C'E' POSTA PER TE DALL'ETRURIA

Etruschi e francobolli, un interessante lavoro di due appassionati ricercatori

Parte 2^ l'Apollo e l'Hermes di Veio e il Sarcofago degli Sposi


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Prima parte
Seconda parte
Parte quarta
Quinta parte
 

di Michele Tosco e Mauro Sorrentino

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L'APOLLO DI VEIO

 

In realtà l’idea di un francobollo con riferimento agli Etruschi nacque già nell’ottobre del 1922 (prima della marcia su Roma), quando fu indetto un concorso per una nuova serie di francobolli. Tra i vari soggetti V. Grassi presentò il bozzetto di un “Apollo di Vejo” del valore di 25 centesimi (bruno, arancio e carmino), di cui nei due anni successivi furono realizzati dei saggi di stampa. Questa serie, detta “artistica” non fu mai emessa, ma alcuni soggetti furono utilizzati per la serie detta “imperiale” del 1929, tra cui la “lupa” del Paschetto.

Questa statua non è mai più stata rappresentata su dei francobolli, ma il misterioso viso finì su una delle prime schede telefoniche.

La statua di Apollo, in terracotta policroma (attribuita allo scultore etrusco, esperto di coroplastica, Vulca o a un suo allievo), fu ritrovata nel 1916. Risale alla fine del VI secolo a.C. ed è alta 1,80 metri. In origine era collocata sulla trave di colmo del tempio del Portonaccio, a Veio, e faceva parte di un gruppo mitologico con anche la figura di Ercole (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma), che fu smontato e volutamente sotterrato in una fossa, forse poco prima che i Romani di Furio Camillo conquistassero la città nel 390 a.C.

 

 

 

 

  Saggio di stampa dell'Apollo del 1922, francobollo mai emesso

Scheda telefonica SIP con Apollo di Veio

Saggio di stampa dell'Apollo del 1922, francobollo mai emesso

Scheda telefonica SIP con Apollo di Veio

 

L'Apollo di Veio

 

L'HERMES DI VEIO

Faceva parte del ciclo decorativo del Tempio del Portonaccio, dedicato ai miti Greci, anche una statua di Turms/Hermes/Mercurius/Mercurio, di cui è rimasta una splendida testa. Questo reperto fu proposto dalle Poste di San Marino nel 1971, con un francobollo da Lire 80 (colori verde, giallo e nero) facente parte della serie”Arte Etrusca” di quattro valor disegnati da T. Mele che comprendeva anche: un Askos Etrusco da Lire 50 (arancio e nero); il Sarcofago degli Sposi da Lire 90 (verde smeraldo e nero) e la Chimera di Arezzo da Lire 180 (arancio e nero).

Fu anche proposto dalle Poste Magistrali (Sovrano Militare Ordine di Malta) nel 2013, come valore da 1 Euro di una serie di sei francobolli dedicati agli Etruschi della serie “La scultura nell’arte”.

 
    L'Hermes di Veio nella serie di San Marino del 1971

L'Hermes di Veio nella serie di San Marino del 1971
  La serie

La serie "arte etrusca" di San Marino
Serie Busta affrancata con Hermes e Sarcofago degli Sposi, San Marino 1971
L'Hermes di Veio Serie "La scultura nell'arte", Poste Magistrali 2013 Busta affrancata con Hermes e Sarcofago degli Sposi, San Marino 1971

IL SARCOFAGO DEGLI SPOSI 

Nelle due serie filateliche di cui abbiamo appena fatto cenno fu proposto anche un particolare del Sarcofago degli Sposi di Cerveteri, conservato al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia in Roma: le Poste Magistrali con un valore da Euro 0,70 e una fotografia, mentre le Poste di San Marino emisero nel 1971 un valore di Lire 90 disegnato da T. Mele.

 

Falso sarcofago etrusco esposto al British Museum fino al 1930

Cominciamo con il dire che il sarcofago (così chiamato per le grandi dimensioni – quasi due metri - e la forma, in realtà era un cinerario) fu ritrovato nel 1881 in una tomba della Necropoli della Banditaccia in Cerveteri. Era in pessime condizioni e frammentato in più di quattrocento pezzi. Fu acquistato e restaurato nel 1893, come vediamo nella vecchia fotografia proposta per la prima emissione del Francobollo di San Marino. Si tratta di una creazione locale, che richiama i modelli greci dell’Asia Minore e che viene datato al 530 a.C.

Diciamo subito che i volti non sono realistici, non sono dei “ritratti”, infatti se ci fate caso, il volto della donna è quasi identico a quello di suo marito, questo perché furono usati gli stessi stampi, aggiungendo la barba. Gli Etruschi non avevano un viso così particolare, tale da farli sembrare degli extraterresti. I volti lisci ed ovali, il mento appuntito, le labbra sempre sorridenti, gli occhi grandi e a mandorla, le orecchie sporgenti, erano delle convenzioni che richiamavano espressamente le maschere votive greco-orientali. Quindi la donna etrusca non aveva questo viso, ma portava, invece, quel tipico cappello di lana che in latino era detto “tutulus” (in etrusco non sappiamo) e i calzari (tipo polacchine) a punta che i latini chiamavano “calcei repandi”.

A questa famosa coppia di sposi sono stati dedicati altri francobolli, ad esempio: nel 1980 uno da Antigua e Barbuda per la serie “Opere d’Arte”; e un altro nel 1994 dalla Repubblica di Madagascar per la serie” Crocevia di Civiltà”. Nel 2006 le Poste Italiane rappresentarono il Lazio - per la serie “Regioni d’Italia” - con un valore da 0,45 Euro (policromo) disegnato da A.M. Maresca con questo reperto in primo piano e sullo sfondo un tumulo della Banditaccia di Cerveteri.

Questa opera d’arte è molto affascinante, se vi capita andate a vederla a Villa Giulia (dove tra l’altro è molto ben esposta). Ne vale proprio la pena.

Lasciate stare il “clone” realizzato (con la consulenza di Giorgietto Giugiaro) per la mostra in corso a Bologna “Il viaggio oltre la vita”, infatti, sarà pure una replica in perfetta scala, ma manca di qualsiasi fascino, avendo una superficie a buccia d’arancia che mal diffonde la luce, mentre l’originale è liscio, poiché accuratamente spatolato prima della cottura.

A Cerveteri sono state ritrovate altre urne di terracotta molto simili, ma di piccole dimensioni, e un altro “sarcofago” con le stesse misure e quasi identico - nel 1863, sempre alla Banditaccia - che ora è esposto al Museo del Louvre di Parigi, e che - come potete vedere - conserva ancora tracce di colore. Si ritiene che il manufatto (con i visi più tondeggianti del precedente) sia stato prodotto negli stessi anni e dalla stessa bottega.

Le poste francesi nel 2007 hanno emesso un carnet di dieci francobolli (tutti dello stesso valore) dedicati a reperti antichi. Come “antiquité étrusque” una fotografia del sarcofago del Louvre, presentato su uno sfondo con il particolare del viso barbuto dell’uomo.

Esiste anche un terzo Sarcofago degli Sposi, che fu acquistato dal British Museum nel 1873 dall’antiquario (si fa per dire) Castellani. L’opera rimase esposta sino al 1930, quando si capì che era un clamoroso falso realizzato dagli artigiani Enrico e Pietro Pennelli, che si “ispirarono” a quello del Louvre, appena scoperto. Da quel momento il sarcofago fu “nascosto” nelle cantine del museo, da cui è uscito solo nel 2012 per una esposizione  a Montréal.

Il manufatto è una contraffazione talmente grossolana che stupisce come i responsabili di questo importante museo possano essere caduti nella trappola. Se ci fate caso, lei indossa della biancheria intima dell’Ottocento e lui, nudo, ha il tipico pizzetto di quegli anni, anzi (nella cartolina che il museo metteva in vendita) sembra addirittura che se la rida.

  

Il sarcofago degli sposi nel francobollo di San Marino Il sarcofago degli sposi Il sarcofago degli sposi in un francobollo di Antigua ... in un francobollo del Madagascar e nella serie regioni d'Italia, il Lazio del 2006
Il sarcofago degli sposi nel francobollo di San Marino Il sarcofago degli sposi Il sarcofago degli sposi in un francobollo di Antigua ... in un francobollo del Madagascar ...e nella serie regioni d'Italia, il Lazio del 2006

 

 

 

 

 

 

   
 

 


 

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