
Il Cippo di Perugia (Perugia, Museo Archeologico Nazionale)
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Nel 1822 un violento
acquazzone fece tornare alla luce, nelle campagne di Perugia, un
cippo di travertino rettangolare con iscrizioni etrusche. La
pietra, oggi conservata al Museo della città umbra, testimonia di
un arbitrato, risalente al III – II secolo a.C., tra due famiglie
etrusche, i Veltinia e gli Afonia, per una questione
di terreni e di una tomba a cripta che vi insisteva. L'azione
arbitrale era stata promossa da Lart Afonio che accetta di
cedere 3 napure (misure terriere) come zona di disimpegno
per la tomba dei Veltini e probabilmente anche come strada
di accesso ad essa, si impegna a custodire la tomba e gli arredi
funerari con scrupolo, fa costruire e scolpire a sue spese il
Cippo.La pietra venne conficcata nel terreno fino all'altezza
dell'iscrizione presso il fontanile del capo d'acqua dell'odierno
torrentello Genna e serviva come principale punto di riferimento
per le indicazioni relative ai terreni di cui si discuteva. Come
punto di riferimento veniva considerata anche la tomba e
probabilmente anche il corso del citato torrentello. Il lodo
dell'arbitro determina una permuta di terreni tra i Veltini
e Lart Afonio. Poi indica dove sono esattamente le 12
napure che appartengono a Veltinio.
Inoltre il lodo dichiara che la tomba appartiene ed apparterrà
anche nel futuro alla famiglia Veltinia a norma della legge
etrusca (che dunque la considerava inalienabile), nonostante che
essa insistesse nel possedimento di Lart Afonio. Il lodo
dichiara pure che la stele appartiene ad Afonio,
evidentemente perché l'aveva fatta costruire e scolpire lui a sue
totali spese e con ciò assegnava a lui il problema della sua
custodia. Infine il lodo impone a Veltinio di rispettare,
finché è in vita, le disposizioni dell'arbitro ed inoltre a non
muovere nel futuro causa ad Afonio per quanto viene
prescritto dal lodo stesso.
Le scritte insistono su due facciate del parallelepipedo che
costituisce il cippo, una grande ed una laterale.
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