La
vita di Carlotta (Lolotte) Bonaparte,
primogenita di Luciano |
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di Luigi
Buda |
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Il 4
Dicembre 1999 , in occasione della XXXIX Sagra dell’Olivo e della
sua celebrazione postale con un annullo speciale, è stata fatta
stampare a cura delle locali Scuole Elementari e
dell’Amministrazione Comunale di Canino, una cartolina riproducente
il ritratto di Carlotta Bonaparte (chiamata affettuosamente Lolotte
nell’ambito familiare ).
Il quadro domina la sala numero XI del Museo Napoleonico di Roma
interamente dedicata al “ramo romano“ dei Bonaparte derivante in
parte dai matrimoni delle figlie di Carlo Luciano (figlio di
Luciano Bonaparte) e Zenaide (figlia di Giuseppe Bonaparte) con
membri dell’aristocrazia romana quali i Del Gallo di Roccagiovine,
Primoli, Gabrielli, Campello, ed è stato dipinto da Jean Baptiste
Wicar intorno al 1815.
Nel ritratto Carlotta appare nelle vesti di una contadina e dietro
di lei nello sfondo c’è il paese, Canino, così come era nei primi
anni del 1800, con la rocca Farnese, le torri e i bastioni, la
Chiesa Collegiata e i casali poco fuori dalle mura, ed ella si
stacca sopra tutti questi edifici recando al braccio un canestro di
fiori, con il “pan di spalle“ sugli omeri, un lungo fazzoletto sui
capelli neri e le scarpe che ricordano le “ciocie“ , le calzature
dei contadini della campagna romana.
Carlotta era nata dal primo matrimonio di Luciano Bonaparte con Christine
Boyer, figlia quasi analfabeta di un albergatore del paesino di
Saint Maximin, ma dotata di una grazia così profonda e di una
dolcezza così naturale da disarmare il tremendo cognato Napoleone
che si era irritato moltissimo alla notizia del loro matrimonio.
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Ritratto
di Carlotta Bonaparte
(Wicar, Museo Napoleonico,
Roma) |
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Annullo
postale celebrativo |
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“Permettetemi
di chiamarvi col nome di fratello“ - ella scriveva al Generale
Bonaparte il 1° Agosto 1797 – “La mia prima figlia nacque
allorché eravate irritato contro di noi. Desidero tanto che ella
possa carezzarvi tra poco, per indennizzarvi del dolore che il mio
matrimonio Vi ha procurato. Il mio secondo figlio non è nato:
fuggendo Parigi per obbedire al Vostro ordine, abortii in Germania.
Ma fra un mese spero di darvi un nipote. Una gravidanza felice e
molte altre circostanze mi fanno sperare che sarà un maschio. Vi
prometto di farne un soldato: ma vorrei che portasse il Vostro nome
e che foste il suo padrino. Spero che non rifiuterete questo a
Vostra sorella. Non ci rinnegherete perché siamo poveri, perché –
dopo tutto – siete nostro fratello, i miei figli sono i Vostri soli
nipoti e noi vi amiamo più che la fortuna. Possa un giorno
testimoniarvi tutta la tenerezza che ho per Voi … “
E Napoleone si commosse e perdonò: ma fu un perdono che doveva
durar poco, già che tre anni dopo, Christine Bonaparte “piegava
come pallido giacinto“.
C’è un quadro al Museo Napoleonico di Roma, copia fatta da N.
Parisani da un originale di A.J.Gros al Louvre, in cui Christine è
rappresentata come un’ombra vagante sulle rive di un fiume. La
bella donna guarda con occhio pensoso una rosa che è caduta nel
fiume e che la corrente trascina via. Ed è questa l’immagine della
sua breve vita .
Alla morte di sua madre Lolotte aveva quattro anni, suo padre
Luciano era allora ministro dell’interno, ma divenne presto
ambasciatore in Spagna e Lolotte rimase allora in Francia insieme
alla sorella Cristina Egipta (Lilì), affidata alle cure della
sorella di suo padre Elisa e alla precettrice Madame Campan.
Al ritorno dopo più di un anno dalla Spagna, Luciano conosce e
sposa dopo poco tempo Alexandrine de Bleschamp vedova Jouberton
ancora una volta contro il volere di Napoleone che aveva in mente
per lui un matrimonio che potesse agevolargli i suoi disegni di
dominio europeo.
E questa volta Napoleone non perdonò come aveva fatto in precedenza
e mise Luciano davanti ad un’unica soluzione: il divorzio o
l’esilio .
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Luciano
scelse l’esilio e venne benignamente accolto in Roma dal Papa Pio
VII, rifiutandosi appena giunto di riconoscere l’occupazione
Napoleonica dello Stato Pontificio e scacciando un picchetto di
dragoni francesi messo a guardia d’onore del suo palazzo. A questo
affronto l’ira di Napoleone non conosce più limiti: “mio
fratello Luciano“ – scrive in una lettera al fratello Giuseppe
– “si conduce così male a Roma che è arrivato perfino a
insultare gli ufficiali romani che parteggiano per me e a
dimostrarsi più romano del Papa … Non voglio che resti a Roma, e se
si ostina a rimanervi non aspetto che una vostra risposta per farlo
arrestare. La sua condotta è scandalosa: se persiste in questi
sentimenti non v’è soggiorno possibile per lui che in America …
Com’è, che all’arrivo degli eserciti francesi non si è ritirato in
campagna? Ma c’è di meglio: si mette in opposizione con me. Non
permetterò mai che un francese e un mio fratello sia il primo a
cospirare e ad agire contro di me con la pretaglia“.
Ma anche con tutto ciò Napoleone conservava una tenerezza speciale
per Lolotte, quella bambina che aveva tenuto tra le braccia insieme
alla sorellina Lilì e con cui si era tanto divertito a giocare .
Carlotta intanto sotto le cure di madame Campan era cresciuta e si
era fatta una deliziosa giovinetta, suonava egregiamente il
pianoforte, disegnava bellissimi paesaggi ed era piena di una
arguzia istintiva che le dava un incanto tutto speciale. |
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Christine Boyer
(A.J.Gros,
Louvre) |
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