchè se queste risultassero del V - IV secolo potrebbe voler dire
semplicemente che la Bolsena etrusca era molto più grande di quanto
si è pensato finora, ma ciò, a nostro modesto parere, non negherebbe
comunque l'esistenza e la contemporanea preponderanza di Orvieto. Se
invece le mura fossero del III secolo a.C. si confermerebbe
l'ipotesi che furono costruite dopo la distruzione di Orvieto/Velzna
per proteggere Volsinii Novi, sede dei deportati da Orvieto dopo la
sua distruzione. Infine un paragone significativo, ancora una volta
favorevole a Orvieto: quando i Romani distrussero Falerii Veteres,
città fortificata posta su uno sperone tufaceo, deportarono i
sopravvissuti a Falerii Novi in una zona più accessibile che fu
comunque fortificata con mura ciclopiche ancora oggi ben visibili.
Anche Orvieto si trova su uno sperone tufaceo e quando fu distrutta
i Romani deportarono i reduci a Bolsena, una zona vicina, più
accessibile, che fu anch'essa fortificata con delle mura, anche se
oggi sono quasi tutte sottoterra.
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In questa mappa, in
rosso, è rappresentato il probabile perimetro delle mura di
Bolsena come era ipotizzato prima della scoperta del tratto di
via della Pescara. Le lettere gialle rappresentano i punti dove
sono state fatte le scoperte di alcuni tratti di mura. Di seguito
una breve descrizione dei vari tratti: |
A) Questo è l'unico tratto
delle mura che oggi è visibile agevolmente, fu scoperto nel
1957. Si trova sul percorso della strada orvietana nei pressi
della rocca Monaldeschi. E' composto di 10 filari di blocchi
sovrapposti che presentano lettere etrusche incise (sembra che
si tratti di segni di posa fatti dalle maestranze che
costruirono le mura). |
B) Sono le mura situate nei
pressi della cosiddetta Porta Capite, l'ingresso ovest della
città. Vennero alla luce nel 1960 in seguito ad un' alluvione. I
blocchi presentano anch'essi segni e lettere incisi. Sono
attualmente ricoperte. |
C) In località Gratte,
nella parte nord della città, sono l'altro tratto ancora bene in
vista della cinta muraria. Si tratta di filari di blocchi
squadrati di notevole altezza riportati alla luce dagli scavi
della Scuola Francese nel 1946 |
D) Mozzetta di Vietena è
stata la sede dell'antica acropoli etrusca di Bolsena, è il
punto più alto della città. con i suoi 520 metri s.l.m.. Qui si
è concentrata gran parte dell'attività della Scuola Francese e
di Raymond Bloch. Il tratto di mura che vi fu scoperto era
grandioso e sinuoso costruito su piani successivi e blocchi
affiancati. (Attualmente ricoperte) |
E) In località Giardino il
Bloch riscoprì una eccezionale struttura muraria di notevole
consistenza e ben conservata anche nell'alzato. Questo era
infatti il luogo meno accidentato e quindi più vulnerabile della
città. Furono quindi realizzati due muri paralleli collegati da
muri trasversali e nell'angolo un gomito pieno. (Attualmente
ricoperti) |
H) In via della Pescara, a
pochi passi dalle rive del lago è stato scoperto nel 2003 un
inedito tratto di mura, con i blocchi incisi da lettere etrusche
e segni. Subito ricoperto, è stato riscoperto nel 2009 per
essere nuovamente celato alla vista. Questa scoperta testimonia
con certezza che la cinta muraria di Bolsena era più estesa di
quanto si pensasse finora. |
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