Luisa De Santis è figlia
d’arte. A suo padre Ennio, poeta, pittore e pastore, abbiamo già
dedicato un profilo. Anche Luisa, come il padre, è nata a Piansano
e qui ha vissuto fino alle soglie dell’adolescenza, per poi
trasferirsi definitivamente a Tuscania dove ha aperto e gestisce un
atelier sartoriale.
Avendo respirato “colori
e pennelli” fin dall’infanzia, è naturale che ad un certo punto
della sua vita abbia sentito il bisogno di cimentarsi con gli
strumenti del mestiere ed è altrettanto naturale che la pittura del
padre sia stato il suo primo riferimento. In verità Luisa se n’è
distaccata quasi subito, per cercare una sua originale forma di
espressione figurativa e per gettare le basi di un proprio
personale itinerario artistico. Della lezione paterna è residuato
un acceso cromatismo che fa risaltare “fuor della tela” i suoi
soggetti, perlopiù volti femminili.
Luisa è affascinata
dall’universo femminile che declina in tutte le sue sfumature:
dalla donna-selvaggia-donna (per citare l’indimenticabile Battisti)
con volto angelico e capigliatura di medusa, i cui ciuffi
attorcigliati terminano, non si capisce bene, se con teste di
serpente o con boccioli di fiori, a simboleggiare l’eterna
ambiguità femminile; alla donna-donna, quella che tutti gli uomini
hanno sempre sognato, dai grandi occhi azzurri e dalle labbra
carnose tinte di rosso, il cui silenzio, mentre ti fissa diritta
negli occhi, è come un irresistibile invito; alla donna-manga, la
donna fumetto, dai lunghi capelli rossi sapientemente acconciati e
dalle grandi ciglia che leziosamente socchiude mentre una farfalla
si posa (o sfugge?) sulla sua mano.
Tanti modi di essere
donna, tanti modi di interpretare un soggetto che ha affascinato
gli artisti di ogni epoca e di ogni dove e che Luisa filtra
attraverso la sua peculiare sensibilità femminile.
Stupisce, in questo
gineceo colorato, dove non mancano odalische nude mollemente
distese su divani o “femmes fatales” dai capelli incorniciati di
fiori, stupisce dicevamo la presenza di un clown: ma forse è solo
un omaggio all’esuberanza cromatica, all’autentica voglia di colore
che Luisa ha ereditato dal padre. In fondo cos’è un clown? E’ un
uomo che maschera i tratti fisici e psicologici della sua virilità
sotto uno spesso strato di colore, avvolto in abiti sgargianti. Un
soggetto ideale per chi, come Luisa, ha fatto del colore e della
femminilità l’asse portante della sua poetica pittorica.
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