VILLANOVIANI , L'ORIGINE La lontana parentela Ebraica degli antichi abitatori della Toscana di Paolo Campidori
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Etruria Vetus et Nova
- Archivio di Stato Firenze
Rasoio etrusco del IX secolo a.C.
Ricostruzione di capanna villanoviana
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“DA PARTE MIA VORREI ESPRIMERE UN GIUDIZIO SUI ‘VILLANOVIANI’; LO FACCIO PER LA PRIMA VOLTA (IN ASSOLUTO) IN QUESTA OCCASIONE. I VILLANOVIANI (INTENDO QUESTO ANTICO POPOLO ABITATORE SOPRATTUTTO DELLA TOSCANA E DELL’EMILIA ROMAGNA) ERA UN POPOLO NOMADE (II MILLENNIO A.C.) PROVENIENTE DALL’AFRICA DEL NORD O DALLE ZONE PROSSIME ALL’ARABIA ATTUALE. NE SAREBBERO LA PROVA I RASOI A FORMA DI MEZZALUNA (POI DIVENTATA SIMBOLO DELL’ISLAM). SONO QUASI CERTO CHE LA STIRPE DI QUESTI POPOLI SIA STATA IMPARENTATA (MOLTO ALLA LONTANA) CON I POPOLI (ANTICHI) DI ETNIA EBRAICA”. (Da “Villanoviani ed Etruschi sono la stessa cosa?” Articolo di Paolo Campidori del Maggio 2008, pubblicato da Archeomedia il 16 maggio 2008, www.archeomedia.net)
Dunque i Villanoviani che sono giunti in Toscana verso la metà del II millennio a.C. non erano un popolo “unico”, cioè riconducibile ad una sola etnia, ma era una ‘accozzaglia’ (non inteso in senso dispreegiativo, anzi!) di popolazioni NOMADI, che nel loro millenario girovagare si sono “fusi” fra di loro creando una etnia ibrida, una “mezlum” (una mescola, un insieme di razze), come si definiscono infatti gli Etruschi. Queste popolazioni “nomadi per eccellenza”, nel corso dei millenni hanno percorso migliaia e migliaia di chilometri, fermandosi, ora in un posto, ora in un altro. In questi luoghi di percorso si sono uniti con altre popolazioni nomadi, formando quella che loro chiamavano essere una “rasnés”, cioè una nazione di nomadi liberi. Questa ‘nazione’ o ‘accozzaglia’ di popoli nomadi aveva però un ‘popolo guida’ un popolo che aveva come insegna, come simbolo distintivo, una “MEZZA LUNA”, insieme ad altri simboli, come il sole o le stelle. Non poteva essere altrimenti, popolazioni nomadi che vivevano accampati in tende e che spesso dormivano all’aperto (nomadi), non potevano che essere adoratori degli astri. Il cielo, specialmente quello notturno, con la luna e le stelle non è lo stesso cielo che vediamo nelle nostre città “abbacinate” dalla illuminazione elettrica che, per nostra sfortuna ci occulta la cosa più meravigliosa: il creato. Queste popolazioni nomadi, attraverso il creato, adoravano il suo “Fattore” (Creatore). Ecco perché non ci dobiamo stupire che le popolazioni antiche e i nomadi, in particolare, fossero profondi conoscitori dell’Universo. Il cielo stellato era per loro un libro aperto, un libro sapienziale nel quale gli antichi abitatori nomadi facevano risalire la loro ancestrale sapienza e conoscenza del mondo. Nessun extra terrestre è venuto sulla terra, queste sono solo storielline. Ma agli uomini piacciole le fiabe. Dunque questa popolazione (Villanoviani) nomade non era né X né Y né Z. Era invece X+Y+Z quindi non riconducibile a nessun ceppo specifico particolare. Possiamo dire, facevano parte di questo gruppo di nomadi popoli che vivevano nella fascia mediterranea orientale. Questa ‘accozzaglia’ di popolazioni nomadi ha raccolto molte altre etnie nel loro girovagare e, tuttavia, il ceppo principale doveva appartenere a popolazioni che abitavano fra la Siria e l’attuale Israele. Ho l’impressione che la storia dei “villanoviani-etruschi”, più che nella storia di certi popoli antichi civilizzatissimi, come gli Egiziani, vada ricercata “FRA LE RIGHE” della Bibbia, o meglio, nell’Antico Testamento. Ciò non significa equiparare i Villavoviani agli antichi Israeliti. Essi erano sicuramente una componente importante di questa nuova etnia che aveva formato un “popolo nuovo”, popolo che era riconosciuto unicamente per la sua simbologia (molto più efficace della scrittura) riconducibile a segni come la luna, le stelle, il sole e alla raffigurazione di queste attraverso il RASOIO LUNATO, lo SPECCHIO DI FORMA ROTONDA, l’UOVO (simbolo di Rinascita). Non è possibile ricostruire i percorsi migratori battuti da queste popolazioni, poiché questi potevano variare nei secoli. E’ probabile, riferendosi ai nomadi (chiamiamoli Villanoviani) che dal Medio Oriente si siano spostati verso Occidente e che a questi si siano uniti anche etnie provenienti da sud dell’Arabia, dall’Etiopia, dallo Yemen (attuali) e, possiamo pensare, dalle coste dell’attuale Tunisia e Libia, dopo un processo evolutivo, durato secoli, si siano spostati verso la Sardegna e la Corsica e da questa abbiano poi raggiunto le coste Toscane. E’ pure ipotizzabile che altre popolazioni nomadi affini abbiamo raggiunto l’odierna Turchia, Bulgaria, Yugoslavia, Albania (nomi geografici attuali) per arrivare, via mare, in più riprese, alle coste emiliane. Dunque, mi sembra di poter affermare che i villanoviani-etruschi erano un popolo MEDITERRANEO “per eccellenza”, che non provenivano assolutamente dal nord dell’Europa, che non erano né marziani, né venusiani, né saturnini; che erano un popolo “materialista”, nel senso che credevano a ciò che vedevano (luna stelle, ecc.); che per essere un popolo nomade, per forza di cose, praticava l’incinerazione, al contrario degli Etruschi, propriamente detti, che probabilmente non erano più nomadi e praticavano l’inumazione. Ripeto che nella multiforme formazione etnica dei Villanoviani poteva esserci un aggancio NON INDIFFERENTE ANCHE DI ETNIE EBRAICHE ANTICHE (1). Rimando i lettori di questa ricerca-articolo all’opera più universale, più conosciuta in tutti i tempi: l’ANTICO TESTAMENTO, dove insieme alla storia del popolo ebraico, viene narrata anche e soprattutto la storia dell’intera umanità, Villanoviani compresi. (1) Fonte: ARCHIVIO STORICO ITALIANO – Deputazione Toscana di Storia Patria - G. I. Ascoli – IL SEMITISMO DELLA LINGUA ETRUSCA – Introduzione – “L’etrusco si appalesa una favella (lingua) semitica, vale adire, come tutti intendono, una lingua pertinente a quella famiglia di idiomi di cui son membri il fenicio, , più specialmente si addimostra una favella che in qualche modo sta in mezzo fra l’rbreo e l’aramaico. Tale è la sentenza, in cui studi simultaneamente condotti, vennero a concordare, l’uno all’insaputa dell’altro, il Professore al Collegio Romano (Padre Camillo Tarquini ndR) e il professore di Jena (Johan Gustav Sticlel, ndR). Bibliografia: Johann Gustav Stickel – „Das Etruskische durch Erklärung von Inschrften und Namen als Semitische Sprache erziesen“, Lipsia 1858; Padre Camillo Tarquini della Compagnia di Gesù, Professore del Collegio Romano. Nella Civiltà Cattolica fasc. 6 giugno 1857 pag. 551-73 – “I MISTERI DELLA LINGUA ETRUSCA” – Fasc. del 19 dicembre 1857 pag. 727-42.
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