Il conte Vincenzo Valentini |
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parte 2^ |
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di Luigi
Buda |
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Il Conte
Vincenzo Valentini era nato nel 1808 a Canino da una famiglia di
proprietari terrieri appartenenti alla borghesia locale. La famiglia
Valentini era in quegli anni molto vicina a Luciano Bonaparte che da
poco tempo aveva acquistato dal Papa Pio VII il feudo di Canino e
Musignano.
In una lettera alla figlia Carlotta, datata 16 Maggio 1810, Luciano
Bonaparte, ospite della famiglia Valentini descrive la festa di S.
Clemente che si era tenuta a Canino:
“…illuminazioni, corse di cavalli , palloni , fuochi artificiali
e balli …dopo la corsa dei cavalli dal balcone dei Valentini abbiamo
assistito a una corsa a piedi di donne che portavano una brocca
d’acqua in testa: molte brocche si sono rotte …”
Dopo gli studi nel seminario di Montefiascone e la laurea in legge
conseguita all’Archiginnasio di Roma, Vincenzo Valentini rientrato
stabilmente a Canino amministra i beni di famiglia e frequenta
spesso il castello di Musignano trasformato dai Bonaparte in una
bella villa di campagna da dove si partiva con Pietro e Antonio
Bonaparte per le quasi quotidiane “cacciarelle” nelle fitte macchie
di Riminino.
Forse proprio a Musignano, il Valentini si innamora, corrisposto, della
di loro sorella la principessa Maria Bonaparte, ma la loro storia
d’amore, lei di dieci anni più giovane di lui, trova una forte
opposizione nei membri della famiglia Bonaparte che ritenevano non
avere il Valentini titoli nobiliari sufficienti per aspirare al
matrimonio con una nipote di Napoleone Bonaparte, un nome che ancora
faceva tremare l’Europa intera .
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Il conte Vincenzo Valentini |
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Maria Valentini Bonaparte |
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Panorama di Canino |
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Da qui il romantico rapimento della desiderata Maria e il tentativo di
matrimonio andato però a vuoto per l’esitazione di Don G. Battista
Spaccari, arciprete parroco di Canino che per paura delle reazioni
di Luciano Bonaparte tergiversa fino all’intervento della madre del
Valentini, la contessa Fortunata Vannini che presa sotto la sua
protezione la giovane Maria appena diciottenne, assicura ai
Bonaparte che la principessa si trovava chiusa a chiave nella
propria camera e si faceva personalmente garante della giovane.
La principessa Alessandrina De Bleschamp, in assenza del marito Luciano e
ormai riconosciuta l’inutilità di opporsi alla pubblica storia
d’amore, rispose alla contessa Valentini con le parole rimaste poi
nella tradizione locale: “meglio una Valentini onorata che una
Bonaparte disonorata“ dando così il suo consenso alle nozze
celebrate nella chiesa di famiglia il 27 Giugno 1836.
La cerimonia non fu però fastosa come doveva essere per il
matrimonio di una principessa, i Bonaparte erano da poco in lutto per la scomparsa
della nonna di Maria, Letizia Ramolino Bonaparte “Madame Mere” e per
il grave fatto di sangue che aveva visto protagonisti, nella piazza
del mercato di Canino, i fratelli Pietro e Antonio che avevano
reagito al loro arresto, in quanto politicamente sospetti, uccidendo
un gendarme pontificio e ferendone molti altri.
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Pietro Bonaparte, ferito, fu arrestato mentre Antonio riuscì a
fuggire riparando nel Granducato di Toscana; lo stesso Valentini che
si trovava in compagnia dei Bonaparte rimase ferito.
Convinto liberale, vicino alla popolazione di Canino che viveva in
quel tempo nella più completa indigenza e consapevole che solamente
affidando ai contadini piccole quote di terreno in proprietà , essi
avrebbero coltivato con profitto le terre producendo così
sostentamento per le loro famiglie e ricchezza per tutta la
cittadinanza, si adoperò affinché una parte dei terreni comunali
gravati con servitù di pascolo dall’Università dei Bovattieri ,
venisse frazionata e assegnata ai contadini , dando anche alle
stampe nel 1837 l’opuscolo “Dimostrazione del diritto e della
utilità del progetto tendente a rendere a coltura la bandita
pubblica di Pian dei Pozzi in Canino “.
Nel 1838 il consiglio comunale di Canino deliberò il disboscamento e
l’assegnazione a contadini del posto di circa 70 ettari di terreno
nella tenuta di Pian dei Pozzi e il relatore fu proprio il conte
Valentini che con l’aiuto dei consiglieri vicini ai principi Luciano
Bonaparte e Orazio Falconieri ( proprietario della tenuta Roggi ),
riuscì a spuntarla sul rappresentante dei Bovattieri, il Cavalier
Pietro Miccinelli che aveva preparato per l’occasione una memoria
dal titolo “Confutazione del progetto tendente a rendere a
coltura la bandita di Pian delle Pozze“ . |
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Ingresso e balcone del Palazzo Valentini
a Canino |
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