Quante volte abbiamo sentito
vocaboli come patto di stabilità, fondo salva-stati, spread, troika,
fiscal compact, rapporto deficit pil, unione europea,
commissione europea, bce, rapporto
debito pil, crescita negativa (sic!), derivati, titoli tossici,
obbligazioni, debito sovrano, ecc., ecc.... e al massimo li
associamo ad una sensazione del
tipo
buono o cattivo, ma il più delle volte rappresentano solo un vero e
proprio buco nero nella nostra mente e non ci rendiamo conto di
essere vittime di un nuovo analfabetismo che potrebbe fare più danni
del diluvio universale.
Purtroppo questi termini, e la loro traduzione
nella realtà oggettiva da parte di chi ne tiene le fila, stanno
diventando i padroni dei nostri destini e la loro gestione sta
sfuggendo lentamente, ma inesorabilmente, alle regole della
democrazia condizionando drammaticamente la socialità di interi
popoli, compreso il nostro.
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Ci proponiamo, nel nostro piccolo e nel limite
delle nostre conoscenza, di approfondire i principali argomenti per
renderli più comprensibili al cittadino medio. Cominciamo con il
padre di tutte le storture della cosiddetta unione monetaria
europea: il Patto di
Stabilità.
Tutto comincia nel 1997 quando i paesi membri dell'Unione Europea
sottoscrivono il cosiddetto Patto di stabilità e crescita, che
doveva servire ad assicurare la stabilità della futura moneta unica.
Esso si attua attraverso il rafforzamento delle politiche di
vigilanza sui deficit ed i debiti pubblici, nonché un particolare
tipo di procedura di infrazione, la Procedura per Deficit
Eccessivo (PDE), che ne costituisce il principale strumento. In
base al PSC, gli Stati membri che, soddisfacendo tutti i cosiddetti
parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l'euro, devono
continuare a rispettare nel tempo quelli relativi al
bilancio dello stato,
ossia:
-
un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL
(rapporto deficit/PIL < 3%);
-
un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (o,
comunque, un debito pubblico tendente al rientro)
(rapporto debito/PIL< 60%).
Il deficit pubblico è la differenza tra uscite e entrate nell'anno
di riferimento, mentre il debito pubblico è lo stock di tutti i
deficit accumulati dallo stato. Il PIL (prodotto interno lordo) è la
ricchezza prodotta nell'anno. A valori attuali il PIL italiano
corrisponde a circa 1500 mld di euro e il debito a 2060 mld. Il
nostro rapporto debito/pil è il peggiore dell'unione dopo quello
della Grecia e si attesta a circa 130. Il 3% del PIL corrisponde
attualmente per l'Italia a circa 45 mld.
Premesso che è senz'altro opportuno che gli Stati che fanno parte di
un'unione monetaria si diano delle regole, risulta evidente, a
distanza di 16 anni, che il risultato è fallimentare.
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E' fallimentare perchè si pensava di applicare le stesse regole a
paesi che partivano con situazioni di bilancio diametralmente
opposte e con tessuti economici e sociali profondamente diversi. E'
mancata poi l'equità nell'applicazione delle sanzioni previste nei
confronti dei paesi che non rispettavano le seguenti regole:
-
se il deficit di un Paese membro si avvicina al
tetto del 3% del PIL, la Commissione europea
propone, ed il Consiglio dei ministri europei
approva un
"avvertimento preventivo" (early warning), al
quale segue una raccomandazione vera e propria in
caso di superamento del tetto.
-
se a seguito della raccomandazione lo Stato
interessato non adotta sufficienti misure correttive
della propria politica di bilancio, esso viene
sottoposto ad una sanzione che assume la forma di un
deposito infruttifero, da convertire in ammenda dopo
due anni di persistenza del deficit eccessivo.
L'ammontare della sanzione presenta una componente
fissa pari allo 0,2% del PIL ed una variabile pari
ad 1/10 dello scostamento del disavanzo pubblico
dalla soglia del 3%. È comunque previsto un tetto
massimo all'entità complessiva della sanzione, pari
allo 0,5% del PIL.
-
se invece lo Stato adotta tempestivamente misure
correttive, la procedura viene sospesa fino a quando
il deficit non viene portato sotto il limite del 3%.
Se le stesse misure si rivelano però inadeguate, la
procedura viene ripresa e la sanzione irrogata.
Sapete quali sono stati i primi paesi a sforare
per due anni di seguito il patto di Stabilità?
Francia e Germania nel 2001 e
2002 hanno superato il 3% del rapporto deficit/pil, e sapete
quale sanzione è stata loro irrogata?
Nessuna. E sapete qual è la situazione del 2012? Consultate la
tabella in basso, in rosso sono evidenziati i paesi che hanno
sforato per due anni consecutivi il tetto del 3%.
Dieci paesi su 17 hanno
superato il limite da due o più anni consecutivi, un altro
(Malta) lo ha superato nel 2012. A leggere i giornali e ad ascoltare
i TG sembra che il problema dell'Unione Europea sia solo l'Italia o
la Grecia.

Prendiamo ora il caso dell'Italia che è quello che ci riguarda più
da vicino ed è anche il più emblematico del fallimento dei parametri
istituiti dall'UE. Nel 1997 il nostro debito pubblico era già
stratosferico ed ammontava a 1600 miliardi di euro con il rapporto debito/pil
che
ballava già pericolosamente intorno al valore di 120. La nota
positiva era la crescita costante del pil che si è protratta per
parecchi anni. Forse era allora il caso di sfruttare la congiuntura
favorevole e cercare di azzerare il deficit annuo del 3% che ha fatto
aumentare lo stock del debito di ca 40 miliardi l'anno e lo ha fatto
arrivare a oltre 2000 miliardi, proprio in concomitanza di una crisi
economica globale senza precedenti. Oggi quel 3% è ancora in vigore;
ci stanno riempiendo di nuovi balzelli pur di rispettarlo e
compromettono così anche le scarse possibilità di crescita
economica. Nella realtà si tratta di un valore puramente virtuale.
La matematica ci dice che quest'anno il debito non crescerà solo del 3% del PIL (ca 45 mld) ma
molto di più perchè, come tutti i bilanci che si rispettino, anche in
quello dello Stato italiano ci sono i debiti fuori bilancio (questi
però ce li concede l'Unione Europea), ovvero
i rimborsi dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni nei
confronti delle imprese (ca. 20 mld) e le partecipazioni al fondo salva stati
(ca. 50 mld). Nella realtà il rapporto deficit/pil italiano per il
2013 sarà pari al 7,5% e lo stock del debito crescerà ancora
di oltre 115 miliardi rispetto al 2012, e questo è quello
che conta.
continua....
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