CANINO DICE NO AL BIOMETANO (O FORSE LO DICE IL COMUNE DI MONTALTO?)

Assemblea popolare a Canino e comunicato stampa del comune di Montalto di Castro sul progetto biometano di Canino

 


 

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di Giacomo Mazzuoli

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Premesso che la volontà popolare è sacra e che quello che decide il popolo dovrebbe essere inalienabile (anche se talvolta non lo è, vedi referendum sull’acqua pubblica o quello, più datato, del finanziamento pubblico ai partiti…), leggiamo che i cittadini di Canino hanno detto no al biometano. Purtroppo non abbiamo potuto essere presenti alla riunione convocata dal comune il 17 marzo, abbiamo però letto un servizio su tusciatimes.eu e sentito alcuni commenti di chi ha partecipato. Ammettiamo la nostra irrazionalità, ma la cosa che più ci ha colpito, aldilà dell’essere contrari o favorevoli al biometano a Canino, è stato apprendere che l’intervento decisivo, quello che più ha condizionato la platea, è stato di un consigliere comunale di Montalto di Castro. Cioè l’ amministratore di un comune sul cui territorio si è costruita una centrale nucleare (per volontà popolare referendaria, stavolta rispettata, mai entrata in funzione) che poi è stata riconvertita in un mostro a policombustibile e che poi chissà che fine farà ora che è spenta (abbiamo sentito ipotesi da brivido in quanto a sostenibilità ambientale). Intanto quel comune gode ed ha goduto di benefici indicibili in termini economici per la presenza di questi impianti il cui impatto è andato ben oltre il suo territorio. Ebbene un amministratore di questo comune ci viene a fare lezioni di ambientalismo a Canino.

 

Il progetto di Canino

Era presente anche il Sindaco di Montalto, che ha dichiarato che loro questi impianti speculativi li hanno bocciati e non li permetteranno mai sul loro territorio. Come se ciò non bastasse leggiamo sul Corriere di Viterbo del 22 marzo che il comune di Montalto “Dice no all’impianto di trattamento dei rifiuti di Canino perché si troverebbe a pochissimi chilometri in linea d’aria dall’abitato di Montalto”.

Ora però vogliamo tornare ad essere razionali e fornire elementi perché la discussione sul biometano a Canino prosegua sui binari giusti. In questi giorni abbiamo letto le tesi di chi è contrario e di chi è favorevole a questi impianti e li esponiamo permettendoci un nostro commento.

1)    Gli incidenti. In Germania, in cui sono presenti circa 8000 impianti biogas e biometano si sono verificati 90 incidenti tra il 2010 e il 2014. Si tratta di un’incidenza dell’1% in quattro anni, causata principalmente da errori umani o scarsa manutenzione. Le conseguenze sono stati incendi e sversamenti di materiale, il bilancio è di una persona deceduta per ustioni e alcuni feriti. Qualsiasi attività umana presenta percentuali persino maggiori, la stessa agricoltura, o l’edilizia per esempio, però nessuno si sogna di impedire l’uso dei trattori o di negare il permesso di costruire nuove abitazioni.

2)    Il botulismo. Questo è l’argomento più dibattuto e più di frequente portato alla ribalta da coloro che sono contrari al biogas.

A questo punto occorre aprire una parentesi di carattere scientifico per capire di cosa stiamo parlando: in natura sono presenti dei batteri che vivono in anaerobiosi (ovvero in assenza di ossigeno) e in quelle condizioni operano le loro funzioni vitali in genere decomponendo la materia organica. E’ proprio grazie alla loro attività che nel digestore del biogas dai processi di fermentazione al chiuso, in assenza di ossigeno, si forma il gas metano. La categoria dei batteri incriminati è quella dei Clostridi, cui appartiene il Clostridium botulinum. I clostridi sono organismi ubiquitari, si trovano nel suolo, in acqua, negli scarichi fognari, e costituiscono la normale flora batterica del tratto gastrointestinale degli animali e dell'uomo. Alcune specie, in condizioni ideali, si riproducono e possono produrre tossine che sono patogene per l’uomo, nel caso del Clostridium botulinum addirittura letali. In breve, le tesi di coloro che sono contrari al biogas sostengono che i digestori sono gli ambienti ideali per il Clostridium botulinum che lì produrrebbe le micidiali tossine che poi verrebbero sparse nei terreni agricoli insieme al digestato utilizzato come concime. In merito vengono citate le tesi del dott. Böhnel, un microbiologo ricercatore dell’Università di Gӧttingen in Germania. A dire il vero non esistono lavori scientifici del dott. Böhnel che dimostrano che il processo di fermentazione anaerobia dei biogas favorisca la formazione delle tossine botuliniche. Egli stesso, nei convegni che ha tenuto anche in Italia, si limita a teorizzare il pericolo botulismo legato ai biogas ma anche, badate bene, agli impianti di compostaggio e comunque conclude le sue relazioni dicendo che è necessario “trovare una via di collaborazione con chi costruisce impianti di biogas al fine di effettuare delle analisi e degli esperimenti per evitare che gli agenti patogeni fuoriescano dal fermentatore”.

Per contro in un convegno organizzato dalla Regione Turingia nella città di Jena il giorno 11 aprile del 2012 sono stati presentati gli studi del dott. Köhler. Si tratta di una statistica basata su 302 campioni prelevati in 80 impianti di diversi tipi (biogas agricolo, biogas da fanghi fognari, compostaggio, ecc.) nell’arco temporale fra 1980 e 2007. Le ricerche del Köhler hanno rilevato la presenza di tracce di tossine botuliniche non identificabili (proprio per la bassa concentrazione) in solo 2 dei 302 campioni analizzati, ma non si trattava di impianti di biogas bensì di compostaggio. In un altro studio, condotto sempre dal dott. Köhler su un totale di 74 impianti di biogas nell’arco temporale 1990–2012, solo 5 dei 74 campioni presentavano tracce di tossina botulinica, e in due dei suddetti cinque casi si trattava di tossine dei ceppi C e D, non pericolose per l’uomo.

 

 

Area in cui sarebbe localizzato il progetto di Canino

Impianto di produzione di  biometano

1)      Biogas e parmigiano Reggiano. La Regione Emilia Romagna, in via precauzionale ha vietato che il digestato proveniente dai biogas venga utilizzato quale concime in tutta la zona del parmigiano Reggiano DOP. Questo perché è possibile che un batterio, presente in natura e responsabile del rigonfiamento delle forme di parmigiano, possa aumentare la sua carica sporigena nei fermentatori anaerobi dei biogas. In effetti, da simulazioni in laboratorio è risultato che questo batterio aumentava la sua attività quando si utilizzavano insilati e liquami insieme e non quando su utilizzava solo letame.

2)      Un altro punto che viene portato avanti dai detrattori del biometano a Canino è il fatto che vi verranno conferite 140 tonnellate al giorno di FORSU (il rifiuto organico, il cosiddetto umido), ben oltre la produzione locale. Questo vuol dire che il materiale proverrà anche da altre parti del Lazio e d’Italia. Questo è senz’altro vero, è pur vero che quel materiale sarebbe destinato a finire in discarica, in qualche inceneritore o in un altro impianto a biometano. Del resto non ci si venga a dire che quella che doveva essere la centrale nucleare di Montalto avrebbe prodotto energia solo per il comprensorio, o che quella a policombustibile, quando funzionava, abbia fatto altrettanto. O che, in qualsiasi cosa riconvertano la centrale A. Volta di Montalto si utilizzzerà solo materiale del comprensorio. Non ci risulta esistere l’autarchia energetica o quella da trattamento dei rifiuti o quella dell’acqua…

3)      “Questi impianti sono solo delle speculazioni legate agli incentivi per le energie rinnovabili, favoriscono pochi a danno della comunità”.  Questa è un’altra affermazione ricorrente di coloro che sono contrari. Che gli incentivi sulle rinnovabili siano stati distribuiti in maniera discutibile è senz’altro vero, è pur vero che oggi in Italia la produzione di energia elettrica è dovuta per il 32,8% alle fonti rinnovabili e questo contribuisce indiscutibilmente a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. E’ evidente che questi impianti li producono aziende private che puntano al profitto, chiunque di noi se investe del denaro vorrebbe ricavarne un guadagno. A meno che non vogliamo ritornare a parlare di ideologie non più in voga di cui, lo confessiamo, noi stessi sentiamo la nostalgia, se non altro perché torneremmo ad avere qualche decennio di età in meno.

4)      Canino è un paese a vocazione agricola e turistica. Questa è un’altra affermazione di coloro che sono contrari al biometano. Canino è sicuramente un paese che vive principalmente di agricoltura, per il turismo ce ne vuole ancora di strada da fare. Ma anche se fosse quale sarebbe il danno per il turismo di un impianto lontano dalla vista e da luoghi di visita di interesse storico e/o archeologico? Le località turistiche non possiedono forse anche grandi impianti industriali e commerciali? Possiamo credere che 5000 abitanti di Canino possano vivere solo e sempre di agricoltura e di turismo (quando verrà)? Quale sarebbe invece il danno per l’agricoltura? Il digestato usato come concime? Di questo abbiamo già parlato ma siamo certi della provenienza e della sicurezza dei concimi che vengono utilizzati oggi in agricoltura e che gli agricoltori pagano a caro prezzo? A proposito di agricoltura, quanti caninesi sono a conoscenza che nei pressi del sito prescelto per l’impianto a biometano è stato realizzato nel 2011 un impianto fotovoltaico a terra da 24 MW che ha consumato ben 80 ettari di terreni agricoli? E dove erano allora quelli che oggi parlano di vocazione agricola di Canino?

5)      I vantaggi non vengono mai citati da coloro che sono contrari al biometano. Solo qualche decennio fa immaginare che dalla monnezza si potesse ricavare energia senza bruciarla e spargere diossina e altri veleni nell’aria sembrava utopico. Ebbene oggi questo è possibile, utilizzando come in tutti i casi i dovuti accorgimenti e le dovute cautele. Nel caso l’impianto di biometano fosse costruito, il comune di Canino non pagherebbe più le spese di conferimento e trasporto della frazione umida dei rifiuti (circa 84000 euro l’anno) con alleggerimento significativo della bolletta della TARI, inoltre incasserebbe 132000 euro l’anno che gli verrebbero versati dalla società costruttrice, più altre decine di migliaia di IMU per circa un ettaro di capannoni industriali. Certo non sono i milioni di euro che il comune di Montalto incassa dall’ENEL per gli ex insediamenti energetici, ma sono comunque una cifra significativa in un periodo in cui i trasferimenti dallo Stato diminuiscono e l’unica alternativa per andare avanti è l’aumento delle tasse locali. Poi ci sono le ricadute occupazionali, l'azienda titolare del progetto dichiara 25 contratti a tempo indeterminato più l'indotto.

6)      Concludiamo con una serie di considerazioni: in Germania esistono 8000 impianti tra biogas e biometano e la loro esperienza dura da alcuni decenni. La Germania non è il Terzo Mondo, lì esiste un forte e consolidato movimento ambientalista. Possibile che siano così fessi da rischiare di mettere a repentaglio la loro salute, la loro agricoltura e il loro turismo? Se l’impianto non venisse realizzato a Canino potrebbe esserlo in uno dei comuni limitrofi, magari a Cellere o a Tessennano o a Piansano o chissà? Credete forse che il digestato non possa essere lo stesso sparso come concime anche nei nostri terreni agricoli? Nessuna legge lo vieta…

 

 

 

Clostridium botulinum al microscopio elettronico Mezzi alimentati a biometano