Ponti d'oro
Gli Etruschi erano
maestri nella professione odontoiatrica, lo rivelano alcuni
sorprendenti reperti tombali (1^ parte) |
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di
Vittorio Gradoli |
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C’è un metallo prezioso e raro, conosciuto fin dalla più remota
antichità. Quando è puro è l’unico ad avere un colore giallo
splendente. Per la sua scintillante bellezza fu ben presto caricato di
simbolismi magici e religiosi, e il suo possesso contraddistinse le
classi più agiate. Sto parlando dell’oro, tra i metalli il più duttile
e malleabile, sia a caldo che a freddo.
Si può saldare a se stesso per semplice riscaldamento. Da un punto di
vista chimico si combina difficilmente con gli altri elementi,
l’inossidabilità gli garantisce lucentezza e assenza di patina. È un
metallo nobile e lo si potrebbe considerare “nobile” a tutti gli
effetti, non solo perché chimicamente reagisce con difficoltà. Chiunque
visiti un museo archeologico può notare l’assoluta lucentezza e
perfezione delle antiche monete auree, rispetto a quelle d’argento o di
leghe di rame, ricoperte
di patina opaca. Gli etruschi furono fortemente attratti dall’oro. I
gioielli che seppero fabbricare, ora custoditi nei musei di tutto il
mondo, erano già stimati ed apprezzati dai popoli che
insieme agli etruschi abitavano il mondo antico. C’era poi un’antica
arte orafa nella quale gli artigiani etruschi si portarono ad un
livello di eccellenza raggiungendo vette artistiche (e abilità manuali)
mai superate:la tecnica della granulazione, erroneamente considerata
una tecnologia originale sviluppatasi in Etruria. Risalirebbe invece
almeno al III millennio a.C., come dimostrano gli oggetti ben più
antichi dei manufatti etruschi, trovati nelle tombe di Ur, in
Mesopotamia. Dall’Oriente, la tecnica della granulazione, giunse in
Etruria probabilmente intorno all’VIII sec a.C. Consisteva nel produrre
una grande quantità di piccole sferette auree del diametro di pochi
decimi di millimetro e nell’applicarle, mediante uno speciale metodo di
microsaldatura, sui gioielli che gli artisti forgiavano. Al Museo
Etrusco Gregoriano si può osservare la grande fibula a disco di
ineguagliabile bellezza proveniente dalla tomba Regolini Galassi di
Cerveteri, costruita, appunto, con questa tecnica.
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Moneta proveniente da Populonia ( a destra un disegno esplicativo) e raffigurante quella
che è stata interpretata come una pinza da estrazione dentaria;
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Gli etruschi furono impareggiabili anche in un'altra
tecnica, legata anch’essa alla lavorazione dell’oro: la
fabbricazione di ponti e protesi dentarie, apparecchi che ancora
oggi stupiscono per la loro precisione e robustezza. Alcune protesi
sono state costruite in maniera talmente perfetta da rendere
tuttora difficile il riconoscimento delle zone di saldatura! In
molti casi le protesi venivano applicate semplicemente per motivi
estetici, o per ostentare l’elevato stato sociale di chi poteva
permettersi il lusso di “indossare”
il prezioso oro anche…in bocca. Diversamente servivano per
risolvere le patologie dentarie che affliggevano gli
etruschi o problemi dovuti ai danni che i denti subivano per cause
traumatiche, provocati da incidenti di vario
genere. La carie dentale, malattia che ha colpito l’umanità sempre
con maggior frequenza, è una patologia complessa, determinata da
fattori ambientali (ad esempio l’utilizzo di acqua alimentare priva
di qualche oligoelemento o un’alimentazione ricca di carboidrati),
da fattori personali o da fattori igienici. La “rivoluzione
neolitica” produsse enormi cambiamenti: le società primitive
iniziarono a dedicarsi a forme di economia a carattere agricolo, e
l’uomo si affrancò dallo stato di “cacciatore-raccoglitore” che
fino a quel momento lo aveva contraddistinto. Fu durante questo
passaggio che nacquero le prime malattie dovute al “progresso”,
come la carie dentale. Prima dell’avvento dell’agricoltura,
l’alimentazione era quasi del tutto sprovvista di carboidrati e
piuttosto ricca di fibre alimentari ad azione detergente e di
proteine. I cibi, inoltre, non subivano trasformazioni particolari,
non venivano infatti cotti (o stagionati con la salatura o
l’affumicatura). Lo stato dentale delle popolazioni primitive
risultava essere discreto, le carie erano rare e i denti subivano
danni legati essenzialmente all’usura, favorendo la comparsa di
sintomi dolorosi. In molte antiche civiltà del Mediterraneo sono
state rinvenute dentature usurate, danneggiate da piccoli frammenti
derivanti dalle pietre che venivano impiegate per la molitura delle
graminacee da cui ottenere farina. Nei casi più gravi era probabile
la comparsa di ascessi, che potevano causare anche l’esposizione
della dentina e della polpa dentale, con conseguente infezione del
dente. In queste circostanze la masticazione è quasi impossibile a
causa del forte dolore. Dal neolitico l’alimentazione cambiò:
gradualmente aumentarono gli apporti di carboidrati e diminuirono
le quantità ingerite di proteine e di quelle fibre alimentari che
“pulivano” i denti. Queste nuove abitudini alimentari, combinate
alla minor azione detergente del cibo, furono determinanti nel
favorire l’aumento della carie dentale e delle decalcificazioni,
come rilevato in molte dentature. |
Un elemento di ponte risalente al tempo degli
Etruschi. Il dente artificiale non è stato ritrovato, ma si può
notare come gli incisivi siano trattenuti da una placca in oro -
Museo de l'Ecole Dentaire, Parigi
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Disegni di protesi d'oro "a ponte", costituite da benderelle o anelli
aurei saldati fra loro
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La carie, infatti, è causata da batteri che trasformano gli zuccheri
introdotti con la dieta in sostanze acide che possono intaccare lo
smalto e la dentina, quel tessuto duro del dente che si trova sotto lo
smalto. Oltre alla carie, questi batteri possono causare il tartaro,
trasformando i depositi dei residui alimentari fra dente e dente in
concrezioni che danneggiano le gengive. L’azione dei batteri può anche
favorire l’insorgenza di un’altra terribile malattia dentaria, la
piorrea alveolare, un’infiammazione cronica e degenerativa dei tessuti
che circondano la radice del dente e che porta, nei casi più gravi,
all’espulsione del dente. Luciano Sterpellone, confrontando le
informazioni esistenti nella letteratura scientifica e relativa agli
aspetti
odontoiatrici in epoca etrusca, evidenzia che in Etruria la carie non
doveva essere molto diffusa e che colpisse maggiormente i ceti più
agiati, a causa probabilmente dell’utilizzo di cibi più raffinati,
ricchi di carboidrati e più poveri di fibre. Un’indagine finalizzata a
comparare e misurare la frequenza della carie presso i popoli antichi,
ha evidenziato che tra gli etruschi la percentuale di denti cariati
doveva essere il 4,6%, simile a quella degli egizi (4,5%), più bassa di
quella dei romani (7,7%) e di quella dei francesi dell’età neolitica
(7,3%). La piorrea alveolare, al contrario della carie, sembra che
fosse particolarmente diffusa in Etruria. Ritornando alle protesi
dentarie, la possibilità di disporre di un numero abbastanza elevato di
reperti da esaminare, è in parte dovuto al grande rispetto che gli
etruschi avevano per i morti, ad una devozione tale da dissuaderli dal
profanare la sacralità dei luoghi di sepoltura per
trafugare l’oro dei defunti. I furti nelle tombe avvennero in epoche
successive, a cominciare dai romani, per proseguire fino ai tombaroli
dei giorni nostri. È probabile anche che fossero in vigore speciali
disposizioni a garanzia dell’inviolabilità dei defunti: a Roma, ad
esempio, una legge contenuta nelle XII Tavole del V sec. a.C.,
prescriveva la sepoltura dei cadaveri con le
eventuali protesi d’oro. La stessa legge, tuttavia, proibiva di
tumularlo con altri oggetti preziosi in suo possesso. Si distinguono
due tipi di protesi. Il primo era costituito da benderelle o anelli in
oro saldati tra loro che circondavano e sostenevano i denti
artificiali. Alle estremità l’apparecchio appoggiava sui due denti
sani. Per garantire una migliore adesione del dente sano alla protesi,
i dentisti etruschi utilizzavano un perno che trapassava da parte a
parte la protesi e il dente stesso. La lamina aurea era sempre
piuttosto robusta. |
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Due denti di sostegno circondati da un anello in oro. Mancano i denti
artificiali. Public Museum, Liverpool
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Un anello in oro circonda 2 denti artificiali attraversati da perni; i
denti di sostegno mancano. Public Museum, Liverpool
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