La Casa degli Etruschi

parte seconda
 


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di Giacomo Mazzuoli

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Lastre di rivestimento a rilievo in terracotta ( da Acquarossa, Museo Archeologico di Viterbo)

La casa ha pianta a rettangolo allungato articolata in genere in duo o più vani, ottenuti con muri divisori perpendicolari ai lati lunghi: tutto ciò in funzione delle nuove esigenze dei nuclei familiari ma anche della necessità statica di sorreggere con i muri interni la trave di colmo (columen) divenuta molto lunga e soggetta a pesi notevoli.

Le fondazioni sono realizzate con pietre estratte da cave locali: nell’Etruria Meridionale conci di tufo squadrati in maniera regolare, nell’Etruria Settentrionale blocchi irregolari di alberese o galestro. La giuntura è a secco e gli interstizi, quando i blocchi non hanno forma regolare, sono riempiti con terra o piccoli sassi.

Il pavimento è di solito in terra battuta, esistono esempi non completamente certi, di lastre di pietra usate per ricoprire il battuto. In una casa di San Giovenale lungo le pareti si sono trovati dei ciotoli di fiume, probabilmente per ridurre l’umidità all’interno dell’abitazione.

Poiché nessuna abitazione etrusca è giunta integra fino ai nostri giorni, l’alzato delle case si può desumere dagli scarsi resti rimasti dopo i crolli. Raramente i muri erano costituiti da conci di tufo squadrati e inseriti in un’intelaiatura lignea che ne rafforzava la resistenza. Più spesso i muri erano costituiti da graticcio o mattoni asciugati al sole (crudi). Le murature a graticcio erano costituite da una struttura portante formata da pali maestri verticali infissi nella roccia e collegati superiormente da una trave orizzontale destinata a sostenere la copertura del tetto, ormai realizzato con tegole e coppi di terracotta posti su travi lignee, il tutto quindi con un considerevole peso. Un intreccio di canne o rami di sottobosco, attorcigliati intorno ai pali verticali e ai pali maestri, era destinato a sorreggere il rivestimento di argilla e fango che veniva poi intonacato con uno strato protettivo di calce mista ad argilla.

Un’altra tecnica di costruzione dell’alzato, che evidentemente precorre le attuali gettate in cemento armato, è quella del “pisè”. Murature in “pisè” si ottengono pressando argilla fra due casseforme realizzate con assi di legno o stuoie, a delimitare lo spessore del muro. la muratura così ottenuta non necessitava di pali maestri in quanto aveva una buona capacità portante ed era quindi in grado di sostenere il tetto.


 

Ricostruzione di tetto di abitazione etrusca ( Museo di Murlo)

Ricostruzione di tetto di abitazione etrusca ( Museo di Murlo)

Tegole e coppi etruschi


 
Tegola dipinta, da Acquarossa Coppo con protome, da Acquarossa
Tegola dipinta, da Acquarossa Coppo con protome, da Acquarossa

 

Le terrecotte architettoniche delle abitazioni etrusche

 

Prima degli scavi di San Giovenale, Acquarossa, Murlo e Ficana si credeva che le decorazioni fittili fossero riservate solo ai luoghi di culto. La grande quantità di materiale ritrovato nelle acropoli di queste località ha largamente smentito questa supposizione.

Gli elementi di copertura fittile possono riassumersi in tegole piatte, coppi semicilindrici, grandi coppi di colmo, antefisse, sime laterali e rampanti, lastre di rivestimento dipinte e a rilievo, antefisse e acroteri.

Le tegole sono di dimensione varia e c’è una curiosa tipologia ritrovata ad Acquarossa ed oggi esposta al museo archeologico di Viterbo: la cosiddetta tegola a lucernario con un foro circolare con coperchio mobile che consentiva l’entrata della luce e l’uscita del fumo.

I coppi presentano tipologie e dimensioni molto varie, interessanti quelli terminanti con protomi animali ( di solito grifi o leoni ).

Le antefisse sono un elemento della copertura dei tetti posto sulla testata delle travi o a occlusione dei canali terminali delle tegole negli edifici. Sembravano essere erano uno di quegli elementi  decorativi di pertinenza esclusiva dei templi. Gli scavi di Acquarossa, San Giovenale e Murlo hanno dimostrato la loro presenza anche sui tetti delle civili abitazioni, probabilmente di quelle appartenenti ai ceti più benestanti.

Le lastre di rivestimento in terracotta, che abbellivano il timpano e l’orlo del tetto sui fianchi, erano spesso decorate a rilievo o dipinte.

Gli acroteri che, prima della loro presenza negli abitati civili, si ritenevano di pertinenza esclusiva degli edifici di culto, erano delle decorazioni poste al culmine delle coperture a spiovente.

 

 

Antefissa
Acroterio, da Acquarossa

Antefissa

Acroterio, da Acquarossa

 

 

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