Ormai è una
costante, quando la situazione si fa critica e resta difficile
portare avanti la tesi che possiamo accogliere tutti i disperati che
arrivano dall’Africa, non resta altro da fare che giocare la carta
del binomio immigrati = ricchezza per l’Italia. Prendiamo come
esempio per tutti il titolone di Repubblica.it del 1 giugno 2016, ma
statene certi ne sono seguiti e ne seguiranno altri:
“Immigrati, un tesoro per l’Erario: pagano 7 miliardi di tasse”.
E giù a snocciolare dati sull’impatto positivo e massiccio del
lavoro degli immigrati sulla nostra economia. Ma è proprio così? I
dati sono esatti e sono interpretati correttamente? Noi nutriamo più
di un dubbio sia sull’esattezza che sull’interpretazione.
Solitamente la fonte di questi dati è la Fondazione Maressa che
opera di concerto con il Ministero delle Finanze. Ci sembra innanzi
tutto che il giornalista di Repubblica.it incorra in una
significativa omissione quando afferma che due milioni di
contribuenti nati all’estero pagano 6,8 miliardi di IRPEF:
“oltre tremila euro a testa”
afferma soddisfatto Vladimiro Polchi. Già, oltre tremila a
testa. Però andrebbe precisato che questa media del tremila (che poi
non è neanche tanto) è calcolata tra quelli che l’IRPEF la pagano.
Il totale dei contribuenti nati all’estero è infatti di tre milioni
e mezzo, il che vuol dire che un milione e mezzo di contribuenti
esteri non pagano nemmeno un euro e quindi la media si abbassa a
meno di duemila a testa.
Ad essere precisi il montante di 6,8 miliardi andrebbe anche ridotto
di almeno 1,5 miliardi perché questa è l’IRPEF pagata da circa
400.000 contribuenti nati in Germania, Svizzera e Francia (che
evidentemente sono figli di italiani emigrati e poi ritornati in
Italia e quindi non c’entrano nulla col fenomeno dell’immigrazione e
non possono ritenersi stranieri). Ecco che la media si abbassa a
poco più di 1500 euro a testa,
la metà di quanto enfatizzato nel titolo.
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A
guardare la tabella delle nazionalità dei contribuenti stranieri
salta agli occhi un altro dato significativo che non viene mai
evidenziato quando si parla di immigrazione: le nazionalità
prevalenti dei contribuenti stranieri sono la rumena, albanese,
marocchina, cinese, ucraina, moldava e indiana. Nessuna di queste,
se si esclude in minima parte quella marocchina, fa parte di quel
fenomeno di immigrazione massiccia dall’Africa che rappresenta
l’attualità del problema. I contribuenti dell’Africa sub sahariana
sono rari, la maggior parte di questi migranti è ignota al fisco e
spesso anche alle autorità. Coloro che trovano un’occupazione nel
migliore dei casi vengono sfruttati a nero nelle campagne oppure
esercitano abusivamente il commercio ambulante nelle spiagge. Vivono
ammassati a decine in piccoli appartamenti fatiscenti e
difficilmente si integrano nelle comunità cittadine in cui vivono.
Quali ricchezze e quali prospettive ci riserva (e riserva loro) un
simile fenomeno? E’ troppo chiedere, per il bene di tutti, che i
flussi vengano regolamentati secondo le offerte di lavoro
disponibili in ciascun paese?
Un altro dato che viene spesso sbattuto in prima pagina a sostegno
della tesi che degli immigrati non possiamo fare a meno dal punto di
vista economico è questo: “Gli stranieri pagano la pensione a
600.000 italiani”. Traduzione: i nati all’estero versano 8,9
miliardi di contributi all’INPS. Sinceramente non si è mai visto un
dato così negativo spacciato per sfacciatamente positivo per
l’economia. A parte che a questo valore va sempre sottratto quello
dei nati in Francia, Germania e Svizzera che ammonta circa a 2,8
miliardi di euro, dobbiamo credere che se
occorrono oltre tre milioni
di lavoratori stranieri per pagare 600.000 pensioni sia un bene
per l’economia? Pensate se il titolo fosse stato: “Ci vogliono
cinque stranieri per pagare la pensione a un italiano”, quale
sarebbe la reazione di chi legge? Cosa succederà tra 20 o 30 anni
quando andranno in pensione gli stranieri che nella loro vita
lavorativa hanno versato contributi di così scarsa entità? Un
ulteriore problema sociale si aggiungerà a quelli esistenti e la
soluzione sarà difficile da trovare.
Ultimo dato, quello che non viene quasi mai mostrato o che viene
manipolato facendo credere una cosa per un’altra (molti di questi
soldi li metterebbe la Comunità europea), è la spesa sostenuta per
l’accoglienza ai migranti. Ebbene noi pubblichiamo una tabella che
non può essere smentita, estratta dal DEF del Ministero
dell’Economia: dal 2011 al 2016
la spesa totale per
l’accoglienza ai migranti è di 12 miliardi di euro in costante
crescita (per il 2016 si tiene conto dello scenario cosiddetto
costante che è superato dagli eventi), la favola che questi soldi li
mette la Comunità europea è smentita proprio dalla tabella in cui
risulta che i contributi UE ammontano appena a 650 milioni di euro
in 6 anni.

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