La prima certezza che abbiamo è che l’influenza è causata
dai virus.
Il virus è l’elemento vivente più semplice che esista in
natura e per le sue caratteristiche morfologiche e
funzionali è un parassita obbligato; ha bisogno cioè di
nutrirsi a danno di altri organismi.
Mediamente un virus è circa 100 volte più piccolo di una
cellula. Ha una struttura sferoidale e al suo interno ha
naturalmente del materiale genico (DNA o RNA) che gli
permette di replicarsi.
Sulla superficie esterna si trovano delle proteine molto
importanti per la vita del virus : l’emoagglutinina (H) e
la neuroaminidasi (N), in estrema sintesi l’emoagglutinina
permette al virus di entrare nella cellula ospite e di
infettarla mentre la neuroaminidasi permette al virus di
uscire dalla medesima cellula dopo che lì si è nutrito e
moltiplicato. L’emoagglutinina e la neuroaminidasi sono
anche dei cosiddetti antigeni, ovvero i siti cui possono
aderire gli anticorpi per distruggere il virus.
L’influenza è causata
da diversi virus: A, B e C, tutti appartenenti alla
famiglia orthomyxovirus, solo i virus A e B possono
causare le epidemie tra gli esseri umani. Il virus
dell’influenza tipo A è ampiamente diffuso in natura e può
infettare una grande varietà di specie animali compreso
l’uomo. È la causa responsabile delle diverse pandemie. Il
virus dell’influenza tipo B, il cui unico ricettacolo è
quello umano, produce infezioni con le stesse
caratteristiche del virus A. Il virus C ha poco rilievo
come causa della malattia.
L’organismo umano, una
volta entrato a contatto con il virus, è generalmente in
grado di produrre gli anticorpi necessari alla sua difesa.
La Scienza è altresì capace di produrre vaccini che
permettono all’organismo di produrre gli anticorpi
adeguati al virus dell’influenza prima che questa si
manifesti in forma epidemica. La vaccinazione è
particolarmente importante per le popolazioni più a
rischio, quali anziani, bambini, persone immunodepresse.
Il problema principale è che il virus si replica con una
velocità spaventosa e durante la sua moltiplicazione
avvengono delle mutazioni casuali del suo materiale genico
che provocano la nascita di nuovi ceppi virali sconosciuti
agli anticorpi e naturalmente anche ai vaccini. Può anche
accadere che virus specifichi solo per gli animali,
vengano ad interagire con i virus dell'influenza umana e
creino nuovi ceppi capaci di infettare anche l'uomo.
Tutto questo, in presenza di virus particolarmente
aggressivi, può provocare dei problemi molto seri per la
popolazione mondiale.
Per esempio nello scorso XX secolo, la pandemia principale
è conosciuta come “Influenza spagnola” (1918-19) ed ha
causato più di 20 milioni di morti; cominciò durante la
Grande Guerra e si sviluppò in tre fasi: la primavera del
1918 (pandemia “normale”), l’autunno dello stesso anno
(pandemia “assassina”) e la primavera del 1919 con una
diminuzione degli effetti negativi. L’esordio della
pandemia avvenne sul fronte occidentale europeo e per un
certo periodo di tempo venne tenuta nascosta per mantenere
alto il morale degli eserciti. Nella stessa epoca erano
apparse influenze di “alta virulenza” in Africa
Occidentale (Sierra Leone) e in Cina, zona in cui
probabilmente ebbe origine la pandemia. Altre pandemie del
XX secolo hanno avuto luogo nel 1957 e nel 1968. La
pandemia del 1957 (“Influenza asiatica si diffuse in due
ondate nel 1957 e nel 1958, con caratteristiche di alta
morbilità ma per fortuna con basse percentuali di
mortalità. Più recentemente si è avuta, con origine nel
sud-est asiatico, la cosiddetta influenza aviaria, dovuta
al virus denominato H5N1, che per fortuna non ha avuto le
caratteristiche di una vera e propria pandemia.
Dell’influenza suina,
legata al virus H1N1, è ancora presto per trarre delle
conclusioni e stabilire con certezza se gli attuali
allarmismi siano giustificati o meno. Originaria del
Messico, probabilmente da un allevamento di maiali da cui
si è diffusa nell’uomo, ha provocato anche episodi
mortali, sia pur in bassa percentuale rispetto ai malati.
Come è evidente le
sigle che caratterizzano il virus influenzale sono
contraddistinte dall’H di emoagglutinina e dalla N di
neuroaminidasi. Si conoscono rispettivamente 15 sottotipi
(H1-H15) legati all’emoagglutinina e 9 sottotipi (N1-N9)
legati alla neuromanidasi.
In caso di pandemia
mondiale, con un nuovo virus particolarmente aggressivo,
sarà necessario studiare un vaccino adeguato, la cui
preparazione richiederebbe non meno di 6 mesi. Nel
frattempo l’unica difesa disponibile consiste nei farmaci
antivirali che andrebbero somministrati al sopraggiungere
dei primi sintomi della malattia. Al momento ne sono
disponibili due sul mercato entrambi con lo stesso
meccanismo d’azione: inibiscono la neuroaminidasi virale e
impediscono ai virus, una volta entrati nella cellula e
replicati, di uscirne per proseguire nella loro azione
infettiva.
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Figura schematica di un
virus. In verde i "bastoncelli" di neuroaminidasi, in bianco
quelli di emoagglutinina |
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Ipotetico meccanismo
d'azione con cui il virus dell'influenza aviaria,
interagendo col virus dell'influenza umana, possa
trasformarsi in un ceppo attivo sull'uomo e portatore di una
grave pandemia |
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