La Faggeta di Soriano nel Cimino

 

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di Paola Panetti

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Particolare della faggeta in autunno

   
   
La Faggeta che ricopre il Monte Cimino per circa 56 ha, è di proprietà del Comune di Soriano nel Cimino che l'ha da tempo considerata come importante risorsa turistica.
Ma non sempre l'eccessiva protezione della natura porta a buoni risultati: gli ultimi tagli di faggi furono infatti eseguiti nel 1830, e a causa della mancata rinnovazione la salute delle piante è oggi piuttosto malandata e l’eccessiva copertura causata dalle grosse chiome impedisce anche la presenza di un adeguato sottobosco.

Il bosco del Monte Cimino fu abitato fin dall’antichità, vi furono trovati, infatti, resti d’insediamenti sia etruschi sia romani e molto vasellame ed armi, tutti oggetti ora custoditi nel museo Pigorini di Roma. La Faggeta fu inoltre attraversata nel 310 a.C. dal generale romano Quinto Fabio Rulliano, interessato alla conquista delle Valli del Tevere e della Tuscia cimina e nel 69 d.C. dall’Imperatore Sulpicio Galba.
Per tutto il medioevo fino agli inizi del XX sec. il bosco di Soriano nel Cimino fu utilizzato come pascolo per i suini; la più antica notizia trovata nei documenti della Delegazione Apostolica conservati presso l’archivio di stato di Viterbo, è dell’anno 1809: è un documento di stima dei frutti della “Montagna” (termine con cui si indicava comunemente il Monte Cimino) infatti, oltre alla produzione di paline da vigna o per botti ricavate dalle macchie cedue di castagno, la comunità di Soriano affittava la faggeta, come detto sopra per il pascolo di bestiame di suini, ad un costo in quei
anni di 407 scudi. Il Monte Cimino era utilizzato anche per la produzione di faggiole impiegate per l’alimentazione degli animali, i quali a fine ottocento non poterono più pascolare all’interno del bosco a causa di una serie di danni che essi provocarono alle giovani piante, ma anche dai danni
provocati per dispetto dai contadini sorianesi, che abbatterono abusivamente alcuni alberi; ed è proprio in questi anni che alla Faggeta fu riconosciuta la sua attuale funzione paesaggistica ricreativa.

   

 

 

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