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La Città: il Mitreo |
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A nord della domus del Criptoportico è visibile
un mitreo, luogo di culto dedicato a Mitra, una divinità di origine
indo-iranica, che ebbe larga fortuna come culto misterico in tutte le
province dell'impero durante il II e il III secolo d.C.
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Il
mitreo con l’altare in nenfro
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Il culto di
Mitra, divinità persiana, fu l'ultimo in ordine di tempo a penetrare
nell'impero romano. Già verso la metà del III secolo aveva acquistato
un'importanza notevole. Questa era considerata la divinità della luce
e del sole era al centro di un culto la cui caratteristica
fondamentale era fondata sull'iniziazione del fedele ai misteri ed
agli ideali di purificazione i quali permettevano di vincere la
perpetua lotta contro il male assicurandosi al momento del trapasso
l'appoggio del Dio Mitra per il conseguimento dell'immortalità. Il
momento centrale del culto era l'uccisione di un toro da parte di
Mitra.
L'ingresso originario al mitreo è posto sul lato corto orientale,
forse in corrispondenza di un strada secondaria. L'edificio è
composto da un'anticamera e da una stanza a pianta rettangolare lungo
le cui pareti corrono due banconi, sostenuti da una serie di sei
archetti a tutto sesto, sui quali dovevano trovare posto gli
iniziati. In posizione centrale si trova un'altare in nenfro, mentre
sulla parete di fondo è presente una cavità atta a contenere la
statua di culto. Durante lo scavo delle strutture furono infatti
rinvenuti due gruppi marmorei, uno maggiore e l'altro di minori
proporzioni, raffiguranti il dio Mitra nel consueto atto di uccidere
il toro; la maggiore dei gruppi statuari era probabilmente posto
nella citata cavità. Le sculture, della prima metà del III secolo d.C.,
forniscono un importante termine cronologico per la datazione del
complesso. Lo scavo ha evidenziato i segni di una distruzione
violenta del mitreo, avvenuta intorno all'ultimo venticinquennio del
IV secolo d.C., molto probabilmente da porre in relazione con
l'Editto dell’imperatore Teodosio che, nel 380 d.C., decretando il
Cristianesimo religione di Stato, di fatto vietava tutte le altre
forme di culto. Ne era stata fatta di strada da quando i Cristiani
erano perseguitati perché la loro religione contrastava con le
credenze pagane della romanità! Ora le parti si erano invertite e da
allora la geografia delle Religioni del Mondo assumeva un aspetto che
avrebbe avuto conseguenze fino ai giorni nostri. Moltitudini di
pagani entrarono a far parte della cristianità senza la conversione
del cuore, e portarono con sé le loro cerimonie e i loro riti
battezzati con nomi cristiani, talché la chiesa cattolica fu presto
paganizzata. I numi tutelari divennero santi patroni, le feste pagane
divennero feste cristiane, le usanze pagane furono amalgamate alla
religione cristiana.
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Vicino al punto in cui il decumano incrocia
un altro asse viario si trova una domus in gran parte ancora
inesplorata. Attualmente è visibile un atrio con vasca centrale (impluvium),
attorno al quale si aprono le soglie di accesso al altri ambienti
ancora interrati.
Dalla parte opposta della strada sono visibili le strutture della
casa "del pescatore", così chiamata per il ritrovamento, durante gli
scavi, di pesi per le reti. All'interno sono visibili i resti di due
piani pavimentali sovrapposti in blocchetti di laterizio, che
indicano la presenza di più fasi di utilizzo e un sistema di
canalizzazione realizzato con condotti in terracotta. Sul limite est
del decumano si notano alcuni blocchi squadrati di tufo, un probabile
porticato della fase più antica dell'edificio. Nei pressi
dell'incrocio sono visibili due pilastri rivestiti con lastre di
travertino, forse da riferire alle basi di un arco.
In prossimità del pilastro di destra fu ritrovata la pietra miliare,
attualmente conservata nel Museo di Vulci, con l'iscrizione recante
il nome del console Aurelio Cotta e la distanza della città da Roma.
Sempre presso l'incrocio, a sud-est, si nota una serie di ambienti
con paramento in opera reticolata, databili alla prima età imperiale,
contigui alla domus con vasche. Quest'ultima costruzione sembra
presentare un atrio con impluvium centrale e pavimento in cocciopesto;
poco lontano è posta una seconda vasca più profonda che, collegata ad
una nicchia semicircolare, potrebbe essere riferita ad un piccolo
ninfeo.
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Uno dei
due gruppi marmorei rinvenuti nei pressi del mitreo e raffiguranti il dio
Mitra nell’atto di uccidere il toro
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