
La copertina del
rapporto di Bendinelli

Pianta dell'area di
Vulci. In rosso è indicato il percorso del canale
idroelettrico |
X. VULCI Recenti scoperte archeologiche
nel territorio di Vulci.
A. Scavi nella necropoli.
— Sulla fine del
1918 la Società per imprese elettriche « Volsinia » iniziava
dei grandi lavori di sterro nel territorio di Vulci presso
il Ponte della Badia, in Comune di Montalto di Castro, per
la costruzione di un canale idroelettrico destinato allo
sfruttamento dell'energia idraulica del fiume Fiora.
L'importanza archeologica di quel territorio è già troppo
nota per potervisi soffermare in una relazione sommaria.
Circa la fine di gennaio 1919 mi fu dato recarmi sul luogo
onde esaminare i lavori eseguiti e da eseguire in rapporto
colla zona d'interesse archeologico.
I lavori di sterro del
canale, parte in galleria, parte in trincea, e per
brevissimo tratto in rilevato, si iniziarono a nord-ovest
del Ponte della Badia, presso una larga ansa del fiume, dove
avviene la presa d'acqua, e attraversando in linea spezzata,
con una direzione costante da nord-ovest a sud-est, la
pianura leggermente ondulata detta delle Pozzatelle. In
tenuta Camposcala, supera in rilevato l'avvallamento che
divide la detta pianura dal terreno collinoso ove sorgono i
primi ruderi visibili dell'antica città; tagliando quindi in
linea diagonale il piano della città stessa, raggiunge con
leggera curva a sinistra il rudere denominato Castellaccio
di Vulci, dove infine la ripida discesa è destinata a
produrre la caduta dell'acqua del canale nuovamente nel
Fiora1. Il territorio attraversato dal canale per
una lunghezza complessiva in linea retta di circa m. 1500,
si divide archeologicamente in due parti: la prima, più a
nord, relativa alla necropoli vulcente; la seconda, a
partire dall'accennato avvallamento fino al Castellaccio di
Vulci, relativa alla città propriamente detta (ved. pianta
alla fig. 1).
Tutta questa parte di
territorio sulla destra del Fiora, pur essendo andata
tutt'altro che
immune dagli
scavi
distruttori cui a
intervalli, dal 1828
in poi,
è soggiaciuto
tutto il territorio di Vuki2, rimane
ciò
non pertanto la meno
conosciuta
e
la meno osservata dagli archeologi; poiché né
la necropoli da questa
parte del
fiume ha mai dato luogo a rinvenimenti rimasti
memorabili
come la necropoli
della riva
sinistra, per la quale basta ricordare
la
tomba Francois, e
la tomba
così
detta d'Iside: né il territorio della
città,
per la scarsa
ricchezza
del
materiale archeologico, ha
mai più
attratto, dopo i primi
scavi
del
1835-36, i
soliti
ricercatori di tesori3. Le uniche tombe sulla
riva destra del Fiora, della cui esplorazione
si
abbia esatta notizia, oltre le poche ricordate da Luigi Canina in
Antica Etruria Marittima, voi. II,
pag.
93,
topograficamente non identificabili, sono
quelle
scavate dalla Missione archeologica
francese
nel 1889,
nelle immediate
vicinanze
del Ponte della Badia,
descritte con
le
relative
suppellettili
da
Stefano Gsell nell'opera citata in nota: un piccolo numero di tombe
arcaiche,
ventidue in
tutto, rinvenute
intatte fra
altre
molte già
depredate.
Quando,
alla fine
di
gennaio
dell'anno
1919, potei
recarmi sul
luogo, trovai i
lavori di
sterro pel canale già
notevolmente avanzati
nel primo tratto.
Si era a
tal uopo praticata
una trincea della lunghezza costante di
metri quattro e
profonda dai due
ai
tre metri dal piano
di
campagna.
Il terreno scavato
appariva
alla profondità
indicata cretaceo e poco
consistente,
salvo
in qualche tratto ove
affiora il
tufo;
onde non era a
stupire che
nessun dato
d'interesse archeologico si fosse
finora rilevato.
Data la natura del
terreno e
il
carattere della necropoli,
consistente di camere
sepolcrali
scavate
nel tufo, bisognava
ritenere che le
tombe
si
trovassero
a
una maggiore
profondità. Sui primi
di febbraio, nell'estremo
tratto di trincea
precedente L’avvallamento,
alla
profondità di metri
2,40, il
piano della trincea
raggiunse
un compatto banco
tufaceo,
dove si aprivano gli ingressi a due
ben distinte camerette
sepolcrali scavate
quasi parallele l'una
all'altra, con
asse rivolto
da
nord a sud,
in
senso obliquo,
cioè, alla
direzione della trincea.
Procedutosi allo sgombro dell'acqua e della terra che
invadeva le camerette, si constatò come le tombe fossero
state già manomesse da metodici ricercatori e vuotate d'ogni
suppellettile funebre.
La prima tomba scoperta era
preceduta da un così detto cassone di forma trapezoidale,
lungo e largo m. 2 circa, nel quale sboccava il corridoio
d'ingresso. Dal cassone si accedeva entro la tomba per
mezzo di una porta alta irregolarmente m. 1,50-1,60, e larga
0,60, la quale doveva esser chiusa per mezzo di blocchi di
tufo. Lo spessore della parete in cui si apriva la porta,
era di m. 0,42. La camera, quadrata, misurava m. 2,20 di
lato. Il soffitto era leggermente incurvato, alto non più di
m. 1,60 dal suolo; l'altezza massima della curvatura sopra
la corda sottesa, di m. 0,10. A sinistra dell'ingresso si
riconobbe una banchina alta m. 0,60, ricavata nel tufo e
guasta dall'acqua, con sopra scarsi avanzi dello scheletro.
In mezzo alla terra molle non si rinvennero che piccoli
frammenti di vasi di bucchero fino, e pezzi di bronzo
sottile laminato, liscio. Il pezzo di bronzo più notevole
rinvenuto, lungo m. 0,24, mostrava di aver appartenuto ad
un vaso di lamina.
Sulle pareti destra e
sinistra della camera sepolcrale osservai due buche o
nicchie irregolari, profonde fino a 70 centimetri, praticate
dai primi rinvenitori della tomba allo scopo di accedere
possibilmente a camere sepolcrali contigue. A poca
distanza, infatti, dalla prima si apriva una seconda tomba
simile, preceduta da un cassone di m. 1,70 x 0,75. La porta,
di forma irregolare, era alta m. 0,85, larga 0,60. Il
soffitto della tomba era a mezza botte rozzamente scavata
nel tufo, con una delle pareti, quella di sinistra, scavata
in modo da seguire la curva del soffitto, mentre la parete
opposta, a piombo, era alta m. 1,30. A sinistra
dell'ingresso una banchina lunga m. 3, quanto la parete,
larga 0,53, alta da terra 0,50.
Da questa prima cameretta,
attraverso una porticella rastremata in alto, praticata
nella parete di fondo, spessa cm. 20, si passava ad una
seconda cameretta, pure con banchina a sinistra. La
differenza di questa seconda banchina rispetto alla
precedente, stava nel fatto che fra le testate della
banchina e le pareti della cameretta correva un intervallo
di cm. 20. Le camerette erano state perfettamente vuotate.
Unicamente sulla banchina della prima cella fu raccolto il
collo di una oinochoe di bucchero, a beccucci, con ansa a
doppio cordone (diam. della bocca, cm. 12). Di nessuna
delle tombe rinvenute mi fu dato di esplorare il corridoio
di accesso, onde non potei accertare se esso fosse a rampa o
a gradini; tanto più che nelle tombe simili descritte da
Gsell, rinvenute sulla destra del Fiora, si osservarono
corridoi di ambe le specie.
Ebbi inoltre notizia che nel
ripulire il piano della trincea, a m. 2,40 dal piano di
campagna, a poca distanza dalle camerette descritte, erano
stati rinvenuti i resti di un seppellimento entro fossa. Mi
furono infatti mostrati, coi resti delle ossa, alcuni
fittili, e cioè i frammenti di una oinochoe di bucchero a
bocca trilobata ed ansa a doppio cordone ; una ciotoletta di
bucchero, a fondo piano ed alto orlo svasato (alt. mm. 45,
diam. mm. 100), ed altra ciotoletta simile, ad orlo
rientrante (alt. 45, diam. 110).
La stretta contiguità fra le
due tombe rinvenute, lascia supporre la presenza di un folto
gruppo di tombe consimili. E realmente, lungo questa
ondulazione di terreno digradante ad est, sono tuttavia
riconoscibili gl'ingressi di altri corridoi sepolcrali già
da tempo esplorati ed ora nuovamente ostruiti.
Un leggero avvallamento
divide l'ondulazione di terreno attraversata dal canale, da
un'altra simile ad est. Anche da questa parte, in occasione
di uno scavo per estrazione di pozzolana, si riscontrarono
gli stessi caratteri archeologici, essendosi trovato il
banco tufaceo compatto disseminato di tombe in forma di
camerette rettangolari sul tipo delle precedenti, con
soffitto a botte, scavate l'una di seguito all'altra. Anche
da questa parte si trovò qualche tomba a più vani. In
nessuna di queste ultime tombe ho notizia che siasi trovata
traccia di banchina naturale. In qualcuna invece fu trovata
la banchina per il cadavere, costruita di blocchi di tufo
irregolari. L'altezza di queste camerette non supera
ordinariamente m. 1,75. Il piano di tombe contigue non si
trova sempre alla stessa altezza: il livello più elevato
delle tombe essendo in rapporto con l'elevazione del
terreno. Ciò che sembra contraddistinguere questo gruppo di
tombe dal precedente è il maggior agglomeramento delle
camere sepolcrali.
Nelle ultime tombe rinvenute
si raccolsero avanzi di vasellame vario, quasi sempre di
tipo grossolano: frammenti di grossi vasi d'impasto scuro,
nonché di rozze anfore di terracotta rossastra, a
ingubbiatura rossa; frammenti di vasi di bucchero di forme
diverse, fra cui facilmente riconoscibili tazze su piede
prive di anse (hólkia),
tazze con
anse alte e piatte (kàntharoi),
tazze
minori a coppa
emisferica e
piattelli, dei quali taluno
di argilla chiara con cerchi concentrici e gocciole in
colore rossastro. Degno di nota
qualche
modesto frammento di
aryballos
corinzio, a decorazione
floreale. Unici vasi
intieri
rinvenuti in
una sola tomba furono i
seguenti :
1) alabastron di
bucchero,
terminante in punta alla
base, alto mm. 105 cfr.
Gsell,
2) attingitoio
di bucchero,
a corpo
rigonfio ed alto
collo, rastremato e svasato ; ansa
piatta, alt.
120
(Gsell).
3) piccolo
aryballos
corinzio, a fasce circolari
nerastre e gocciole, alt. 0,55
(Gsell).
4) vasetto lenticolare di
bucchero, con decorazione a ventagli punteggiati
(Gsell).
Insieme coi vasi fu trovato
un braccialetto di grosso filo di rame : diam. mm. 55.
|