Stralcio della “cartografi a finalizzata” con restituzione
delle tracce archeologiche (in rosso) rilevate nel volo del 1997 e
delle strutture (in nero) riportate alla luce dagli scavi (aerofotorestituzione
G.F. Pocobelli).
In questo studio si è proceduto con una ricerca
dei voli effettuati su Vulci e con la consultazione di circa 50
strisciate, per un totale di oltre 300 fotografie aeree. L’analisi
stereoscopica delle immagini ha permesso di individuare i voli che
per incidenza della luce, tipo di coltivazione e grado di sviluppo
della vegetazione, risultavano più utili alla ricerca; sono state
selezionate 24 strisciate, differenti per scala e periodo di ripresa
(levate del 1944, 1954, 1960, 1963, 1968, 1973, 1975, 1978, 1984,
1986, 1989 e 1997). La possibilità di poter disporre di una
documentazione fotografica che coprisse un arco cronologico di
cinquant’anni ha aiutato notevolmente nell'interpretazione delle
immagini. E' capitato spesso di tracce che, ad un’analisi
approfondita, sono risultate “false tracce archeologiche” perchè
erano determinate dalla dismissione di strade campestri o
suddivisioni agrarie ancora visibili nelle riprese aeree
antecedenti.
Particolarmente
interessanti si sono dimostrate le foto dei piloti della RAF,
effettuate durante il secondo conflitto mondiale, e quelle del “volo
base” del 1954 che documentano una situazione del
terreno
immediatamente prima e subito dopo i grandi sconvolgimenti del
terreno provocati dai lavori agricoli che seguirono la riforma
agraria dell'Ente Maremma.
Cominciamo con le foto del
1944. Naturalmente le tecniche utilizzate non erano quelle attuali,
nè sono stati usati strumenti fotografici stereoscopici; è stato
però sperimentato dall'autore un metodo per “cartografare” le
tracce: con l’ausilio di programmi specifici per il trattamento
delle immagini in campo fotogrammetrico, è stato realizzato un
mosaico aerofotografico georeferenziato che, sovrapposto alla
cartografia, ha permesso di “vettorializzare” le anomalie
archeologiche visibili. Il risultato è un modello tridimensionale
raffigurato nella fig.
.
Un fotogramma prospettico
del 1975 permette di ricostruire molto dettagliatamente
l’organizzazione urbana del settore centrale della città: molto
evidente risulta
la traccia della strada rettilinea che, con
andamento N-S, conduceva all’area forense compresa tra il Tempio
Grande, l’Edificio absidato e l’Edicio in laterizio.
Lunga complessivamente 750 m ca. e visibile in tutti i rilevamenti
aerei zenitali, quindi restituita con estrema precisione con
fotogrammetria analitica, l’ampiezza della traccia risulta essere di
oltre 8 m.
Da questa si dipartivano altre strade di minore
larghezza (tracce di ampiezza tra i 2,60 e 3,10 m), con andamento
E-O, che suddividevano l’area in isolati trapezoidali, di ampiezza
variabile, densamente edificati, come indicano chiaramente le
numerosissime tracce di strutture che permettono di ricostruire, in
alcuni casi, la planimetria delle singole unità abitative con le
ripartizioni interne degli ambienti . In altre foto dello stesso
volo, risulta chiaramente visibile anche l’andamento curvilineo
della strada che, parzialmente riportata alla luce dal Bartoccini e
nota come “cardine massimo”, da Porta Sud-Est arrivava fino ai
margini settentrionali della città.
Numerose e nitide
le
tracce visibili nella zona del Foro,
posto tra il Tempio Grande, l’Edificio absidato e l’Edificio in
laterizio e facilmente riconoscibile in stereoscopia per una
accentuata depressione di ca. m 100 x 60. Tra queste spiccano un
edificio rettangolare con lato settentrionale bipartito
che, inserito all’interno della piazza, può essere interpretato come
edificio con funzione pubblica ed una
struttura quadrangolare con tre absidi
(diametro ca. m. 3) sul lato occidentale, intorno all’Edificio in
laterizio forse la porticus
e le scholae
fatte erigere da L.
Caelius e da
Caelia nella
seconda metà del I sec. a.C. ricordate in un’epigrafe proveniente da
Vulci.
Molto nitide risultano
anche due grandi strutture di forma ellittica visibili a O
dell’Edificio in Laterizio (m 24 x 9,50 e 28 x 11 ca.) ed una di
forma circolare poco più a S (m 14,50 x 11 ca.), con all’interno una
doppia fila di tracce scure circolari, forse da interpretare come
buche di palo per capanne post-antiche. La possibilità di esasperare
l’ingrandimento dei fotogrammi attraverso l’uso di programmi per il
trattamento delle immagini, ha permesso di evidenziare un edificio
posto nell’angolo SO della piazza, caratterizzato da un recinto
quadrangolare che circoscrive una netta traccia scura semicircolare
con una serie di muri ad andamento radiale. Lo sviluppo di questo
complesso sembra corrispondere, anche se con forti dubbi, a quello
riportato alla luce dal Campanari nella prima metà dell’800, di cui
si era persa l’esatta ubicazione, ed interpretato come impianto
termale (le c.d. “Terme Campanari”). Importanti acquisizioni si sono
ottenute anche per il settore nordorientale della città. Le numerose
anomalie da umidità e da vegetazione rilevabili nell’immagine
presentata in fig
, in primo piano l’area dell’acropoli,
si riferiscono ad ambienti quadrangolari scavati nel banco roccioso
affiorante (aree chiare), tra i quali spiccano
tre
ambienti adiacenti di forma rettangolare posti nel punto più alto
dell’acropoli. Ben visibili alcune
tracce scure di forma circolare,
probabili cisterne scavate nel banco
ed il largo fossato difensivo evidenziato dalla vegetazione più
rigogliosa, rilevabile anche in tutti i fotogrammi zenitali, che
risulta ampio circa 23 m. In secondo piano, sono invece
riconoscibili molte tracce pertinenti al tessuto abitativo del
settore NE di Vulci.
Di particolare interesse risulta la grande traccia
scura da vegetazione posta immediatamente ad O del fossato
difensivo: si tratta di un’ampia piazza di forma grossomodo
rettangolare delimitata sul lato O da una serie di ambienti
allineati di forma quadrangolare e sul lato E da alcuni edifici, di
cui uno rettangolare molto allungato. Al centro del lato orientale è
ben visibile una struttura in opera quadrata, probabilmente un
tempio, la cui pianta è evidenziata dalla vegetazione cresciuta tra
i blocchi.
(1) G.F. Pocobelli Vulci: il contributo della
fotografia aerea alla conoscenza dell'area urbana, Libreria dello
Stato, I.P.Z.S. 2004
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Particolare della “Pianta topografica dell’antica città di
Vulci e sue adiacenze” di Luigi Canina (1851).
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Fotografia aerea scattata dalla RAF il 31 maggio 1944
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Schema tridimensionale della città di Vulci con
restituzione delle tracce dedotte dalla fotografia aerea
della RAF del 31 maggio 1944
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Fotografia aerea del 1954
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Fotografia aerea scattata nel luglio del 1997
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Veduta prospettica della città da NE con, in primo
piano, l’acropoli di Vulci (volo 1975)
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Fotografia prospettica del 1975: veduta della porzione
centrale da Ovest
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