Tutti
col “metaldetector” a caccia di tesori
Si
chiamano “goldbuster”, sono circa 10 mila sparsi in tutta
Italia e setacciano le spiagge in cerca di tesori.
Tra i
tanti suoni delle giornate primaverili sulla battigia, tra
il vociare dei bambini e degli adulti che si godono le
prime tintarelle, mi accorgo di uno strano individuo che
alla lontana sembra spazzare la battigia.
Ad un
più attento esame ed avvicinatomi ad esso mi accorgo che
non si tratta affatto del solito bagnino o addetto
comunale intento a ripulire la sabbia.
Questo
è quello che mi è accaduto in una nota località
turistica toscana durante una giornata primaverile.
Non ero
comunque l’unica ad aver notato la scena, altri curiosi
si erano avvicinati allo strano individuo pur mantenendosi
distanti e l’uomo non sembrava dare molta importanza al
piccolo capannello di persone che lo stava a guardare.
Forse io per la mia curiosità innata o per essere meno
timida mi sono avvicinata al ragazzo ed ho fatto la
fatidica domanda: “scusi cosa sta facendo?”
E’ a
quel punto che il ragazzo alza gli occhi dalla battigia,
si toglie dalle orecchie le cuffie e mi risponde con fare
sicuro di chi aveva in passato risposto altre volte alla
stessa domanda: “cerco l’oro!”.
La
curiosità ormai era tanta non mi bastava quella risposta
sintetica e vedendo anche una faccia simpatica di fronte a
me ho incominciato a bersagliare di domande il mio
interlocutore.
Scopro
che viene dalla provincia di Viterbo e precisamente da
Canino. Daniele Risi, questo è il suo nome, è quello che
si definisce un goldbuster, ossia un cercatore di tesori.
Il suo hobby è in sostanza quello di cercare oggetti
persi dai turisti sulla battigia come anelli,
braccialetti, catenine, orologi ma anche monete ect. con
il suo cercametalli.
Gli
chiedo come funziona quello strano strumento formato da
un’asta metallica terminante con un piatto di forma
circolare. Mi spiega che funziona mediante la trasmissione
di segnali elettromagnetici e che quando il segnale
proveniente dalla bobina investe un oggetto metallico,
questi a sua volta genera un altro campo elettromagnetico
che viene ricevuto ed analizzato dal cercametalli.
La mia
curiosità adesso si sposta sulle loro persone e gli
chiedo se questo sia per loro un semplice hobby od un
lavoro.
Continuando con il discorso, anche Patrick mi conferma che
sono molti i cercatori nel nostro paese, ma mai in
proporzione come negli Stati Uniti od in Inghilterra, dove
quello del metaldetecting è un hobby molto diffuso.
Orgoglioso mi spiega che gli appassionati che cercano in
acqua sono molti di meno e che quando lui ha iniziato
all’età di 13 anni era visto come un marziano e veniva
deriso dalle persone ma sopratutto dai suoi stessi
coetanei. “Adesso quasi tutti sanno cosa stai facendo,
anche se tra le persone non mancano domande curiose, come
se sto controllando l’inquinamento dell’acqua, oppure
quali pesci abboccano. Ma la cosa più divertente mi capitò
al lago di Bracciano dove mi venne chiesto se cercavo le
vongole”. Mi spiega come in acqua è necessaria un’
attrezzatura differente da chi come Daniele cerca sulla
sabbia. Innanzitutto il cercametalli deve essere stagno e
deve essere un modello che non viene disturbato dalla
mineralizzazione e dai sali disciolti in acqua e poi
bisogna avere una muta ed un attrezzo di scavo idoneo che
ognuno costruisce a suo piacimento.
Vengo
così a sapere che esiste anche una rivista dedicata a
questo fascinoso mondo dal titolo Metaldetector collegato
ad un sito www.metaldetector.it ed una associazione l’A.r.e.a
con sede centrale a Cervia, dove pare sia la patria dei
cercatori in acqua, il cui indirizzo internet è
www.areait.org che accomuna i ricercatori italiani sparsi
nelle varie regioni. Inoltre viene svolto un campionato
nazionale chiamato Grande Slam arrivato ormai alla X
edizione che si compone di 6 tappe l’ultima delle quali
avrà luogo l’ 8 settembre proprio a Cervia sulla costa
romagnola, ognuna svolta in una regione differente, in cui
il maggior punteggio accumulato fa vincere un trofeo in
oro di oltre un etto.
E pare che Daniele questo trofeo l’abbia vinto nel 1998,
e che anche quest’anno sia temporaneamente in testa alla
classifica dopo tre tappe svoltesi in Sardegna, nel Lazio
ed il Toscana,seguito
a ruota dal compagno di ricerche Patrick. Ormai le mie
domande non finiscono più, e chiedo ai miei interlocutori
qual è stato il ritrovamento più importante.
Incuriosita
gli chiedo se ha trovato qualcosa durante la giornata
odierna.
Spento
lo strumento di ricerca, mi apre un marsupio e tra vari
pezzi di ferro, strappi di lattine ect, scorgo svariate
monete, le vecchie lire ma anche alcuni centesimi di euro.
Poi apre un'altra tasca, più piccola e tira fuori due
anellini d’oro con delle pietruzze colorate e altri
anellini stavolta d’argento.
Meravigliata dal bottino mi faccio più sfacciata
facendogli domande a raffica. Il tempo si era oltremodo
annuvolato ed il vento alzato cosicchè molti deibagnanti incuriositi ritornavano alle loro auto.
Vengo
così a sapere da Daniele che il fenomeno del
metaldetecting, ossia dei cercatori con metaldetector, è
parecchio diffuso in Italia. A suo dire tra stime non
ufficiali pare siano coinvolti c.a. 10 mila persone.
Allora gli chiedo: “ma io è la prima volta che ne vedo
uno”. E lui accennando un timido sorriso mi spiega che
non tutti vanno a cercare sulla sabbia, ma c’è anche
chi cerca monete antiche in campagna, chi cerca i residui
delle due guerre mondiali soprattutto nelle zone di
trincea. Poi mi indica una figura a c.a. 300 mt, in acqua,
ed a c.a. 10 mt dalla battigia. Vengo a scoprire che è
anch’esso un cercatore ma che opera prevalentemente in
acqua.
Ormai
incuriosita gli chiedo di farmi conoscere il suo amico,
così ci avviciniamo a lui dalla riva. Sopragiunti nelle
sue vicinanze, Daniele lo chiama e gli fa cenno di
avvicinarsi. Noto già la diversità di abbigliamento,
difatti mi si presenta vestito con una muta, di quelle che
usano i surfisti durante i freddi autunnali, impugna
inoltre un lungo bastone di legno che si trascina
appresso.
Giunto
sulla riva, rompo il ghiaccio anche con lui e vengo a
sapere che viene da Roma e che si chiama Patrick delle
Macchie. Mi racconta che la sua ricerca avviene
prevalentemente in acqua perché è li che la maggior
parte della gente perde i propri preziosi. Difatti mi
spiega:”l’acqua favorisce il restringimento delle
falangi ed è più facile perdere gli anelli, inoltre le
creme abbronzanti fanno si che questi ultimi scivolino più
facilmente”. Continua spiegandomi come non tutte le zone
sono buone, bisogna cercare “la buca con il fondo
duro”, ossia quel particolare tratto di spiaggia in cui
il moto ondoso ha scavato la sabbia, facendo si che sia più
semplice individuare l’oggetto.
Anche a
lui chiedo di mostrarmi il suo tesoro di giornata, e mi
tira fuori due orologi e tre fedi d’oro con ancora
incisi i nomi e le date di matrimonio. Mi spiega inoltre
come la maggior parte dei ritrovamenti sia costituita da
fedi matrimoniali e come siano più gli uomini che le
donne a perderli. Pare che dove va in vacanza, in Abruzzo,
molti turisti vedendolo in acqua la mattina presto, gli
chiedano di ritrovare i loro anelli o catenine persi.
“Spesso
vengono da me persone disperate che hanno perso la fede
nuziale a cui tenevano molto, in molti casi ricordo del
loro coniuge defunto, e quando lo ritrovo sono più
contento di loro”.
Ambedue
si guardano ed accennano un sorrisetto. “Alla fine non
è tanto l’oro che conta quanto le pietre che ci sono
attaccate, capita di trovare qualche brillante o altra
pietra preziosa incastonata”, proseguendo Patrick mi
dice:”il ritrovamento più curioso invece è stato un
dente d’oro staccatosi da qualche protesi dentaria,
trovata in acqua”. Daniele invece mi spiega come le
nostre spiagge siano cosparse di detriti. A fine giornata
tra le monete e gli oggetti preziosi che trovano,
recuperano anche molta immondizia ferrosa che gettano poi
negli appositi cassonetti. “Bisognerebbe che le persone
che vanno al mare capissero che buttare uno strappo di
lattina di alluminio o la carta stagnola è un gesto che
lascerà l’impronta per decine di anni, e che non rimarrà
mascherato da un dito di sabbia o di acqua ma che si
ripresenterà puntualmente ai nostri occhi, deturpando la
natura in maniera irreversibile”.
Così
vengo a sapere che lo scopo delle gare è anche quello di
ripulire certe zone inquinate dai rifiuti ferrosi di varia
natura, lasciati dall’uomo nel corso degli anni.
Ormai
è più di due ore che sono a parlare con loro, e forse
per il clima di simpatia che si è creato mi fanno due
regali. Daniele mi regala uno degli anelli che ha trovato
mentre Patrick mi regala un bell’orologio cronografo
trovato anch’esso ma in acqua.
Ormai
mi sono fatta amici due cercatori, e già scrutandomi le
mani mi dicono che porto troppo oro addosso, il rischio di
perderlo a sentire loro è alto. In effetti dopo aver
parlato con loro la prossima volta che andrò a fare il
bagno o solamente a passare la giornata sulla sabbia sarò
ben attenta a non indossare nulla oppure li potrò sempre
chiamare a fare da scortaai miei tesori.