Sepolcri in Irpinia
Riti e tradizioni della
Settimana Santa tra Benevento e Avellino |
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di
Giuseppe Moscatelli |
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Pietra Stornina, venerdì
santo, i bimbi in processione
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Pietra Stornina, venerdì
santo, la Madonna addolorata
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La Settimana Santa, vale a dire quella
che chiude la quaresima e precede la Pasqua, è uno dei periodi più
intensi e ricchi di riti e celebrazioni dell’intero anno liturgico.
Già la quaresima, tempo di contrizione, digiuno e penitenza, viene
caratterizzata con rituali e segni esteriori tali da sollecitare
l’animo dei cristiani alla meditazione e al raccoglimento, preludio
al mistero della morte e resurrezione di Cristo.
Il mercoledì delle ceneri, giorno
successivo all’ultimo di carnevale e inizio del tempo quaresimale,
i fedeli partecipano alla sacra funzione nella quale il celebrante
cosparge di cenere le loro teste in espiazione degli eccessi
carnascialeschi e in memoria del fatto che “cenere siamo e cenere
ritorneremo”, invito all’umiltà e richiamo alla precarietà delle
cose umane. Le chiese un tempo si rivestivano di viola, il colore
del lutto e del cordoglio: pesanti drappi violacei ricoprivano
tele, statue, quadri.
La “Domenica delle Palme” quella,
immediatamente precedente la Pasqua, viene solennizzata con la
distribuzione ai fedeli di un ramo d’ulivo benedetto, simbolo di
pace e riconciliazione. Il rametto veniva portato nelle case e
infilato sul bordo superiore dell’immagine votiva - generalmente
una sacra famiglia o una Madonna con Bambino - posta al di sopra
della testata del letto coniugale, dove restava per tutto il resto
dell’anno, fino alla successiva distribuzione.
Il periodo quaresimale culmina nella
settimana santa, nella quale neanche le campane un tempo potevano
suonare e venivano sostituite dai “battitori”, vale a dire ragazzi
e “abatelli” che percorrendo le vie del paese annunciavano le
funzioni religiose agitando manualmente un attrezzo in legno su cui
martellavano ritmicamente due battenti metallici, provocando un
rumore robusto quanto aspro e sgradevole.
Il giovedì santo, in una commossa e
partecipata celebrazione pomeridiana, si rievoca e si medita la
Passione di Cristo, attraverso la solenne lettura del testo
evangelico. Segue la “lavanda dei piedi”: il sacerdote lava
simbolicamente i piedi di chierichetti e astanti, così come Gesù
fece agli apostoli.
Queste tradizioni e pratiche religiose si
ripetono un pò in tutt’Italia, seppur non mancano particolarità
locali. Il venerdì santo è ovunque il giorno di maggior
partecipazione emotiva dei fedeli al lutto per la passione e la
morte di Cristo. Fino a non molti anni fa la radio in questo giorno
(e in quello successivo) trasmetteva solo musica classica, mentre
in televisione erano bandite canzonette e varietà, come pure la
pubblicità. Nulla doveva disturbare il clima di assorta
partecipazione e attesa del mistero pasquale. |
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Il venerdì santo è anche caratterizzato
dalle più evidenti e talvolta spettacolari manifestazioni della
religiosità popolare: in tutta la Tuscia, quasi in ogni città e
paese, si svolge la “processione del Cristo morto”, in occasione
della quale - tra apparati scenografici e con la partecipazione di
molte decine di figuranti - si rievoca la salita al Calvario e la
crocifissione e morte di Cristo. In molte delle nostre chiese si
svolge “il processo a Gesù”, sacra rappresentazione con la
drammatizzazione del testo evangelico della Passione.
Tipici della settimana santa sono anche i
“sepolcri”, allestiti all’interno delle chiese, per lo più in
cappelle laterali, in cui il corpo di Cristo, offeso dai segni
della passione e disteso esanime su un giaciglio o catafalco, si
presta alla pietà e alla devozione dei fedeli.
I sepolcri più belli li abbiamo visti in
Irpinia e a questi dedichiamo il nostro reportage fotografico. A
San Martino Valle Caudina (provincia di Avellino) nella
parrocchiale di San Martino vescovo, il Cristo morto, disteso in
terra su un giaciglio di fronte all’altare principale e circondato
da composizioni floreali, viene amorevolmente vegliato dalla Mater
Dolorosa, il cui sguardo rivela sofferenza e rassegnazione al
disegno divino. Nello stesso centro, nella collegiata di San
Giovanni Battista, una ben più complessa scenografia ripete il
medesimo motivo. Tutto il vano dell’altare è coinvolto
nell’allestimento: una grande croce centrale rappresenta quella da
cui Gesù fu deposto. Ai lati sono posizionate altre due croci con
l’effigie dei ladroni. Anche qui, su un candido letto, giace il
corpo martoriato di Cristo. Al suo fianco la Madonna Addolorata,
vestita a lutto con un abito nero seppur impreziosito da stampe di
rose e fregi in oro, è avvolta in un manto di identico colore e
sembra non trattenere la sua disperazione di madre alla vista del
figlio. Una lucente corona posta sulla testa denota la sua regalità
di madre del Salvatore, ma un cuore aureo trafitto da pugnali
affisso sul suo petto ci riporta alla sua sofferenza. Un tappeto di
fiori circonda la rappresentazione.
Altrove le due figure, il Cristo disteso
sul letto di morte e la Madonna Addolorata, vengono portate in
processione insieme ai simboli della passione: la corona di spine,
i chiodi, il martello, la canna, la spugna, il sudario. Talvolta
due distinti cortei, uno con a capo il sepolcro, l’altro con la
Mater Dolorosa, convergono in un drammatico incontro. Le foto che
pubblichiamo si riferiscono alla processione che si svolge a Pietra
Stornina (sempre nell’avellinese): qui bambini in tonaca rossa
portano croci, affiancati da bambine coronate in abito nero. Donne
con saio nero e volto coperto da veletta in segno di lutto
trasportano la Madonna dal cuore trafitto, vestita di nero e oro.
Altre, ugualmente abbigliate, hanno il pietoso onere di sostenere
il corpo di Cristo disteso su una lettiga, attorniato da bambini
con candele accese.
Ovunque pietas e partecipazione, a
testimonianza del rinnovato sentimento di una fede antica.
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Pietra Stornina, venerdì
santo, il Cristo morto |
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S. Marino Valle Caudina,
interno della Collegiata,il sepolcro con la Mater Dolorosa e il
Figlio |
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S. Martino Valle Caudina, visione
d'insieme del sepolcro nella collegiata di San G. Battista |

S. Martino Valle Caudina, le
spoglie del Cristo su un tappeto di fiori e la Mater Dolorosa
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