I porti antichi di Vulci tra mito e realtà: un ponte tra Sardegna ed Etruria?


 

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di Vittorio Gradoli (Presidente AssoPaguro Montalto di castro)

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Dioniso trasforma i pirati che vogliono rapirlo in delfini. Disegno di kylix attica

I pezzi più importanti dello Staatliche Antikensammlung Museum di Monaco di Baviera sono due splendide ceramiche attiche.

La prima è una kylix raffigurante uno dei miti che riguardano Dioniso.

Il vaso raffigura il Dio del vino che trasforma l’albero dell’imbarcazione in un tralcio di vite carico di frutti. I pirati che hanno tentato di rapirlo vengono a loro volta trasformati in delfini.

 La seconda è un’altra kylix  nella quale Achille cura una ferita dell’amico Patroclo.

Parimenti, al British Museum di Londra, un'altra celebre anfora attica raffigura con dovizia di particolari Ulisse legato all’albero della nave circondato dalle sirene.(fig 1,2)

 Quello che colpisce il visitatore è la provenienza di questi capolavori dell’arte antica: Vulci.

Altri pregiati pezzi provenienti da Vulci sono a Parigi, a Boston, al Museo Gregoriano etrusco (Musei Vaticani), a Copenhagen, a Leyda, ecc. in cui i capolavori dell’arte greca appaiono accanto agli altrettanto pregevoli capolavori dell’arte etrusca.

 Questo ci fa capire dell’importanza che ebbe Vulci nell’ambito della Nazione Etrusca e di come la Città sia stata al centro di commerci con i luoghi più importanti ed evoluti del mondo antico.

 E’ importante notare che tali commerci avvenivano prevalentemente via mare.

Il rapporto degli etruschi col mare è stato strettissimo e di fondamentale importanza per il loro sviluppo culturale-

 E’ risaputo infatti che il mare è il mezzo più idoneo per la circolazione di idee e modelli culturali: in altre parole Progresso e Civiltà.

Oltretutto, in antichità, il mare era il mezzo più rapido per la diffusione di tali idee e modelli oltreché di merci e di uomini.

Anzi, nel mondo antico, chi dominava il mare dominava il mondo.

Gli Etruschi lo sapevano, e fino al 474 a.C. (la data della disfatta della flotta etrusca a Cuma da parte del tiranno di Siracusa, Gerione), gli Etruschi furono una delle maggiori potenze del Mediterraneo, dove esercitarono quella forma di Thalassocrazia ampiamente riconosciuta anche da popoli coevi storicamente antagonisti, e cioè dai Greci.

 Proprio dagli Etruschi, che i greci chiamavano Tirreni, prese nome il mare che bagnava i territori di questo popolo, il Mar Tirreno, appunto.

 Sono  questi  motivi per i quali diventa assai importante studiare il rapporto che gli Etruschi- Tirreni ebbero col mare.

 

Ma il processo di formazione che ha portato un piccolo gruppo di capanne sparse sul pianoro di Vulci alla formazione di quella grande realtà urbana in contatto col mondo è stato lungo e tortuoso.

 Per prima cosa è importante notare che la bassa valle del fiume Fiora, nei pressi di Vulci, fu intensamente frequentata fin dal Paleolitico inferiore.

  Numerosi choppers e bifacciali appartenenti alla “Pebble culture” (periodo preacheulano) provenienti da Montauto sono conservati al Museo di Manciano. Fig.3

Ci troviamo a circa 5 km in linea d’aria dal sito di Vulci.

 Ma la massima concentrazione di siti abitati nei pressi di Vulci avvenne nei periodi che vanno dal Neolitico all’Età del Ferro.

 Ed è incredibile notare che queste straordinarie testimonianze archeologiche siano localizzate nel raggio di pochissimi chilometri dal luogo in cui sorgerà la Città (fig 4).

 In nessun altro comprensorio etrusco c’è una così elevata concentrazione di siti che interessano questi periodi storici. Questo può far ipotizzare che questi aggregati sorti in un periodo così antico abbiano influenzato il sorgere e lo svilupparsi dei centri abitati sorti in età storica.(Arch. R. Brunotti, La Valle del fiume Fiora, Canino Info, 2000)

E’ naturale, quindi, che in una zona così densamente popolata da millenni dovesse sorgere, in epoca storica, un centro abitato di primaria importanza.

 E’ durante l’Età del Ferro (XI- VIII sec. a. C. corrispondente al Protovillanoviano ed al Villanoviano), che avvenne questo processo di stabilizzazione degli abitanti del territorio.

Si formarono grandi centri per sinecismo dai villaggi vicini e questi centri abitati dettero poi origine alle grandi Città etrusche.

E’ opportuno precisare che si può parlare di continuità culturale tra Villanoviani ed Etruschi.

 Si può affermare che il Villanoviano costituisce la prima fase della Civiltà etrusca                  ( cfr. Pallottino, Etruscologia , Hoepli ed.)

I Villanoviani ebbero frequenti contatti con le altre Civiltà.

 Sardegna ed Etruria ebbero una serie di intensi rapporti nel periodo che va dal Bronzo finale al Ferro. In seguito, pur continuando, furono meno intensi. Figura 5

La ricchezza di ferro di alcuni territori etruschi assunse un ruolo importante nell’instaurarsi di questi contatti. Questo aspetto fu particolarmente evidente nei rapporti che Vetulonia, ma soprattutto Populonia ebbero con la Sardegna. Questo a causa dell’abbondante quantità di ferro contenuto nelle rocce di questi luoghi.

 Numerose fibule villanoviane provenienti da queste città sono state trovate in Sardegna. (fig.6)

Le fibule, facendo parte degli ornamenti personali, funzionali all’abbigliamento delle genti del Continente, vengono ritenute segni certi della presenza etrusca nell’ Isola.(F. Lo Schiavo, in St. Etr., 1978)

D’altro canto sono molti i reperti confezionati dai primi sardi, che sono stati ritrovati in Etruria, a partire dalle famose navicelle votive. Una delle più belle proviene proprio da Vetulonia. (fig7)

 A Vulci, ma soprattutto a Vetulonia. sono poi state ritrovate delle “Brocchette askoidi”.

Si tratta di brocche particolari di aspetto  panciuto molto comuni in Sardegna, a partire dall’ XI sec. a. C.

In tutta l’Etruria si trovano questo tipo di ceramiche, ma solo a Vetulonia ne sono state trovate più di quaranta.

Alcune, decorate “a cerchielli” sono quasi indistinguibili tra quelle di fabbricazione sarda ed etrusca.

 Molti Autori hanno ipotizzato che simili reperti siano la testimonianza certa dello stretto legame tra Sardi ed Etruschi. (fig 8)

 

Vulci e la Sardegna

 

I rapporti tra Vulci e la Sardegna sono molto antichi.

Ad esempio, a Poggio Olivastro, nei pressi del Monte di Canino, è stato rilevato un importante abitato occupato dal Neolitico antico all’inizio del Bronzo antico. (G.M.Bulgarelli et alii, 1988), fig 9.

Tra i reperti recuperati ci sono molti oggetti in ossidiana, una roccia vulcanica dall’aspetto vetroso assai utilizzata per confezionare utensili di vario tipo(lame, raschiatoi, ecc.).

E’ da notare che questo materiale non è presente nella nostra zona.

Anzi sono pochi i luoghi del Mediterraneo dove essa abbonda.  

 213 manufatti di ossidiana recuperati in loco sono stati esaminati dai geologi per stabilirne la provenienza. Ebbene, soltanto 4 di questi provenivano dalle Isole Lipari, mentre tutti gli altri originavano dalla Sardegna, in particolare dalla zona del Monte Arci. (R.H.TYCOT, Journal of Meditherranean Archaeology, 1996).

 Dal Riparo del Ponte dell’ Abbadia (Eneolitico), provengono dei frammenti di ceramiche a larghi solchi paralleli, di probabile origine sarda (fig 10, Pennacchioni D’Ercole, Vulci, Rinvenimenti preistorici di superficie, GAR).

Ma il rinvenimento più importante è quello fatto nel 1958, all’interno della Necropoli di Cavalupo, quando fu scoperta la famosa Tomba dei bronzetti sardi, datata tra l’850 e l’800 a.C.

 Si tratta di una tomba pertinente ad una deposizione femminile di una donna sarda di alto rango probabilmente sposata con un influente personaggio della società Villanoviana. (fig 11)

 Tra gli elementi del corredo funerario spicca una magnifica statuetta bronzea di un personaggio variamente interpretato e custodito al Museo di Villa Giulia (Guerriero? Capo in atto di saluto?).

Al di la dell’interpretazione, rimane il fatto che questa importante tomba testimonia ancora una volta il contatto che Etruschi e Sardi ebbero nel primo periodo della storia etrusca.

E’ indubbio che tali scambi reciproci avvenivano via mare.

Ed allora, come navigavano i nostri progenitori ?

 Sembra accertato che la navigazione degli antichi seguiva rotte prossime alla costa (navigazione di cabotaggio): per andare da Vulci alla Sardegna, per esempio, gli Etruschi navigavano verso NW. Una volta raggiunta l’isola d’Elba, puntavano verso la Corsica e da li raggiungevano quindi la Sardegna.(fig 12)

Ma per affrontare un viaggio di questo genere occorrevano navi capaci. E queste navi dovevano partire e trovare ricovero in porti accoglienti e sicuri.

 Ecco allora che lo studio dei porti antichi è particolarmente importante, ed i Porti di Vulci offrono, in tal senso, un esempio significativo.

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

 

 

Figura 2. Ulisse e le Sirene. Kylix attica, British Museum Londra

Figura 2. Ulisse e le Sirene. Kylix attica, British Museum Londra

Figura 3. Choppers e bifacciali appartenenti alla “Pebble culture” (periodo preacheulano) provenienti da Montauto. Museo di Manciano (GR)
Figura 3. Choppers e bifacciali appartenenti alla “Pebble culture” (periodo preacheulano) provenienti da Montauto. Museo di Manciano (GR)
PFigura 4. Siti abitati nei pressi di Vulci nel Neolitico e nell'età del ferro
Figura 4. Siti abitati nei pressi di Vulci nel Neolitico e nell'età del ferro
Figura 5. Triangoli: bronzi etruschi Cerchi: bronzi e ceramiche nuragiche (pugnali, spade, asce), tratto da “Gli Etruschi del mare”, di Mauro Cristofani - Longanesi

Figura 5. Triangoli: bronzi etruschi Cerchi: bronzi e ceramiche nuragiche (pugnali, spade, asce), tratto da “Gli Etruschi del mare”, di Mauro Cristofani - Longanesi

Figura 6. Fibule villanoviane rinvenute in Sardegna provenienti da Populonia
Figura 6. Fibule villanoviane rinvenute in Sardegna provenienti da Populonia
Figura 7. Navicella votiva di origine sarda rinvenuta a Vetulonia 
Figura 7. Navicella votiva di origine sarda rinvenuta a Vetulonia 
Figura 8. Brocchetta askoide rinvenuta a Populonia, molto simile a quelle di fattura sarda 
Figura 8. Brocchetta askoide rinvenuta a Populonia, molto simile a quelle di fattura sarda 
Figura 9. Il sito di Poggio Olivastro alle pendici dei Monti di Canino 
Figura 9. Il sito di Poggio Olivastro alle pendici dei Monti di Canino 
Figura 10. Frammenti di ceramiche a larghi solchi paralleli, di probabile origine sarda rinvenuti nei pressi del ponte dell'Abbadia a Vulci
Figura 10. Frammenti di ceramiche a larghi solchi paralleli, di probabile origine sarda rinvenuti nei pressi del ponte dell'Abbadia a Vulci
Figura 11. Bronzetto sardo rinvenuto nella necropoli vulcente di Cavalupo 
Figura 11. Bronzetto sardo rinvenuto nella necropoli vulcente di Cavalupo 
Figura 12. Rotte di navigazione delle navi etrusche 
Figura 12. Rotte di navigazione delle navi etrusche 

 

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