Non potevamo
mancare la mostra sulle “antiche metropoli etrusche del Lazio” in corso al
Palazzo delle Esposizioni in Via Nazionale a Roma. Quindi vi diciamo subito che
la mostra è più che interessante e va visitata.
Però, visto
che siamo appassionati di tutto ciò che riguarda gli etruschi e ne diamo
puntuale informazione sul nostro sito, non possiamo esimerci dal fare qualche
altra considerazione, meno positiva ma, si spera, non scoraggiante.
Già il titolo
ci sembra fuorviante: le città etrusche, anche le più importanti, avevano poche
migliaia di abitanti. Definirle “metropoli” ci appare decisamente enfatico. E
poi la sede: certo prestigiosa e comoda, ma poco adatta per questo tipo di
mostra. Negli immensi ambienti espositivi i reperti etruschi, quasi tutti di non
grandi dimensioni, “si perdono” e comunque non ne risultano valorizzati. Certo
la ricostruzione di una sezione del tempio del Portonaccio di Veio, visitabile
anche “dall’alto” per apprezzare la conformazione del tetto, richiede una tale
“location”, ma allora perché non fare il passo consequenziale e ricostruire
tutto il tempio o almeno la sua parte anteriore, visto che lo spazio non manca?
La realizzazione sarebbe risultata più spettacolare e scientificamente più
corretta: l’attuale sezione del tempio non è facilmente “leggibile”, almeno non
per tutti.
L'Apollo di Veio
Situla di bronzo dalla necropoli di Olmobello, Bisenzio
Lotta di eroi
vulcenti, affresco della Tomba François di Vulci
Pollice verso invece, e senza riserve, per l’allestimento della
Tomba François di Vulci: passi lo stucchevole (per taluni
suggestivo) espediente di introdurre i visitatori nel buio assoluto
progressivamente infranto dalla simulazione di torce che illuminano
particolari del dipinto fino all’accensione completa delle luci...
che rivelano un ben modesto spettacolo. Le riproduzioni, su un
supporto di teloni di plastica retroilluminati, sono a bassa
risoluzione e risultano assai deludenti, almeno per chi ha potuto
vedere gli originali, che la famiglia Torlonia non ha voluto
concedere in prestito agli organizzatori della pur prestigiosa
rassegna... il che ci convince sempre più della necessità di
espropriare gli affreschi per renderli finalmente accessibili a
tutti.
Moltissimi naturalmente i reperti famosi e di grande interesse, non
solo per i turisti ma anche per gli appassionati e gli studiosi.
Solo che... per allestire la mostra si è praticamente “spogliato”
il museo etrusco di Villa Giulia... e non si comprende molto il
senso culturale di un’operazione che sposta di qualche chilometro
nella stessa città reperti notissimi... anche se ciò può
contribuire ad allargarne la conoscenza anche a chi frequenta
volentieri le mostre – evento e trascura i musei. Spiace anche che
pezzi unici, come la situla bronzea di Bisenzio, non risultino
adeguatamente valorizzati, esposti come sono promiscuamente a pezzi
di minor importanza in una medesima vetrina.
E veniamo alle vetrine espositive:
bene le didascalie poste su entrambi i lati delle teche, ma non si
capisce perché le indicazioni siano spesso collocate non in
corrispondenza del reperto ma... all’estremità diametralmente
opposta! Questo induce il visitatore meno attento a confusioni ed
equivoci, mentre quello più interessato si fa gli occhi strabici
per guardare con un occhio il reperto e con l’altro la didascalia.
Giovane su
ippocampo da Vulci
Capita anche che qualche vetrina sia addossata al muro e questo
impedisce di girarci intorno e guardare i vasi esposti a
trecentosessanta gradi. Ciò ci ha particolarmente infastidito con
riferimento ad un vaso attico – uno dei pochi reperti che non ci
erano noti – su cui era raffigurata una scena di raccolta delle
olive. E capite che considerata la natura del nostro sito ci
avrebbe fatto più che piacere apprezzare anche il “lato B” di
questo importante reperto.
Discutibile anche l’installazione video con il “mito di Adone”.
Anche a prescindere dalla pertinenza le immagini risultano sgranate
e tutto il manufatto sembra stia lì solo ad occupare spazio.
E veniamo al settore dedicato a Tarquinia: qui abbiamo potuto
ammirare per la prima volta il frontone della tomba della
Tarantola, pressoché inedito. Non altrettanto si può dire per i
pannelli della tomba Bruschi che erano stati già esposti qualche
anno fa a Viterbo nella mostra “Scavo nello scavo”. Però c’è da
dire che non moltissimi a Viterbo hanno potuto vederli e quindi è
stata opportuna una riproposta.
Un accenno anche ai pannelli con le indicazioni dei curatori... una
vera falange... da far tornare alla memoria il famoso viaggio di
Craxi in Cina... Ci sembrerebbe più opportuno, anche per motivi di
impostazione unitaria, affidare la cura di tali eventi ad un solo
studioso, magari affiancato da qualche collaboratore, se non altro
per evitare, come abbiamo appreso, che ci si dimentichi di invitare
all’inaugurazione uno dei curatori tra i più autorevoli...
Decisamente positivo il giudizio sulla collezione di libri di
etruscologia per l’occasione in vendita nel book shop del Palazzo:
ci abbiamo trascorso un tempo non inferiore a quello destinato alla
visita! Molti i libri rari che hanno calamitato la nostra
attenzione... Soprattutto vi si può acquistare ad un prezzo
interessante (35 euro) il bel catalogo della mostra.
In conclusione: non fatevi troppo scoraggiare da quanto sopra e
visitate la mostra che comunque vale la pena, fino al 6 gennaio
prossimo.
Testa di ariete
dalla necropoli di Castro
Particolare di
affresco della Tomba Bruschi da Tarquinia