La pittura di Luisa De Santis

Donna selvaggia donna,un itinerario artistico alla scoperta dell’universo femminile.


 

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di Giuseppe Moscatelli

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Luisa De Santis è figlia d’arte. A suo padre Ennio, poeta, pittore e pastore, abbiamo già dedicato un profilo. Anche Luisa, come il padre, è nata a Piansano e qui ha vissuto fino alle soglie dell’adolescenza, per poi trasferirsi definitivamente a Tuscania dove ha aperto e gestisce un atelier sartoriale.

Avendo respirato “colori e pennelli” fin dall’infanzia, è naturale che ad un certo punto della sua vita abbia sentito il bisogno di cimentarsi con gli strumenti del mestiere ed è altrettanto naturale che la pittura del padre sia stato il suo primo riferimento. In verità Luisa se n’è distaccata quasi subito, per cercare una sua originale forma di espressione figurativa e per gettare le basi di un proprio personale itinerario artistico. Della lezione paterna è residuato un acceso cromatismo che fa risaltare “fuor della tela” i suoi soggetti, perlopiù volti femminili.

Luisa è affascinata dall’universo femminile che declina in tutte le sue sfumature: dalla donna-selvaggia-donna (per citare l’indimenticabile Battisti) con volto angelico e capigliatura di medusa, i cui ciuffi attorcigliati terminano, non si capisce bene, se con teste di serpente o con boccioli di fiori, a simboleggiare l’eterna ambiguità femminile; alla donna-donna, quella che tutti gli uomini hanno sempre sognato, dai grandi occhi azzurri e dalle labbra carnose tinte di rosso, il cui silenzio, mentre ti fissa diritta negli occhi, è come un irresistibile invito; alla donna-manga, la donna fumetto, dai lunghi capelli  rossi sapientemente acconciati e dalle grandi ciglia che leziosamente socchiude mentre una farfalla si posa (o sfugge?) sulla sua mano.

Tanti modi di essere donna, tanti modi di interpretare un soggetto che ha affascinato gli artisti di ogni epoca e di ogni dove e che Luisa filtra attraverso la sua peculiare sensibilità femminile.

Stupisce, in questo gineceo colorato, dove non mancano odalische nude mollemente distese su divani o “femmes fatales” dai capelli incorniciati di fiori, stupisce dicevamo la presenza di un clown: ma forse è solo un omaggio all’esuberanza cromatica, all’autentica voglia di colore che Luisa ha ereditato dal padre. In fondo cos’è un clown? E’ un uomo che maschera i tratti fisici e psicologici della sua virilità sotto uno spesso strato di colore, avvolto in abiti sgargianti. Un soggetto ideale per chi, come Luisa, ha fatto del colore e della femminilità l’asse portante della sua poetica pittorica.

                                                          

     

 

Luisa De Santis tra le sue opere



 

 

 
 

  

 

 

 


 

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