La collezione di dipinti di Luciano Bonaparte

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di Anzio Risi

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La formazione della collezione

  Tra i fratelli di Napoleone, Luciano, era quello che più apprezzava la cultura e l’arte prediligendo sopra tutto la letteratura e il teatro. Queste sue inclinazioni non lo distolsero dall’interessarsi al mondo della pittura, facendolo divenire uno dei più importanti collezionisti del suo tempo. Il gusto estetico dell’epoca era orientato ad un ritorno all’antichità romano-classica influenzato dalle scoperte archeologiche di Pompei e del Winkelmann, gli uomini della Rivoluzione interpretarono la storia, l’arte, il carattere degli antichi, alla ricerca di ideali universalmente validi: neo-classici. Tra gli artisti che influenzeranno Luciano ci fu sicuramente Jacques-Luois David (1748-1825), amico di Robespierre e deputato della Convenzione, che nei suoi dipinti afferma il rigore morale, la sobrietà che lo studio degli antichi gli ha rivelato. Se un criterio si deve ricercare nella scelta dei dipinti e delle altre opere d’arte della collezione di Luciano, questo rientre proprio in quei canoni.



 

 
La facciata dell'Hotel de Brienne a Parigi
 

Palazzo Lancellotti (1)
 
 

Villa la Ruffinella di Frascati
 
Palazzo Nuñez (1)
 

La Minerva Giustiniani
 
 

  
  Un collezionista, oltre che un amante dell’arte, deve possedere doti di affarista ed ingenti disponibilità di denaro, tutte qualità che non mancavano certamente a Luciano. Ancora oggi ci si interroga circa le modalità con cui Luciano riuscì ad accumulare le sue ingenti fortune, cosa che gli permise, dopo il 18 Brumaio, di condurre a Parigi una vita lussuosa e di fare della sua residenza uno dei centri mondani più importanti della capitale francese.
La sua avidità di fronte al profitto era ben nota ai suoi contemporanei, ed a quanto sembra le prime fortune riuscì ad accumularle, insieme al fratello Giuseppe, attraverso operazioni commerciali altamente speculative ma anche spartendosi diversi milioni di franchi, affidati loro da Napoleone, provenienti dalla campagna d’Italia. Il patrimonio di Luciano crebbe a dismisura nel periodo in cui fu ambasciatore in Spagna (1800-1801) non soltanto perché sul trattato di Badajoz gravarono fondati sospetti di concussione, ma anche per i cospicui regali (denaro, gioielli, quadri) ricevuti dai reali spagnoli e portoghesi per essersi adoperato come pacificatore tra le due Nazioni.
  Al ritorno dalla Spagna, Luciano, andò ad abitare all’Hôtel de Brienne, che acquistò poi nel 1802, e di lì a poco tempo le stanze di questa magnifica residenza ospitarono grandi capolavori. La disponibilità di tante importanti opere sul mercato antiquario è sicuramente da attribuire ai rilevanti mutamenti politici che investirono l’Europa in quegli anni, l’Italia in particolare attirava i collezionisti per la vastità del patrimonio artistico e per una situazione di crisi che investiva la vecchia classe dirigente e la nobiltà.

  E’ legato a questo periodo l’acquisto del dipinto di Raffaello Sanzio “La Madonna dei candelabri” di proprietà del principe Marcantonio Borghese, ma anche alcune opere d’arte provenienti da Capodimonte come la “Diana e Atteone” di Annibale Carracci e la “Partita a scacchi” della pittrice cremonese Sofonisba Anguissola. Luciano fu attivo anche sul mercato d’arte spagnolo dove acquistò la famosa “Dama col ventaglio” di Velazquez ma anche alcune opere del Murillo; da alcune aste europee provenivano la “Leda” di Andrea del Sarto, la “Santa Cecilia” di Guido Reni; dalla Francia il dipinto di J.L. David “Belisario chiede l’elemosina” che non portò in Italia a causa delle notevoli dimensioni.

 
 

J.L. David, Belisario chiede l'elemosina
 

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(1) Immagini prelevate dal sito www.romeartlover.it