LA NECROPOLI FENICIO-PUNICA DI TUVIXEDDU (CAGLIARI)

 

 

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di Giacomo Mazzuoli

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Veduta dall'alto di un settore della necropoli di Tuvixeddu a Cagliari

Il Consiglio di Stato ha recentemente accolto l'istanza della Regione Sardegna e di Italia Nostra confermando ciò che l'allora governatore Soru impose su cinquanta ettari punteggiati da migliaia di sepolture scavate a partire dal VI secolo a. C. a Tuvixeddu, nel cuore di Cagliari. Annullata sentenza del Tar e quindi l'accordo per edificare nell'area un quartiere di lusso. 

La necropoli di Tuvixeddu è la più grande necropoli fenicio-punica ancora esistente. Si estende all'interno della città di Cagliari, su tutto il colle omonimo

Il nome tuvixeddu significa "colle dei piccoli fori", dal termine sardo tuvu per "cavità", dovuto proprio alla presenza delle numerose tombe a pozzo scavate nella roccia calcarea.

Tra il VI ed il III secolo a.C. i Cartaginesi scelsero il colle per seppellirvi i loro morti: tali sepolture erano raggiungibili attraverso un pozzo scavato interamente nella roccia calcarea e profondo dai due metri e mezzo sino a undici metri. All'interno del pozzo una piccola apertura introduceva alla camera funeraria. Le camere funerarie erano decorate, e spesso dotate di ricchi corredi. Alle pendici del colle di Tuvixeddu si trova anche una necropoli romana prevalentemente composta da tombe ad arcosolio e colombari.

Di particolare interesse, tra le tombe puniche, la Tomba dell'Ureo e la Tomba del Combattente, decorate con palme e maschere tuttora ben conservate.

Dopo la distruzione della città di Santa Igia intorno al 1200 da parte dei Pisani, i superstiti si stanziarono nell'attuale viale Sant'Avendrace, alle pendici del colle: così buona parte delle case si addossarono a Tuvixeddu, utilizzando ognuna di queste un accesso alle grotte. Ancora oggi, in caso di demolizione delle vecchie case del quartier spesso si trovano grotte con evidenti segni di uso abitativo.

Il colle di Tuvixeddu non venne mai valorizzato, e nel XX secolo divenne la cava di una cementeria dell'Italcementi, che ne ha terminato l'estrazione solamente negli anni ottanta. Così con i lavori di cava molte tombe andarono irrimediabilmente distrutte, anche se ne vennero trovate altre. Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale le grotte vennero usate dagli abitanti della zona come rifugi antiaerei.

La Grotta della Vipera è un ipogeo funerario che si trova nel Viale Sant'Avendrace. Venne costruito dal romano Lucio Cassio Filippo in onore di sua moglie, la matrona Atilia Pomptilla, nel II secolo. La tomba, decorata all'esterno da una facciata con due colonne (ne è superstite un capitello) e frontone, è composta da un pronao e due camere funerarie. In base alle iscrizioni metriche latine e greche incise sulle pareti del pronao (CIL X 7563-7578, oggi scarsamente leggibili o distrutte), si può ricostruire la vicenda dei due coniugi, esiliati in Sardegna: Atilia sarebbe morta dopo aver offerto in voto agli dei la propria vita in cambio di quella dell'amato. Nella decorazione del frontone, accanto ai girali fioriti che simboleggiano la iuno di Atilia, si possono notare due serpenti, simbolo del genius di Cassio Filippo: da essi deriva il nome popolare di Grotta della Vipera.

La tomba dell'Ureo è un raro esempio di ipogeo punico dipinto decorato, nell'arte dell'ocra rossa, con palmette, maschere gorgoniche e il cobra sacro della religione egizia, noto come serpente Ureo

 

 



 

 

 

Veduta dall'alto di un settore della necropoli di Tuvixeddu a Cagliari

Veduta dall'alto di un settore della necropoli di Tuvixeddu a Cagliari

Veduta della necropoli
Veduta della necropoli
Ingresso della Grotta della Vipera
Ingresso della Grotta della Vipera
Particolare dell'affresco della tomba dell'ureo
Particolare dell'affresco della tomba dell'ureo
La tomba dell'ureo
La tomba dell'ureo

 

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