Gli esports, i tornei di videogiochi competitivi a torneo, sono la grande novità degli ultimi anni nel mondo dell’intrattenimento. Le manifestazioni più importanti generano introiti milionari, cresce quotidianamente il numero di appassionati e di giocatori, le squadre sportive professionistiche creano i propri “virtual team”. In questo quadro, però, analisti ed esperti iniziano a domandarsi quali discipline possono o meno essere considerate come un esport. I videogiochi lo sono. Ma giochi più datati come il poker, gli scacchi e il backgammon possono rientrare nella categoria? Da molte parti si discute sul fatto di considerare o meno il poker sportivo come un vero e proprio esport. È importante ricordare che la disciplina è stata protagonista di un vero e proprio boom all’inizio del millennio e oggi sembra trovare nuovo splendore grazie all’arrivo delle nuove tecnologie streaming. Tecnologie streaming che sono le stesse che hanno decretato la diffusione planetaria dei videogiochi competitivi. I punti di contatto fra poker ed esports, però, non si limitano ai canali di diffusione e di fruizione, ovvero computer, console e smart TV. In entrambe le discipline sono fondamentali le abilità strategiche, la capacità di prendere decisioni rapide ed efficaci in tempi rapidi e senza informazioni complete e quella di mantenere il controllo in situazioni complesse e imprevedibili. Caratteristiche molto simili, quindi, che fanno pendere la bilancia dalla parte di chi considera il Texas Hold’em e le sue varianti come degli esports a tutti gli effetti. Molto acceso il dibattito “esport sì – esport no” anche sugli scacchi, probabilmente uno dei giochi di strategia più antichi e ancora oggi tra i più diffusi e praticati del pianeta. Gli scacchi esistono addirittura dal sesto secolo ma è nel 2020 che la disciplina ha avuto un vero punto di svolta per quanto riguarda la presenza online. Basti pensare che da quella data le ricerche online relative agli scacchi sono schizzati alle stelle e che il portale Chess.com (il sito di partite più importante e seguito al mondo) vanta oggi più di due milioni di iscritti. E se ancora servisse una prova ulteriore per considerare gli scacchi come un esport, questa arriva da Twitch, la piattaforma di riferimento per lo streaming di videogiochi, tornei e molto altro. Gli scacchisti che trasmettono le proprie partite sul sito “viola” sono decine e alcuni dei campioni più attivi come Magnus Carlsen e Hikaru Nakamura sono diventati delle vere e proprie icone, al pari dei gamer di livello internazionale. In più, in questo 2023, i Tata Steel Masters vengono trasmessi con copertura integrale sul sito e in ogni giornata di trasmissione le visualizzazioni complessive superano la cifra record di 700mila.

Che dire, infine, del backgammon, una delle discipline più complesse e difficili mai partorite dalla mente umana? Gli storici datano la sua nascita a circa 4-5mila anni fa mentre gli esperti e gli appassionati di giochi lo considerano come il fratello maggiore del poker. Per vincere a backgammon servono rapidità di pensiero, velocità nel prendere le decisioni e una notevole dose di strategia. Va da sé considerare le discipline molto simili tanto che alcuni professionisti come Gus Hansen e Phil Laak hanno avuto grandi carriere in entrambe. Da qui a considerarlo come un vero e proprio esport, però, c’è ancora molta strada da fare. Esistono campionati nazionali e mondiali di backgammon (e l’Italia si è laureata campione del mondo nel 2022) e il gioco ha tutti i canoni stilistici per rientrare nella categoria. Quello che ancora manca è la copertura mediatica e l’esposizione. Se infatti videogiochi, scacchi e poker attirano a sé ogni giorno milioni di appassionati, sia come giocatori che come fruitori, così non è per il backgammon, ancora considerato da più parti disciplina di nicchia e incapace di generare un giro d’affari fatto di eventi, sponsorizzazioni e merchandising. Quanto ancora durerà questa situazione non è dato saperlo ma tutto fa pensare che con i canali giusti anche questo gioco potrebbe arrivare alla ribalta che giustamente merita.

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