I legumi dell'alta Tuscia viterbese

I fagioli del Purgatorio, il cece del solco dritto, la lenticchia di Onano, il fagiolo secondo o della stoppia, il farro del pungolo

 


 

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di Giacomo Mazzuoli

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Si tratta di prodotti tipici molto particolari la cui area di produzione è molto limitata. La loro tradizione storica è però molto forte e sono molto legati al territorio. La loro recente riscoperta, anche in termini di coltura biologica e "slow food", rappresenta una grande opportunità per l'area che gravita intorno al lago di Bolsena.

Il fagiolo del Purgatorio di Gradoli

Il Fagiolo del Purgatorio viene prodotto soprattutto a Gradoli. Il suo nome è legato all'antica tradizione del Mercoledì delle Ceneri che risale al XVII secolo. In quel giorno a Gradoli viene offerto un grande pranzo, il Pranzo del Purgatorio; durante l’evento viene servita una grande quantità di fagioli, lessati e conditi con sale, olio e pepe. Il significato religioso di questo evento è quello di pregare la misericordia divina per le anime del Purgatorio. Nel precedente periodo della Quaresima i membri della Fratellanza del Purgatorio, incappucciati, hanno bussato alle porte delle case per raccogliere libere offerte, prodotti agricoli, salcicce, prosciutti, olive, vino, salami, formaggi che sono stati messi all'asta nella piazza del paese per finanziare il pranzo del Purgatorio. I fagioli di Gradoli sono bianchi, piccoli, teneri e dal sapore delicato e vengono cucinati, nella ricetta tradizionale,  lessati in acqua aromatizzata con aglio, salvia, alloro e poco sale e conditi con olio extra vergine di oliva, sale e pepe.
Una delle caratteristiche del fagiolo del Purgatorio è la rapidità dei tempi di cottura (circa un’ora) senza necessità di preventivo ammollo, come per le altre qualità di fagioli.
Le caratteristiche del prodotto dipendono sia dalle tecniche tradizionali, che non prevedono uso di prodotti chimici, che dalla tipologia dei terreni.
Questi ultimi di origine vulcanica , sciolti, freschi di buona fertilità e poco calcarei, sono situati in un ambiente collinare (300-400 metri d'altitudine s.l.m.) caratterizzato da un clima mite dovuto anche alla vicinanza del lago.

Il cece del solco dritto di Valentano

Il Cece del Solco Dritto è una leguminosa da granella destinata al consumo alimentare fresco ed è attualmente coltivato in un area ristretta situata all'interno del territorio del comune di Valentano.
Questo legume deve il suo nome ad una manifestazione della tradizione contadina del comune di Valentano "La tiratura del solco dritto" che si svolge il 14 agosto di ogni anno nella piana sottostante il paese.
La celebrazione è, in definitiva una festa di ringraziamento per l'annata agraria. Alla Madonna vengono offerti, come in un sacrificio di primizie, fragranti biscotti e grappoli d'uva (il pane e il vino), con una cerimonia semplice e significativa: al rullar d'un tamburo ornato con un biscotto, si forma una piccola processione che  parte dalla dimora dei deputati o signori della festa e procede verso la chiesa parrocchiale dove si conserva l'artistica statua lignea della Madonna Assunta. All'alba della vigilia di Ferragosto, dalle "coste" verso il Piano di Valentano, si inizia la tiratura del solco. Da tempo è con un trattore che viene tirato il Solco, ma la devozione è la stessa di quando a tirare l'aratro c'era un parecchio di buoi. Nei campi, a riposo dopo la mietitura del grano, si crea un contrasto molto evidente tra il biondo delle stoppie e il bruno scuro della terra rivoltata dall'aratro. Il solco, lungo circa 3 km, è terminato. Visto dalla fine, in direzione di Valentano (lontano sulla collina) bifolchi, insieme ai signori deputati della festa, fanno merenda col tradizionale biscotto e vino.
Poi, per le vie del Paese, col tamburello e il "biscotto al cu'...", per annunciare che il solco è dritto, fatto questo sicuramente di buon auspicio anche per la successiva annata agraria.

La lenticchia di Onano

La Lenticchia di Onano è una leguminosa da granella destinata al consumo alimentare fresco, prodotta  in un'area limitrofa ristretta nel territorio del comune di Onano. Questa coltivazione vanta un'antichissima tradizione che risale almeno al XVI secolo. Più recentemente Giulio Andreotti, nel suo volume "La sciarada di Papa Mastai" ricorda come Papa Pio IX alla vigilia del 1871, in seguito alla perdita del potere temporale, fosse solito consolarsi gustando spesso un buon piatto di lenticchie Onanesi, omaggio del cardinale Prospero Caterini. Le caratteristiche qualitative che rendono peculiare il prodotto dipendono dalla tipologia dei terreni: sciolti, dotati di ottima permeabilità, privi di zone con ristagni idrici, di origine vulcanica, situati ad un'altitudine intorno ai 400 m.s.l.m. La lavorazione prevede un uso limitatissimo di fertilizzanti,  In cucina la lenticchia sta riconquistando posizioni importanti sia con il ritorno ai piatti tradizionali (zuppa, minestre, in umido al tegame), ma soprattutto con nuovi abbinamenti, tra i quali il più diffuso è quello con i crostacei e i molluschi. nelal settimana di ferragosto di ogni anno, per valorizzare il prodotto, si tiene a Onano la Sagra della Lenticchia, giunta alla XXVII edizione.

Il fagiolo secondo o della stoppia di S. Lorenzo Nuovo

Il nome piuttosto singolare deriva dall’usanza di seminare il legume subito dopo la mietitura del frumento, ancora in presenza delle stoppie e quindi come secondo raccolto dopo il grano.
L’area in cui questa varietà di fagiolo viene coltivata è piuttosto circoscritta ai territori limitrofi al Lago di Bolsena, in special modo a San Lorenzo Nuovo.
Le popolazioni che vivevano sulle sponde del lago ne traevano sostentamento economico fin dai tempi più antichi e ne facevano parte integrante della loro alimentazione quotidiana.
Il fagiolo secondo è di colore giallo, di forma ovale con occhio ben marcato. Le dimensioni piuttosto ridotte fanno sì che il tempo di cottura sia davvero breve e che quindi le caratteristiche organolettiche e il sapore dolce rimangano inalterati. A San Lorenzo Nuovo non ci sono manifestazioni dedicate a questo prodotto che si può comunque gustare nella settimana di ferragosto durante la locale Sagra degli Gnocchi.

Il farro del pungolo di Acquapendente

Il farro non è un legume bensì una varietà di frumento appartenente alla famiglia della graminacee, denominato anche "frumento vestito" in quanto, dopo la trebbiatura, la granella rimane ricoperta dalla glume e glumette. Il farro, per essere utilizzato, deve subire il processo di pulitura (sfarratura o sfarinatura) al fine di eliminarne la copertura. I terreni su cui si esalta tale coltura sono profondi e di media permeabilità. Il farro del pungolo ben si adatta alle zone di attuale coltivazione site tra i 400 m slm. La coltivazione del farro del pungolo di Acquapendente vanta origini remote, il seme è una varietà locale che sta scomparendo. Gli anziani contadini lo ricordano associato ai legumi (lenticchie e fagioli) per farne delle gustose minestre.

 

 

  Il fagiolo del Purgatorio di Gradoli

Il fagiolo del Purgatorio di Gradoli

 

Il Pranzo del Purgatorio a Gradoli

  Ciliegi in fiore a Celleno

Il solco dritto nella piana di Valentano

Ciliegi in fiore a Celleno

Il cece del solco dritto di Valentano

 

 
    Immagini storiche della sfilata dei carri di Celleno     Il carro del gruppo Arpia di Celleno nella sfilata del 2003
Come cucinare la zuppa di lenticchie di Onano Le lenticchie di Onano Il fagiolo secondo o della stoppia di San Lorenzo Nuovo Il farro del pungolo di Acquapendente