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Per l'Italia si tratterebbe di far
confluire in questo fondo circa 1200
miliardi di euro, gravati da un
interesse annuo medio del 4% o forse
più, il debito non sarebbe nè
mutualizzato nè a interessi più
bassi di quelli attuali (almeno per
il periodo di durata dei titoli in
corso). Solo dopo l'estinzione di
questi titoli, presumibilmente una
decina di anni o forse più, gli
interessi da pagare dovrebbero
essere inferiori per il (sempre
presumibile) buon rating dell'ERF.
Gli Stati che faranno confluire il
proprio debito nell'ERF dovranno
comunque garantirne il rimborso e i
relativi interessi nella misura di
1/20 per ciascun anno (per l'Italia
si tratterebbe di
circa 100 miliardi di euro per anno,
che è il risultato dell'interesse
composto del 4% per 10 anni e
dell'1,5% per altri 10 su 1200
miliardi). Le riserve auree e
monetarie dell'Italia ammontano a
130 miliardi, gli asset pubblici in
mano al Tesoro (Poste, ENI, Enel,
Ferrovie, etc) sono stimati sui 100
miliardi; si capisce subito che
la garanzia
principale per l'ERF la fornirà il
gettito delle imposte nazionali la
cui esazione dipenderà dall'Erf
medesimo.
Poi c'è il residuo debito
ordinario equivalente al 60% del pil,
circa 1000 miliardi attuali, che
resterebbero a carico dello Stato
alle condizioni attuali, con
interessi sicuramente più alti
rispetto all'ERF e con l'obbligo di
mantenerlo al 60%. Provate a
immaginare (ben che vada) 100
miliardi di tasse in più ogni anno o
100 miliardi di welfare in meno per
20 anni.
Una commissione di esperti
incaricata dall'UE ha espresso
perplessità sulle conseguenze legali
e sociali di una tale architettura
finanziaria del debito, sarebbe
peraltro necessario un nuovo
trattato che dovrebbe essere
approvato da tutti gli stati membri.
Alle condizioni attuali sembrerebbe
difficile che un progetto simile
possa andare avanti, però c'è da
considerare che siamo vicini alle
elezioni, e il giudizio degli
esperti ha subìto sicuramente
l'influenza del vento antieuropeista
che soffia in molti paesi
dell'Unione. Ci sarà sempre tempo e
modo per rifilare ai cittadini
europei degli Stati più deboli un
bel pacco definitivo.
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