Profilo biografico di Luigi Pampaloni (1791-1847)

Dagli esordi per la committenza bonapartiana alla sua ultima opera a Canino


Vai a Parte:  2^

Parte Prima

Stampa

di Giulia Item

Clicca sull'immagine per corrispondere con l'autore


  Luigi Pampaloni, fiorentino, nacque artisticamente nel secondo decennio dell’Ottocento. Egli era scultore di formazione tradizionale, legato al gusto neoclassico ancora vivo in quegli anni. La sua grande fortuna fu quella di poter affinare ulteriormente la sua tecnica alle dipendenze del più noto maestro Lorenzo Bartolini [nota1]. Hubert ha narrato gli esordi dell’artista: “Si recò a Carrara a causa del ‘richiamo’ del Bartolini, rinomato per le sue innovazioni (...), dove divenne ébacheur“ [nota2].
In seguito a questo incontro, mutò il suo linguaggio stilistico in sintonia con il nascente gusto purista, pur sempre teso a rendere le sue immagini in maniera quanto più vicina al reale.
L.P., costretto dalle coscrizioni napoleoniche a lasciare l’Accademia di Carrara dove studiava presso il Bartolini, tornò a Firenze. Qui cominciò a lavorare a piccole figure in alabastro che raffiguravano l’immagine di Napoleone.
  A partire dal 1811 Pampaloni entrò in contatto con l’ambito della committenza Bonaparte, evento fondamentale della sua carriera che, un trentennio più tardi, lo porterà a lavorare per Luciano a Canino. Lo scultore fu ‘reclutato’ spesso dai napoleonidi in quanto, proprio perché stretto seguace di Bartolini nella poetica, nonché suo collaboratore, bene seppe interpretare l’ iconografia cesarea di Napoleone e dei suoi familiari [nota3]. In quegli anni, dunque, Elisa Bonaparte-Baciocchi [nota4] , duchessa di Toscana, volle far ristrutturare la sua residenza di Palazzo Pitti in previsione dell’arrivo del fratello, l’Imperatore di Francia Napoleone Bonaparte.
 
 

 
 

 
 
 


 
 

 
 
  A tale proposito, tra gli altri, fu chiamato a lavorare alla decorazione anche Luigi Pampaloni. Questi realizzò le lunette in stucco destinate alla stanza da bagno. Sulle pareti laterali all’ingresso, e su quella di fondo alla stanza, troviamo ancora oggi quei bassorilievi, di impronta prettamente neoclassica, che rappresentano rispettivamente: la Galatea, il bagno di Venere e il rapimento di Ganimede.
Dal 1826 realizzò un’opera pubblica per la città di Empoli in collaborazione con Giovannozzi [nota5] : la fontana delle Naiadi.
Il successo vero e proprio arrivò, però, intorno al 1826 quando gli fu commissionato da un nobile polacco, Franciszeck Potocki, la figura del putto orante, probabilmente una delle creazioni più fortunate dell’artista. La grande notorietà raggiunta dalla statua è testimoniata da una memoria del giugno 1840 trascritta dal conte Tosio: «Il bambino piacque tanto che fu richiesto da moltissimi (...) a Parigi fu soggetto di larga disputa il 1836 fra i francesi che lo volevano opera di Canova, e il Sig. Porreval inglese che lo sosteneva del Pampaloni, perché esso pure ne possedeva uno fatto da lui (...) »[nota6].
Già dalle prime creazioni possiamo notare la capacità da parte del Pampaloni di infondere alle sue opere quel sentimentalismo tipico della nascente tendenza purista, allontanandosi dallo gusto classico; lo scultore infatti mirò a sottolineare lo spirito dell’opera, che é essenzialmente un’opera cristiana: una realtà, dunque, intrisa di pietas in cui, però, non rinunciò all’analisi realistica del dato naturale, come gli ispirarono i lavori dei vari artisti del Quattrocento fiorentino.

Vai a Parte:  2^

TORNA SU

Note:
1 Lorenzo Bartolini (1777-1850) scultore fiorentino, eseguì il suo apprendistato a Parigi alla scuola del David; continuò la sua carriera in Italia, dove gli vennero affidate importanti cariche dapprima all’Accademia di Carrara, ed in seguito a quella di Firenze. A.Panzetta, Dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento, Torino 1994.
2 G.Hubert, La sculpture dans l’Italie Napoléonienne, Parigi 1964, pag.373
3 M.de Micheli, op. cit., 1993, pag. 37.
4 Fu la stessa Elisa Baciocchi, con un decreto del 1807, a far tornare Bartolini in Italia affidandogli, in cambio la cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti; in questo modo lo scultore divenne uno degli artisti ufficiali dei Bonaparte. Ibidem, pag.35. Per approfondire l’argomento, cfr. P.Marmottan, Les arts en Toscane sous Napoléon, Champion 1901.
5 Ottavio Giovannozzi (?-?), scultore. Nel 1828 collabora con L.Pampaloni alla realizzazione della fontana di piazza S.Andrea a Empoli, dove esegue i «leoni » che fronteggiano la vasca; nello stesso periodo esegue verosimilmente quelli per il giardino di Annalena a Boboli a Firenze, dove il richiamo al leone di Canova per il monumento a Clemente XIII è evidente. Il grande successo lo ottenne come autore di ritratti dei personaggi della Toscana Granducale. Cfr. A.Panzetta, op. cit., Torino 1994, pag.147.
6 Castellini, Dai neoclassici ai futuristi, catalogo della Galleria di Arte Moderna di Brescia, ivi 1981, pag.78.