Premesso che la volontà popolare è sacra e che quello che decide il
popolo dovrebbe essere inalienabile (anche se talvolta non lo è,
vedi referendum sull’acqua pubblica o quello, più datato, del
finanziamento pubblico ai partiti…), leggiamo che i cittadini di
Canino hanno detto no al biometano. Purtroppo non abbiamo potuto
essere presenti alla riunione convocata dal comune il 17 marzo,
abbiamo però letto un servizio su tusciatimes.eu e sentito alcuni
commenti di chi ha partecipato. Ammettiamo la nostra irrazionalità,
ma la cosa che più ci ha colpito, aldilà dell’essere contrari o
favorevoli al biometano a Canino, è stato apprendere che
l’intervento decisivo, quello che più ha condizionato la platea, è
stato di un consigliere comunale di Montalto di Castro. Cioè l’
amministratore di un comune sul cui territorio si è costruita una
centrale nucleare (per volontà popolare referendaria, stavolta
rispettata, mai entrata in funzione) che poi è stata riconvertita in
un mostro a policombustibile e che poi chissà che fine farà ora che
è spenta (abbiamo sentito ipotesi da brivido in quanto a
sostenibilità ambientale). Intanto quel comune gode ed ha goduto di
benefici indicibili in termini economici per la presenza di questi
impianti il cui impatto è andato ben oltre il suo territorio. Ebbene
un amministratore di questo comune ci viene a fare lezioni di
ambientalismo a Canino.
Il progetto di Canino |
Era presente anche il
Sindaco di Montalto, che ha dichiarato che loro questi impianti
speculativi li hanno bocciati e non li permetteranno mai sul loro
territorio. Come se ciò non bastasse leggiamo sul Corriere di
Viterbo del 22 marzo che il comune di Montalto “Dice no all’impianto
di trattamento dei rifiuti di Canino perché si troverebbe a
pochissimi chilometri in linea d’aria dall’abitato di Montalto”.
Ora però vogliamo tornare ad essere razionali e
fornire elementi perché la discussione sul biometano a Canino
prosegua sui binari giusti. In questi giorni abbiamo letto le tesi
di chi è contrario e di chi è favorevole a questi impianti e li
esponiamo permettendoci un nostro commento.
1)
Gli incidenti. In
Germania, in cui sono presenti circa 8000 impianti biogas e
biometano si sono verificati 90 incidenti tra il 2010 e il 2014. Si
tratta di un’incidenza dell’1% in quattro anni, causata
principalmente da errori umani o scarsa manutenzione. Le conseguenze
sono stati incendi e sversamenti di materiale, il bilancio è di una
persona deceduta per ustioni e alcuni feriti. Qualsiasi attività
umana presenta percentuali persino maggiori, la stessa agricoltura,
o l’edilizia per esempio, però nessuno si sogna di impedire l’uso
dei trattori o di negare il permesso di costruire nuove abitazioni.
2)
Il botulismo. Questo
è l’argomento più dibattuto e più di frequente portato alla ribalta
da coloro che sono contrari al biogas.
A questo punto occorre aprire una parentesi di carattere scientifico
per capire di cosa stiamo parlando: in natura sono presenti dei
batteri che vivono in anaerobiosi (ovvero in assenza di ossigeno) e
in quelle condizioni operano le loro funzioni vitali in genere
decomponendo la materia organica. E’ proprio grazie alla loro
attività che nel digestore del biogas dai processi di fermentazione
al chiuso, in assenza di ossigeno, si forma il gas metano. La
categoria dei batteri incriminati è quella dei Clostridi, cui
appartiene il Clostridium
botulinum. I clostridi sono
organismi ubiquitari, si trovano nel suolo, in acqua, negli scarichi
fognari, e costituiscono la normale flora batterica del tratto
gastrointestinale degli animali e dell'uomo. Alcune specie, in
condizioni ideali, si riproducono e possono produrre tossine che
sono patogene per l’uomo, nel caso del
Clostridium botulinum
addirittura letali. In breve, le tesi di coloro che sono contrari al
biogas sostengono che i digestori sono gli ambienti ideali per il
Clostridium botulinum che
lì produrrebbe le micidiali tossine che poi verrebbero sparse nei
terreni agricoli insieme al digestato utilizzato come concime. In
merito vengono citate le tesi del dott.
Böhnel, un microbiologo ricercatore dell’Università di Gӧttingen in
Germania. A dire il vero non esistono lavori scientifici del dott.
Böhnel che dimostrano che il processo di fermentazione anaerobia dei
biogas favorisca la formazione delle tossine botuliniche. Egli
stesso, nei convegni che ha tenuto anche in Italia, si limita a
teorizzare il pericolo botulismo legato ai biogas ma anche, badate
bene, agli impianti di compostaggio e comunque conclude le sue
relazioni dicendo che è necessario “trovare
una via di collaborazione con chi costruisce impianti di biogas al
fine di effettuare delle analisi e degli esperimenti per evitare che
gli agenti patogeni fuoriescano dal fermentatore”.
Per contro
in un convegno organizzato dalla Regione Turingia
nella città di Jena il giorno 11 aprile del 2012 sono stati
presentati gli studi del dott.
Köhler. Si tratta di una statistica basata su 302 campioni
prelevati in 80 impianti di diversi tipi (biogas agricolo, biogas da
fanghi fognari, compostaggio, ecc.) nell’arco temporale fra 1980 e
2007. Le ricerche del Köhler hanno rilevato la presenza di tracce di
tossine botuliniche non identificabili (proprio per la bassa
concentrazione) in solo 2 dei 302 campioni analizzati, ma
non si trattava di impianti di biogas bensì di compostaggio.
In un altro studio, condotto sempre dal dott. Köhler su un totale di
74 impianti di biogas nell’arco temporale 1990–2012, solo 5 dei 74
campioni presentavano tracce di tossina botulinica, e in due dei
suddetti cinque casi si trattava di tossine dei ceppi C e D, non
pericolose per l’uomo.
Area in cui sarebbe
localizzato il progetto di Canino |
Impianto
di produzione di biometano |
1)
Biogas e parmigiano
Reggiano. La Regione Emilia Romagna, in via precauzionale
ha vietato che il digestato proveniente dai biogas venga utilizzato
quale concime in tutta la zona del parmigiano Reggiano DOP. Questo
perché è possibile che un batterio, presente in natura e
responsabile del rigonfiamento delle forme di parmigiano, possa
aumentare la sua carica sporigena nei fermentatori anaerobi dei
biogas. In effetti, da simulazioni in laboratorio è risultato che
questo batterio aumentava la sua attività quando si utilizzavano
insilati e liquami insieme e non quando su utilizzava solo letame.
2)
Un altro punto che viene
portato avanti dai detrattori del biometano a Canino è il fatto che
vi verranno conferite 140 tonnellate al giorno di FORSU (il rifiuto
organico, il cosiddetto umido), ben oltre la produzione locale.
Questo vuol dire che il materiale proverrà anche da altre parti del
Lazio e d’Italia. Questo è senz’altro vero, è pur vero che quel
materiale sarebbe destinato a finire in discarica, in qualche
inceneritore o in un altro impianto a biometano. Del resto non ci si
venga a dire che quella che doveva essere la centrale nucleare di
Montalto avrebbe prodotto energia solo per il comprensorio, o che
quella a policombustibile, quando funzionava, abbia fatto
altrettanto. O che, in qualsiasi cosa riconvertano la centrale A.
Volta di Montalto si utilizzzerà solo materiale del comprensorio.
Non ci risulta esistere l’autarchia energetica o quella da
trattamento dei rifiuti o quella dell’acqua…
3)
“Questi impianti sono solo
delle speculazioni legate agli incentivi per le energie rinnovabili,
favoriscono pochi a danno della comunità”.
Questa è un’altra affermazione ricorrente di coloro che sono
contrari. Che gli incentivi sulle rinnovabili siano stati
distribuiti in maniera discutibile è senz’altro vero, è pur vero che
oggi in Italia la produzione di energia elettrica è dovuta per il
32,8% alle fonti rinnovabili e questo contribuisce indiscutibilmente
a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. E’ evidente che questi
impianti li producono aziende private che puntano al profitto,
chiunque di noi se investe del denaro vorrebbe ricavarne un
guadagno. A meno che non vogliamo ritornare a parlare di ideologie
non più in voga di cui, lo confessiamo, noi stessi sentiamo la
nostalgia, se non altro perché torneremmo ad avere qualche decennio
di età in meno.
4)
Canino è un paese a
vocazione agricola e turistica. Questa è un’altra affermazione di
coloro che sono contrari al biometano. Canino è sicuramente un paese
che vive principalmente di agricoltura, per il turismo ce ne vuole
ancora di strada da fare. Ma anche se fosse quale sarebbe il danno
per il turismo di un impianto lontano dalla vista e da luoghi di
visita di interesse storico e/o archeologico? Le località turistiche
non possiedono forse anche grandi impianti industriali e
commerciali? Possiamo credere che 5000 abitanti di Canino possano
vivere solo e sempre di agricoltura e di turismo (quando verrà)?
Quale sarebbe invece il danno per l’agricoltura? Il digestato usato
come concime? Di questo abbiamo già parlato ma siamo certi della
provenienza e della sicurezza dei concimi che vengono utilizzati
oggi in agricoltura e che gli agricoltori pagano a caro prezzo? A
proposito di agricoltura, quanti caninesi sono a conoscenza che nei
pressi del
sito prescelto per l’impianto a biometano è stato realizzato nel
2011 un impianto fotovoltaico a terra da 24 MW che ha consumato ben
80 ettari di terreni agricoli? E dove erano allora quelli che oggi
parlano di vocazione agricola di Canino?
5)
I vantaggi non vengono mai
citati da coloro che sono contrari al biometano. Solo qualche
decennio fa immaginare che dalla monnezza si potesse ricavare
energia senza bruciarla e spargere diossina e altri veleni nell’aria
sembrava utopico. Ebbene oggi questo è possibile, utilizzando come
in tutti i casi i dovuti accorgimenti e le dovute cautele. Nel caso
l’impianto di biometano fosse costruito, il comune di Canino non
pagherebbe più le spese di conferimento e trasporto della frazione
umida dei rifiuti (circa 84000 euro l’anno) con alleggerimento
significativo della bolletta della TARI, inoltre incasserebbe 132000
euro l’anno che gli verrebbero versati dalla società costruttrice,
più altre decine di migliaia di IMU per circa un ettaro di capannoni
industriali. Certo non sono i milioni di euro che il comune di
Montalto incassa dall’ENEL per gli ex insediamenti energetici, ma
sono comunque una cifra significativa in un periodo in cui i
trasferimenti dallo Stato diminuiscono e l’unica alternativa per
andare avanti è l’aumento delle tasse locali. Poi ci sono
le ricadute occupazionali, l'azienda titolare del progetto dichiara
25 contratti a tempo indeterminato più l'indotto.
6)
Concludiamo con una serie di
considerazioni: in Germania esistono 8000 impianti tra biogas e
biometano e la loro esperienza dura da alcuni decenni. La Germania
non è il Terzo Mondo, lì esiste un forte e consolidato movimento
ambientalista. Possibile che siano così fessi da rischiare di
mettere a repentaglio la loro salute, la loro agricoltura e il loro
turismo? Se l’impianto non venisse realizzato a Canino potrebbe
esserlo in uno dei comuni limitrofi, magari a Cellere o a Tessennano
o a Piansano o chissà? Credete forse che il digestato non possa
essere lo stesso sparso come concime anche nei nostri terreni
agricoli? Nessuna legge lo vieta…
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Clostridium botulinum al microscopio elettronico |
Mezzi alimentati a biometano |
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