Acquista i nostri libri a tema farnesiano. Si tratta di due ristampe anastatiche di preziosi documenti ormai introvabili. "Memorie Storiche sulla Regione Castrense", di Clemente Lanzi e "Paolo III Farnese ricordato ai suoi concittadini", di Andrea Donati. Clicca sulle copertine.

NEL SEGNO DEL GIGLIO
Breve profilo storico della Famiglia Farnese
 

Parte Prima

 Parte  2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8

di Romualdo Luzi

Clicca sull'immagine per corrispondere con l'autore


Palazzi, Rocche, intere Città, innumerevoli Paesi e miriadi di monu­menti testimoniano, ancora oggi, la splendida signoria dei Farnese e ci tramandano la memoria di eventi storici particolarmente rilevanti che hanno registrato il momento culminante nell’elezione di Alessandro a Pontefice con il nome di Paolo III.

Ripercorrere le tappe dell’avventura farnesiana», le mille vicende e le tante storie dal Medioevo al Rinascimento, la distruzione di Castro del 1649 e quindi l’aulico possesso del Ducato di Parma e Piacenza fino alla “regale” estinzione della Famiglia, avvenuta con il matrimonio di Elisabetta Farnese, sposa di Filippo V, Re di Spagna, vuol anche essere un momen­to di recupero di eventi che emblemi, armi, e ritratti -dipinti nella ceramica-ci hanno conservato. Oggi noi possiamo rileggere questa storia singolare nelle primitive forme e decorazioni del Trecento, nei manufatti a «zaffera» del secolo seguente, nelle splendide creazioni turchine e policrome -anche istoriate- del Cinquecento, nella essenzialità dello stile compendiario.

 

I PRIMI FARNESE

Nel 1322 Orvieto scrive una delle pagine più significative della sua storia: viene consacrato lo splendido Duomo, realizzato per contenere il Corporale segnato dal sangue del miracolo di Bolsena del 1263.

vescovo della città Guido Farnese, rappresentante di una famiglia che proprio ad Orvieto registrò una consistente presenza fin dal 1100 circa, epoca in cui si parla di un Pietro Farnese, forse padre di un Prudenzio, console della città nel 1154, e avo di un altro Pietro.

La storiografia antica e recente sui Farnese non ha trovato ancora prove consistenti sulle loro origini anche se la provenienza da Farnese, l’antica terra di Farnetum, viene ormai accettata da tutti gli storici anche perché questa ipotesi non contrasta poi molto con quelle origini longobarde cui si riferiscono sia lo storico di Latera Flaminio Annibali (studio edito nel 1817-1818) che Emilio Nasalli Rocca, un altro profondo conoscitore delle vicende farnesiane.

Quest’ultimo, in particolare, nell’opera «I Farnese» (1969), considera che «non vi è dubbio che mescolanze di famiglie autoctone con quelle di sangue longobardo -poi franco- nell’Italia centrale... non potevano mancare».

Chi ha conoscenza della documentazione esistente per la storia dell’Alto Viterbese (soprattutto quella conservata a Siena e costituita da carteggi dell’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata) non può non ricordare l’attestata presenza, sul nostro territorio, della gens longobarda stabilitasi in quest’area, venuta a contatto con le popolazioni indigene e che con esse ha popolato i primi centri abitati altomedievali.

Di Farnese o Farneto non si hanno notizie che molto tarde (circa 1210) ma si conosce l’antica presenza di Sala, centro di certa origine longobarda, e si sa che il territorio farnesano, nel 1168, è compreso in un feudo, la «Terra Guiniccesca», posto sotto la protezione di Orvieto. Si può allora comprendere come questi personaggi della famiglia, in evidenza nel territorio di Farnese, facessero di Orvieto, città particolarmente insigne in quel periodo, il loro punto di riferimento e come qui potessero essere conosciuti e appellati come i signori «de Farneto».

La presenza famesiana nella cittadina orvietana è ampiamente attestata e documentata. Ricordiamo soltanto qualche personaggio. Pepone di Pietro e Ranuccio sono presenti alla Pace di Venezia del 1177 in rappresentanza di Orvieto; Pietro di Ranuccio, già rector et defensor di questa città comanda la guerra del 1320-1321 combattuta contro Corneto, l’attuale Tarquinia; Guido (Guitto), il vescovo, ricopre questa carica insigne fin dal 1302.

Ci piace credere che sia stato proprio Guido l’artefice del ritorno dei Farnese nelle terre avite. Possiamo immaginare con quale animo ammirasse la conca del lago di Bolsena nella sua discesa dai colli verso la cittadina lacuale, compresa nella sua diocesi; con quali sentimenti potesse ricordare la terra di Farnese, posta oltre i Colli Vulsini, ove si scorgevano, familiari, le sagome dei paesi di Valentano e Gradoli.
 

 

IL RITORNO IN TUSCIA

I Farnese tornarono nella Tuscia nel 1319. In quell’anno sono attestati come Signori di Farnese, Ischia, il Castello di Sala, ora diruto, e quello di San Savino, presso Tuscania.

Sarà poi Valentano, nel 1354, l’altra terra concessa a Puccio, Pietro e Ranuccio Farnese dal card. Egidio Albornoz in segno di gratitudine del pontefice per l’aiuto militare ricevuto nell’opera di recupero delle terre e dei castelli preda di signorotti locali all’epoca del papato di Avignone.

Con l’Albornoz, nel 1367, i Farnese erano certamente presenti a ricevere, nel porto di Corneto, la flotta pontificia per il ritorno a Roma di Urbano V e, l’anno seguente, fu Nicolò Farnese, con altri armati guelfi, a portare in salvo lo stesso pontefice dapprima nella Rocca di Viterbo e, quindi in quella di Montefiascone dopo l’assalto del Prefetto Giovanni di Vico.

La fedeltà verso il papato venne premiata con la conferma dei Farnese nel possesso dei vari castelli ormai posti sotto il loro dominio e, soprattutto, con la possibilità di vantare verso Roma una serie di privilegi che permisero alla famiglia di mettere in atto la «politica dei matrimoni» così da imparentarsi con molte e nobili famiglie di quel tempo come gli Orsini, i Savelli, i Colonna, i Monaldeschi, gli Sforza di Santa Fiora e instaurare rapporti diplomatici con le Signorie di importanti città, come Siena, e quindi proporre l’immagine di una famiglia emergente, padrona dell’area altolaziale.


(1) Dal Libro "Nel segno del giglio, Ceramiche per i Farnese". FAUL edizioni artistiche Viterbo 1993. (2) Foto G.Mazzuoli

 

Il Duomo di Orvieto

 

I sei gigli azzurri in campo oro dei Farnese (Torre campanaria della Chiesa Collegiata di Gradoli)(1)

 
Il Palazzo Farnese a Farnese (2)
 
Veduta di Valentano (2)
 
Il Cardinale Egidio d'Albornoz
 
Ritratto di Papa Urbano V
 
 
 

TORNA IN ALTO