La Tuscia è ricchissima di siti archeologici che spesso ricadono in aree private e, per tutta una serie di motivi, tali resteranno vita natural durante.
Visitare questi luoghi, talvolta sorprendentemente ricchi di emergenze di grande pregio, è spesso problematico. Non sempre è possibile chiedere l'autorizzazione al proprietario perchè non è in loco e se lo è può capitare che sia poco incline alla presenza di estranei sulle sue proprietà, in tal caso occorre rinunciare. Ma su questo tema torneremo a parlare diffusamente in seguito, oggi vogliamo porre l'attenzione sulla mail di un nostro lettore che ha avuto una pessima esperienza nel visitare un colombario nel centro storico di Barbarano Romano. Il colombario si trova quasi alla fine della rupe del centro storico, prendendo Via dei Colombari e arrivando a destinazione in Largo dei Colombari. Qui il nostro amico ha trovato un piccolo cancello chiuso da un lucchetto, oltre il cancello c'è il soffitto del colombario, una superficie di un centinaio di metri quadri che si affaccia sulla ripidissima forra sottostante. Il soffito è crollato in alcuni punti tanto che la Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale ha provveduto, tempo fa, a puntellare la struttura con paletti di ferro per evitare il crollo totale. L'accesso al colombario, ci racconta il nostro lettore, può avvenire solamente scavalcando, oltre il suddetto cancelletto, una recinzione posticcia e probabilmente abusiva. Anche l'interno del colombario è diviso in due dal medesimo tipo di recinzione, che sembra piuttosto recente, piazzata lì a marcare il confine di due proprietà non si sa a che titolo assunte e non si sa a quale uso adibite (il luogo è pieno di rovi e non presenta altre tracce di utilizzo umano). Il monumento presenta comunque, oltre le tipiche suggestioni dei colombari rupestri della Tuscia, delle caratteristiche uniche: uno dei due ambienti (probabilmente in origine si trattava di due colombari distinti) è circolare e sul soffitto presenta un foro anch'esso circolare sul cui perimetro sono scavate le tipiche celle quadrangolari. Una grande colonna squadrata e risparmiata nel tufo termina con un capitello dalla vaga forma dorica.
E veniamo alla pessima esperienza: non appena il nostro amico è uscito, una signora, che si è qualificata proprietaria del colombario e della superficie soprastante, lo ha minacciato di denucia per violazione della proprietà privata. Sarebbe seguita una lunga discussione e, nonostante si fosse qualificato come studioso, avesse presentato formali scuse e avesse anche espresso dei dubbi sulla proprietà privata di un bene archeologico su cui erano stati spesi soldi pubblici per interventi conservativi, la “proprietaria” (che poi ha ammesso di essere comproprietaria insieme al comune e ad altri) ha continuato a parlare di violazione della proprietà privata, aggravata dal fatto di aver fatto anche delle foto. La questione è finita con un nulla di fatto, e dagli elementi che ci sono stati forniti non poteva che essere altrimenti, ma è emblematica dello stato e della fruibilità dei beni archeogici nel nostro Paese. Abbiamo interpellato per iscritto il comune di Barbarano Romano per chiedere informazioni in merito alla visita dei colombari in questione.