Castel S. Elia

La Basilica di S. Elia e il Santuario di S.Maria ad Rupes
 

 

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di Paola Panetti

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Il dipinto oggetto di culto con la Vergine e il Bambino dormiente, entrambi incoronati
 

La rupe tufacea del Santuario di S. Maria ad Rupes si affaccia sulla valle Suppentonia

    Ingresso della Grotta-Santuario Terrazzamenti nella rupe del Santuario
  Ingresso della Grotta-Santuario Terrazzamenti nella rupe del Santuario
  Interno della Grotta con l'altare

Interno della Grotta con l'altare

  L'immagine con la Madonna e il Bambino protetta da un'inferriata

L'immagine con la Madonna e il Bambino protetta da un'inferriata

SANTUARIO PONTIFICIO DI S. MARIA AD RUPES

Il Santuario  è situato in una grotta tufacea che domina la valle Suppentonia. La sua storia risale ai primi secoli del cristianesimo quando con l’arrivo dei Figli di S.Benedetto, nel VI secolo, nasce nella Valle il culto della Madonna. Con molta probabilità la Valle accolse i primi anacoreti che introdussero nell’Occidente la vita monastica. Molti di loro abbracciarono poi la regola di S. Benedetto vivendo in alcune grotte scavate lungo la rupe (ancora esistenti).

S. Gregorio Magno scrisse: “L’abate S. Anastasio, notaio di S. Romana Chiesa, aveva preso l’abito di monaco. Ritiratosi in detto luogo, vi menò per molti anni una vita santa e fu diligente custode e superiore del Cenobio” (Dialoghi I, 7). “Questi santi uomini frequentavano con assiduità la Grotta (l’attuale Santuario) nella quale dominava una dolcissima Immagine della Vergine” (S. Pio X, Motu Proprio, 15.8.1912).

Nel 520 i monaci Benedettini costruirono sulle rovine del tempio dedicato a Diana il Cenobio e a loro subentrarono i Canonici di S. Spirito in Sassia di Roma per un breve tempo. Nei cinque secoli di abbandono che seguirono, la venerazione alla Madonna rimase viva tra le popolazioni locali. Con l’arrivo, nel 1777, di Fra Giuseppe Andrea Rodio (1745-1818), incominciò per il santuario una epoca nuova. In 42 anni della sua dimora presso la Grotta riordinò l’interno del Santuario, migliorò la piazzetta antistante e la “Via dei Santi”, l’unico sentiero esistente per accedere alla Grotta che partiva dalla basilica di s. Elia sotto la Rupe della Valle Suppentonia. Per facilitare l’accesso alla Grotta di molti pellegrini concepì l’idea di scavare nel tufo vivo una galleria. Nel 1782 diede il primo colpo di piccone alla roccia e dopo l’instancabile lavoro di 14 anni aprì una scala di 144 gradini. Morì all’età di 76 anni, in fama di santità, l’11.1.1819, e fu sepolto nella tomba da lui stesso scavata presso l’altare della Madonna. Morto il Rodio, la sua opera fu continuata da una serie di eremiti.

Dal 1892 il Santuario venne affidato ai Frati Minori della Provincia di S. Croce in Sassonia. Con il loro instancabile lavoro guidato da Mons. Bernardo Doebbing (1855-1916) il Santuario si sviluppò assumendo l’aspetto odierno. Il numero sempre crescente dei pellegrini fece sì che lo spazio limitato della Grotta Santa non era più sufficiente e si sentì la necessità di costruire una chiesa più ampia che consentisse lo svolgimento migliore delle funzioni liturgiche. Negli anni 1908 – 1910 fu costruita la Basilica di San Giuseppe secondo il progetto dell’ing. Romano - svizzero Carlo Waldis. In stile gotico a navata unica. Sopra il portone un bassorilievo rappresenta S. Giuseppe con Gesù Bambino. Più in alto sono le statue di S. Francesco d’Assisi e di S. Antonio di Padova modellati su disegno di Ugone Linderth. Il campanile del 1912 possiede tre campane, accordate alle note di “Si, La, Sol”, come quelle della Basilica di S. Pietro a Roma.
  La chiesa di S. Giuseppe   Interno della chiesa di San Giuseppe<
La chiesa di S. Giuseppe Interno della chiesa di San Giuseppe

LA BASILICA DI S. ELIA

La Basilica Sant'Elia sorge su un ripiano nella grande ansa che si apre tra lo scoglio di S. Anna ed il ciglione di S. Michele, al centro della Valle Suppentonia. Il tempio e' in puro stile romanico, con presenze di elementi di origine lombarda.
Una tradizione millenaria vuole che la chiesa sorga
nel luogo dove l'imperatore Nerone fece innalzare un Tempio a Diana Cacciatrice. La prima notizia relativa alla Basilica ci perviene dai "Dialoghi di Gregorio Magno", anche se scarse sono le notizie tratte dai documenti, si puo' ipotizzare, dai numerosi ritrovamenti, che il periodo di massimo splendore della Basilica si ebbe intorno al sec. IX. Durante il IV e V secolo compare il fenomeno della vita eremitica in abitazioni rupestri.
Innocenzo III annovera la Basilica nel 1211 tra le proprietà di S. Paolo fuori le mura. Nel 1258 Alessandro IV con una bolla ne decreta il passaggio ai Canonici di S. Pietro in Sassia, i quali, successivamente, aggiunsero la torre campanaria. Nel 1540 Paolo III donava la Basilica al nipote Pier Luigi Farnese, i Canonici ebbero in permuta la tenuta di S. Marinella. Durante il periodo Farnesiano (1540/1649) furono apportate numerose riparazioni tra le quali da ricordare la ricostruzione della parete laterale di sinistra del 1607, conseguente alla caduta di un masso staccatosi dalla parete tufacea della rupe.
Dopo l'apertura della nuova chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate e al passaggio della Basilica alla Regia Camera Apostolica inizia il periodo di decadenza. La situazione di abbandono e di fatiscenza si protrasse fino al 1855 quando crollò il campanile. Sotto il pontificato di Pio IX e per l'interessamento della stessa popolazione l'accademia di archeologia cristiana incaricò l'arch. V. Vespignani del progetto di restauro, che si concluse con la realizzazione del cimitero nell'area dell'ex monastero.
Alla fine del 1960 venne restaurata l'intera superficie, successivamente venne completamente rifatta la copertura della chiesa e realizzato l'attuale pavimento in acciottolata delimitato da reperti archeologici romani. Nel 1994 si restaurarono le superfici scultoree dei portali della facciata.

La facciata della Basilica risale al XII sec. segue la forma delle facciate affiancate da ali laterali. Presenta nella parte superiore la decorazione delle arcatelle pensili. La semplice facciata e' adorna di tre portali: il destro, in corrispondenza della lunetta, presenta una decorazione pittorica, quello sinistro e il portale centrale sono stati realizzati con frammenti di marmo, forse appartenenti alla primitiva Basilica. In alto lateralmente al portone centrale emergono dalla facciata le due Teste di Arieti simbolo del verbo cristiano. Il prospetto principale comprendeva anche una torre campanaria.

L'interno e' costituito da tre navate e da un transetto il tutto contenuto in un rettangolo sghembo. Le colonne che delimitano la navata centrale provengono quasi certamente dallo spoglio di ville e monumenti romani. La navata maggiore presenta sette archi per sorretti da sei colonne con differenti capitelli corinzi e da due semi colonne terminali. Al transetto si accede attraverso tre arcate che lo separano dalle tre navate, e risulta sopraelevato di tre gradini. L'altare maggiore e' sormontato da un elegante ciborio decorato da una croce cosmatesca e sorretto da quattro pregevoli colonne. Per quanto riguarda la decorazione pittorica della Basilica nella parete destra del transetto sono rappresentate delle scene tratte dall'apocalisse di S. Giovanni oltre alla morte e ai funerali dell'abate Anastasio e di altri monaci. Nella parete sinistra del transetto e' rappresentata una Madonna del 1448 di pregevole scuola pittorica.
Nella navata destra della Basilica si rilevano dei riquadri dipinti da artisti locali, in prevalenza ricorre l'immagine della Madonna, tra questi degni di essere citati sono: Madonna col Bambino, San Sebastiano, S. Antonio, S. Bartolomeo e Madonna in trono col Bambino. All'interno si conservano numerosi frammenti di plutei marmorei e sarcofagi dell'eta' imperiale romana, celebri due capitelli ionici composti che presentano forti analogie con il capitello della cripta, su uno dei due capitelli e' posto l'antico fonte battesimale (a destra dell'entrata) formato da una vasca rotonda con un'incrinazione intorno. Al centro dell'Abside, il cui catino e' dominato dalla figura del Redentore, e' collocato l'altare che consta di un baldacchino di marmo sostenuto da quattro colonne di capitelli corinzi. Sotto il braccio destro del transetto si estende la Cripta con i suoi due ambienti: un primo coperto da una volta a botte collegato alla navata destra da una scala rettilinea contenente la tomba di S.Nonnoso; il secondo ambiente, comunicante con il primo, risulta più ampio e si sviluppa sotto la parte centrale del transetto e dell'abside, in quest'ultimo e' posta la tomba di S. Anastasio.

 

La facciata della basilica di S. Elia
  La navata centrale della Basilica   Ciborio
La navata centrale della Basilica Ciborio
  Abside affrescata   Particolare degli affreschi absidali
Abside affrescata Particolare degli affreschi absidali

 

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