L'odore del sangue in onore
della Vergine Maria

I riti settennali di penitenza a Guardia Sanframondi, nel beneventano


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Parte Prima

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di Giuseppe Moscatelli

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Ogni sette anni

  Guardia Sanframondi, nome difficile da pronunciare e quasi impossibile da ricordare. Si trova in provincia di Benevento, tra i rilievi del Matese, sulla sommità di una collina di appena quattrocento metri, tanto ripida da sembrare una montagna: quasi un effetto ottico. Non raggiunge seimila abitanti e non si trova propriamente su una via consolare: è improbabile capitarci per caso.
  Ed io non ero lì per caso lo scorso 27 agosto. Ero lì per assistere ai riti settennali di penitenza e alla processione dei Battenti.
Già "penitenza", concetto ormai in disuso, se non nel linguaggio dei giochi dei bambini; e "riti settennali", termine questo esplicito e chiaro: vuol dire che la celebrazione si è svolta l'ultima volta nel 1996 e si svolgerà ancora nel 2010… Chi volesse parteciparvi non troverà facilmente un'agenda su cui annotare l'evento.
Ci tenevo ad esserci. Quando ne sentii parlare per la prima volta, leggendo la cronaca locale su un giornale del sud, mi riproposi di andare, ma non fu così. Se ne riparla tra sette anni… I sette anni trascorsero, ed ecco nuovamente l'occasione… saltai ancora l'appuntamento. Altri sette anni… E' il 27 agosto 2003: dopo ventuno anni di attesa finalmente ero lì.
Poi, a ben vedere, gli anni trascorsi non sono proprio ventuno, ma solo quattordici (che sono comunque tanti…). Quasi una sorta di effetto ottico psico-cronologico.


 

 
 
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La folla in attesa sul
sagrato della chiesa
 
 
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Il raduno dei figuranti
 
 
 
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Il governatore Bassolino tra
la folla a Guardia Sanframondi
 
 

  Certo, eravamo in tanti. Ma l'organizzazione era buona. Nessuna auto in paese. Solo navette dai centri vicini. E, da non crederci, neanche una bancarella: che so, un venditore di panini o di aranciate. Niente.
Alle prime ore del mattino il sagrato della chiesa dell'Assunta è già pieno di gente. Tutt'intorno, sui balconi dei palazzi che si affacciano sulla piazza, sulle terrazze e alle finestre sono da giorni posizionate le telecamere e i complessi apparati da ripresa delle televisioni internazionali. Sembra ci sia anche la CNN: da Bagdad a Guardia, anche qui si versa sangue.
  Inizia la messa su un palco allestito in fondo al sagrato: l'acustica non è buona e il sole picchia forte. La gente cerca di ammassarsi nei più o meno ampi profili d'ombra.
Tra la folla il Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino si concede alle telecamere e rilascia interviste. Intanto il prete prosegue la messa. E' curioso: sono vicinissimo al "governatore" ma non sento una sola parola, il frastuono di fondo è troppo forte. Vedo le sue labbra agitarsi senza esito, come succederebbe ad un pesce sott'acqua. Le sue parole sono però catturate una ad una dal grosso microfono che l'intervistatrice gli mette praticamente in bocca. Esaurito l'incontro con giornalisti e cineoperatori l'illustre uomo politico si ritira dalla folla e scompare nell'atrio di un portone, salvo riapparire poco dopo alla finestra del palazzo: la gente ora lo ha notato, un padre lo addita al suo bambino.
  Intanto da tutte le strade e dai vicoli d'intorno arrivano sul sagrato i figuranti dei vari gruppi: sono numerosissimi, molti non indossano ancora il costume completo (il sole continua a martellare…); si aprono un varco tra la folla per poter passare, poi si radunano nel grande chiostro attiguo alla chiesa. A vederli così, tutti insieme, ammassati, sembra di guardare attraverso un gigantesco caleidoscopio: un brulicare di fogge, costumi e colori. Gli angeli hanno le parrucche con riccioli biondi e le ali di cartone e carta velina, come nei film di Pasolini. L'impressione immediata è quella di una certa confusione.
 

  Infine arrivano loro: i battenti, i protagonisti della giornata. Scendono a gruppi piuttosto numerosi dai vicoli e si fanno strada un po’ a fatica tra la folla che, curiosamente, non sembra particolarmente interessarsi a loro. Si dirigono direttamente verso la chiesa, dove nessun altro può entrare. Sono vestiti completamente di bianco: in testa hanno un cappuccio stretto a punta che ricopre completamente il loro viso, con solo due buchi all'altezza degli occhi.
Intanto il sole è salito alto nel cielo e il caldo è quasi insopportabile. Decido di spostarmi, per cercare un po’ d'ombra e una postazione migliore: tanto dal sagrato non si vede quasi niente. Mi addentro nei vicoli del borgo, che si inerpicano sul ripido versante della collina. L'impressione è quella di attraversare un paese fantasma: molte case sono chiuse, con le finestre sbarrate. Quelle con gli usci aperti e le finestre socchiuse sembra lo siano apposta per l'occasione. Qualcuno si affaccia sulla porta e chiedo informazioni. Mi suggeriscono l'itinerario: da qui non vedrete niente, andate verso la piazza.
  Più su, in effetti, il paese si apre e si anima: folle assiepate ovunque e l'unico bar preso impietosamente d'assalto. Dopo vario peregrinare guadagno una posizione, scomoda, sul limitare interno di un vicolo: ma almeno quasi all'ombra.

 
 
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La discesa dei battenti verso la chiesa
 

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