Le cave e lo scempio del nostro territorio
di Giacomo Mazzuoli
Il nostro comprensorio, sia pur di limitata estensione, è costellato da numerose cave, quasi tutte in piena attività. In questa nostra inchiesta, documentata dalle mappe satellitari di Google, ci siamo limitati ai comuni di Canino, Montalto, Tessennano, Arlena, Valentano, Piansano e Cellere. Il numero e l’estensione di queste attività ci sembra decisamente elevato in considerazione del fatto che le cave a cielo aperto producono danni gravissimi e praticamente irreversibili al territorio. L’effetto visivo è quello più immediato che viene percepito: abbiamo visto intere colline mangiate lentamente dalle macchine escavatrici ed abbiamo scoperto la nudità dei sedimenti che giacevano da milioni di anni sotto il sottile e prezioso strato di humus che permetteva la vita. Nessuno ci restituirà più le colline scomparse e nessuna opera di ripristino, sia pur prevista dalla legge alla cessazione della coltivazione della cava, potrà far ritornare, nemmeno lontanamente, lo stato originario. Il pericolo è che, vista l’impossibilità di recuperare il danno, si peggiori la situazione utilizzando le cave abbandonate come luogo di deposito di rifiuti più o meno speciali. Le cave sui fiumi producono un ulteriore danno all’ambiente: i materiali che vengono prelevati dall’opera dell’uomo non arrivano più alla foce e non viene così compensata la naturale erosione delle coste provocata dal mare. Se le spiagge di Tarquinia e Montalto si stanno restringendo la colpa è anche delle cave sul Fiora e sui suoi affluenti. Dal punto di vista normativo, a tutt'oggi manca ancora una legge-quadro nazionale che disciplini la materia delle cave e delle miniere; la materia è regolata da un Regio Decreto del 1927 e da un decreto del Presidente della Repubblica del 1959. Ciascuna Regione disciplina, tramite apposite leggi e piani territoriali ad hoc, l’attività estrattiva delegando in pratica ai comuni l’ultima parola in merito al rilascio delle autorizzazioni finali. L’insensibilità ai temi ambientali degli amministratori locali a vantaggio del risvolto occupazionale che l’attività estrattiva porterebbe con sé, ha come risultato il panorama desolante che tracciamo in questa breve inchiesta.