Seconda parte: i
tempi di Pyrgi, Orvieto e Talamone |
|
|
|
 |
|
di Giacomo Mazzuoli |
 |
|
PYRGI
Pyrgi era uno dei tre porti di Cerveteri
e corrisponde territorialmente all'attuale Santa Severa. Proprio nei
pressi del Castello Medievale della cittadina costiera, sulla riva del
Tirreno, si estende una importante area sacra dove ancora si trovano i
resti di due templi etruschi.
L'area sacra, estesa per almeno 6000 metri quadrati, si trova in aperta
pianura, tra l'abitato antico e la spiaggia. Il posto era rinomato il
tutto il mondo mediterraneo per la presenza del santuario dedicato alla
divinità femminile Leucotea-Ilizia, l’etrusca Uni, che fu depredato da
Dionisio di Siracusa nel 384 a.C. Oltre ai due templi, che sono stati
denominati Tempio A e Tempio B, merita menzione la cosiddetta Area
Sacra C in cui furono rinvenute le famose tre lamine d'oro con
iscrizioni etrusche e fenicie. Il Tempio A fu eretto circa nel
460 a.C., adiacente al già esistente B, con analogo orientamento ma
molto più maestoso. Presentava una pianta con tre celle parallele
disposte sul fondo e precedute da un colonnato compreso tra i
prolungamenti delle pareti laterali, secondo uno schema tipico degli
edifici sacri etruschi. Le colonne erano realizzate in tufo intonacato
ed i capitelli erano in peperino. Entrambi i lati corti erano decorati
da un frontone aperto con altorilievi, dei quali il più sontuoso ed
eccezionale fu senz'altro quello posteriore, sia per la composizione
della scena che per la tecnica di lavorazione e montaggio delle lastre
sulle testate del columen e dei mutuli. Gli episodi
raffigurati riguardano la saga dei Sette contro Tebe, scelta che rivela
da parte dei committenti una profonda conoscenza del mito greco e
un'intensa religiosità. Analoga cura fu riposta nell'esecuzione
dell'apparato decorativo della facciata del tempio A, del quale ci sono
pervenute solo quattro figure datate circa al 325 a.C. Il
tempio B, realizzato prima del Tempio A, risale alla
fine del sec. VI a. C.; è di tipo greco con un'unica lunga cella
circondata da quattro colonne sul lato frontale e sei sui lati
laterali. Il tetto, coperto da tegole piane e coppi semicilindrici
secondo il sistema detto "siciliano", presentava una ricca decorazione
policroma, attestata dai numerosi rinvenimenti nonché due frontoni
aperti ornati da altorilievi con soggetti per lo più inerenti al mito
di Eracle.
 |
 |
 |
Modellino del Tempio B di Pyrgi |
Modellino del Tempio A di Pyrgi |
Pianta dell'area sacra |
|
 |
Parte del frontone del
tempio A di Pyrgi (Roma, Museo di Villa Giulia) |
 |
 |
Particolare della
decorazione del tempio B |
Pianta del tempio A di
Pyrgi |
|
IL TEMPIO DI
BELVEDERE A ORVIETO
Il tempio del Belvedere è situato a pochissima distanza dal pozzo
di San Patrizio al limite della rupe tufacea dove sorge Orvieto. La
sua scoperta fa fatta casualmente nel 1828 durante i lavori per la
costruzione di una nuova strada. I ruderi del tempio del Belvedere
costituiscono l'unica testimonianza dell'acropoli etrusca di
Orvieto, infatti nel centro abitato non è rimasto nessun
altro resto di costruzioni etrusche che furono ricoperte, come era
consuetudine, da edifici di epoche successive. Questo tempio
etrusco, tetrastilo, è probabilmente del principio del V secolo
A.C. ed ebbe vita fino ai primi decenni del III sec. A.C.. Di
questo rimane solo il basamento, la scalinata d'ingresso, le basi
di quattro colonne ed alcuni blocchi perimetrali. Al grande
basamento in tufo che sorreggeva le strutture anche lignee si
ricostruisce la pianta con tre celle e pronao con doppia fila di
colonne, nel classico stile del tempio etrusco-italico descritto da
Vitruvio. Il podio su cui si posava il tempio era largo circa 17 m.
e lungo 22 m., raggiungibile mediante l'ampia scalinata che è
ancora visibile. Nel 1925
furono fatte ricerche di scavo che riportarono alla luce, oltre ai
resti murari, molti frammenti di terrecotte ornamentali che lo
avevano rivestito. Questi reperti sono oggi conservate nel Museo
Faina, tra i più significativi citiamo una testa di un uomo barbuto
risalente al IV-III sec. A.C. ed una testa di vecchio riconducibile
al IV A.C. oltre a moltissime antefisse.
 |
 |
 |
I resti del Tempio di Belvedere |
Testa di vecchio proveniente dal Tempio di
Belvedere. Orvieto, museo Faina |
Antefissa di Sileno del Tempio di Belvedere.
Orvieto, museo Faina |
|
|
IL TEMPIO DI TALAMONE
L'odierna Talamone, che oggi dipende
amministrativamente dal comune di Orbetello, è posta su un promontorio
a picco sul mare all'estremità meridionale dei boscosi monti dell'Uccellina.
La località fu
fin dall'antichità sede di insediamenti prima Etruschi (tracce della
città etrusca di Tlamu sono state scoperte nel 1888 su una
collina, detta Talamonaccio, a breve distanza dall'attuale borgo) e poi
Romani. L'importanza di Talamone le deriva dalla scoperta, avvenuta
negli ultimi anni del XIX secolo, dei resti di uno splendido frontone
di un tempio etrusco di età ellenistica in cui è rappresentato il mito
dei Sette contro Tebe. La scoperta è avvenuta in più fasi in seguito
alla costruzione di un fortilizio militare, che portò alla distruzione
di due cinte murarie, di case, di strade, riferibili sia al centro
etrusco di IV secolo a.C. sia all'abitato altomedievale. Furono
recuperate le decorazioni in terracotta di un tempio, il primo nucleo
di frammenti del ben noto frontone. Scavi regolari nella zona sono
stati possibili solo dopo la smilitarizzazione dell'area, negli anni
'60. È stata quindi possibile una nuova e spettacolare ricostruzione
del frontone. Il tempio si
innalzava sulla pendice sud-est di Talamonaccio; la fronte era rivolta
verso il mare e costituiva un punto di riferimento per le navi
provenienti da sud, mentre il monumento non era visibile dalla baia
sottostante. Il frontone presenta al centro
Edipo cieco e inginocchiato, ai lati i suoi due figli morenti Eteocle e
Polinice; a sinistra è Adrasto che fugge su una biga, mentre a destra è
Anfiarao che sprofonda negli Inferi con il suo carro. Il frontone
presenta alcune peculiarità che lo rendono unico nel panorama di
analoghe creazioni nell’intera Etruria. Innanzi tutto il fatto che gli
scultori si siano preoccupati di creare le figure inclinate in avanti,
in modo che dal basso si potesse avere una visione migliore. L’altra
particolarità non trascurabile è data dalla ricchezza dei personaggi e
dalla complessità del "racconto" scultoreo. Subito dopo il ritrovamento
i reperti furono trasportati a Firenze e il fro ntone venne ricomposto
in una sala del Museo archeologico. Dopo i successivi scavi del
1962-1969, ma soprattutto dopo lo straripamento dell’Arno che danneggiò
in maniera grave il Museo fiorentino, si pensò di procedere ad una
nuova ricomposizione dell’intero rilievo, depurandolo di alcune
imprecisioni e arricchendolo di nuovi contributi. Nel 2001 fu deciso di
trasferirlo ad Orbetello dove si trova tuttora.
 |
 |
 |
Il basamento del tempio sulla collina di Talamonaccio |
La parte centrale del frontone del tempio |
Particolare
del frontone |
|

Ricostruzione del
Tempio di Talamone |
|
|
|
|
|