
La vittoria di Teseo sul Minotauro in presenza
di Atena. Kylix attica a figure rosse. Museo archeologico di
Madrid |
Teseo è l'eroe che,
secondo al leggenda uccise il Minotauro nel labirinto aiutato da
Arianna e dal suo filo che l'aiutò a ritrovare l'uscita. Teseo è
figlio di Egeo e Etra. Dopo che Etra rimase incinta, Egeo decise
di tornare ad Atene ma, prima di partire, seppellì un suo
sandalo e la sua spada sotto un’enorme roccia dicendole che,
quando loro figlio fosse cresciuto, avrebbe dovuto spostare la
roccia con le sue forze e prendersi le armi per dimostrare la
sua discendenza reale. Ad Atene Egeo si unì a Medea, che era
fuggita da Corinto dopo aver ucciso i figli che aveva avuto da
Giasone: ad Atene la sacerdotessa ed il re rappresentavano
quindi il potere ed il vecchio ordinamento sociale.
Una volta cresciuto e diventato un giovane forte e coraggioso,
Teseo spostò la roccia e recuperò le armi del padre. Etra allora
gli disse la verità sull’identità di suo padre, e gli spiegò che
avrebbe dovuto riportare le armi a corte e reclamare i suoi
diritti di nascita. Per recarsi ad Atene, Teseo poteva scegliere
tra due opzioni: via mare (il modo più sicuro) o via terra lungo
un pericoloso sentiero che costeggiava il golfo Saronico. Su
questa strada si apriva una serie di sei entrate al mondo dei
morti, ciascuna delle quali era sorvegliata da un demone ctonio
che aveva assunto la forma di un ladro o di un bandito. Teseo,
giovane coraggioso ed ambizioso, decise di seguire questa via .
Presso la città di Epidauro, sacra ad Apollo ed Esculapio, Teseo
affrontò il bandito Perifete che era solito uccidere i
viandanti con una grossa clava ricoperta di bronzo. Teseo riuscì
a strappare la clava dalle mani di Perirete e la usò per
colpirlo a morte. Decise poi di tenersi la clava, arma che lo
caratterizza quando viene ritratto nelle decorazioni su vaso.
All’imboccatura dell’istmo di Corinto viveva un ladrone di nome
Sini che legava i piedi delle sue vittime alle cime di
due alberi di pino che aveva piegato fino a terra e fissato.
Lasciava quindi tornare gli alberi alla loro posizione originale
e i poveretti finivano squartati. Teseo lo sconfisse e sottopose
lui stesso al suo trattamento prediletto. Quindi ne stuprò la
figlia Perigune, generando così Melanippo.
Appena a nord dell’istmo, in un paese chiamato Crommione, uccise
un enorme e feroce maiale, la scrofa di Crommione che
secondo altre versioni della leggenda si chiamava Fea. Un’altra
versione ancora dice che non si trattava di un animale, ma di
una brigantessa chiamata scrofa a causa delle sue pessime
abitudini.
Vicino a Megara un vecchio brigante di nome Scirone
costringeva i viaggiatori a lavargli i piedi su una scogliera.
Mentre erano chinati con un calcio li buttava giù dalla
scogliera, dove venivano immediatamente divorati da un mostro
marino (secondo alcune versioni da una testuggine gigante).
Teseo gli rese pan per focaccia gettando lui giù dalla
scogliera.
Incontrò poi Cercione, il re di Eleusi, che aveva
l’abitudine di sfidare i passanti ad un incontro di lotta con
lui e, dopo averli battuti, di ucciderli. Teseo sconfisse
Cercione nella lotta e alla fine lo uccise.
L’ultimo bandito che affrontò fu Procuste, che aveva un
letto sul quale offriva di riposarsi ai viaggiatori che
incrociava sulla piana di Eleusi. Quando si stendevano li legava
e provvedeva ad "adattarli" al letto o stirando loro le membra
con delle carrucole o mozzando loro i piedi e le gambe.
Naturalmente Teseo applicò al furfante la stessa procedura che
egli stesso applicava alle sue vittime.Medea e il Toro di
Maratona
Quando arrivò ad Atene, Teseo non rivelò subito la propria
identità. Medea però lo riconobbe subito come figlio di Egeo e
temette che potesse sostituire suo figlio Medo nella successione
al trono: tentò così di provocare la morte di Teseo chiedendogli
di catturare il Toro di Maratona, uno dei simboli del dominio
cretese.
Lungo la strada che portava a Maratona Teseo si riparò da una
tempesta nella capanna di una vecchia di nome Ecale che giurò di
fare un sacrificio in onore di Zeus se l’eroe fosse riuscito
nella sua impresa. Teseo catturò infine il toro ma, tornato alla
capanna di Ecale, la trovò morta. In suo onore allora decise di
dare il suo nome ad una delle zone dell’Attica, rendendo i suoi
abitanti in un certo senso figli adottivi dell’anziana.
Quando tornò trionfante ad Atene ed ebbe sacrificato il toro
agli dei, Medea tentò di avvelenarlo, ma all’ultimo momento Egeo
lo riconobbe dai sandali e dalla spada e strappò la coppa di
vino avvelenato dalle sue mani. Padre e figlio furono così
finalmente riuniti.
Il Minotauro
Il re di Creta Minosse aveva vinto la guerra contro
Atene. Ordinò allora che ogni nove anni (secondo alcune versioni
ogni anno) sette giovani e sette giovinette ateniesi venissero
inviati a Creta per essere divorati dal Minotauro. Quando venne
il momento di effettuare la terza spedizione sacrificale, Teseo
si offrì volontario per andare ad uccidere il mostro. Promise al
padre Egeo che, in caso di successo, al suo ritorno avrebbe
issato sulla nave delle vele bianche. Quando arrivò a Creta
Arianna, la figlia di Minosse, si innamorò di lui e lo aiutò
a ritrovare la via d’uscita dal labirinto dandogli una matassa
di filo che, srotolata, gli avrebbe permesso di seguire a
ritroso le proprie tracce, e una spada avvelenata. Trovato il
Minotauro, Teseo lo uccise e guidò gli altri ragazzi ateniesi
fuori dal labirinto. Teseo portò Arianna via da Creta con sé, ma
poi la abbandonò sull’isola di Naxos e la ragazza, quando si
accorse di ciò che era successo, lo maledisse e pianse talmente
tanto che Dioniso per confortarla le donò una corona d'oro, che
venne poi mutata dal dio in una costellazione splendente alla
sua morte: è la moderna costellazione della Corona Boreale. Al
suo ritorno Teseo e il nocchiero della nave si dimenticarono di
cambiare le vele nere con quelle bianche come promesso al padre
Egeo; egli allora, credendo il figlio morto, si uccise
lanciandosi nel mare, che da allora porta il suo nome. Morto il
padre, Teseo viene proclamato re di Atene.
Piritoo
Il migliore amico di Teseo era Piritoo, principe dei Lapiti.
Piritoo aveva sentito raccontare del suo coraggio e del suo
valore in combattimento, ma volle verificarlo di persona, così
rubò le mandrie di bestiame dell’eroe, portandole via da
Maratona: Teseo si mise allora a cercarle. Piritoo lo affrontò
armi alla mano pronto a combattere, ma i due rimasero così ben
impressionati l’uno dell’altro che anziché combattere si
giurarono eterna amicizia e, insieme, parteciparono alla caccia
al Cinghiale calidonio.
Nel primo libro dell’Iliade Nestore cita Teseo e Piritoo tra gli
eroi più illustri della generazione di eroi che aveva conosciuto
in gioventù "gli uomini più forti che la terra abbia mai
nutrito, gli uomini più forti che andarono contro i più forti
dei nemici, una tribù di selvaggi abitatori delle montagne che
essi distrussero completamente". Di questa tradizione
leggendaria orale citata da Omero, nell’epica letteraria non è
sopravvissuto nulla.
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Teseo uccide
Procuste. Cratere attico a figure rosse |
Teseo uccide
il Minotauro. Coppa a figure nere, VI secolo a.C. |
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