La Cappella Paolina in Vaticano

Voluta da papa Paolo III Farnese, fu costruita da Antonio da Sangallo il Giovane, ed il genio di Michelangelo la trasformò in un capolavoro dell'arte.


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di Anzio Risi

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  La Cappella Paolina, situata nei Palazzi Vaticani a Roma, si trova a lato della più famosa Cappella Sistina con la quale comunica attraverso l'Aula Regia.
Fu commissionata da papa Paolo III Farnese all'architetto Antonio da Sangallo il Giovane, e costruita nel 1537. Antonio da Sangallo il Giovane (1483-1546) fu architetto civile e militare, e si formò nella celebre bottega fiorentina condotta dagli zii, Giuliano (1443/45-1516) e Antonio da Sangallo il Vecchio (c. 1455-1534). Nel 1503 si recò a Roma, dove rimase praticamente per tutta la vita, assieme allo zio Giuliano, per porsi al servizio dei pontefici di casa Medici, Leone X (1475-1521, Papa dal 1513) e Clemente VII (1478-1534, Papa dal 1523). Gli furono affidati incarichi di primaria importanza, come la direzione della fabbrica di S. Pietro (come successore di Raffaello, nel 1520), la costruzione di Palazzo Farnese (poi portato a termine da Michelangelo), quella della chiesa di S. Maria di Loreto al Foro Traiano (1507), la Sala Regia (1537) e la Cappella Paolina in Vaticano, oltre a vari altri edifici pubblici e privati, come la Zecca (ora Banco di S. Spirito), Palazzo Baldassini e il Palazzetto Le Roy. Come architetto militare progettò le fortificazioni urbane di Roma, la fortezza di Caprarola (1515), poi trasformata in villa dal Vignola, la Fortezza da Basso di Firenze (1534-1537) e quella di Ancona (1537).
 
 

 
Veduta della Cappella Paolina
 



Palolo III Farnese
 
 


 

Antonio da Sangallo il Giovane



 

Michelangelo Buonarroti

 

  
  Nel 1534 Michelangelo Buonarroti si trasferì definitivamente a Roma e non fece più ritorno a Firenze. Nel marzo del 1505 il papa Giulio II della Rovere (1503-1513) gli commissionò il suo monumento sepolcrale, dando così l'avvio ad una vicenda di contrasti con il pontefice e i suoi eredi, che si concluderà solamente nel 1545 con la realizzazione di un progetto assai ridotto rispetto al grandioso piano iniziale.
Nel maggio del 1508, dopo una clamorosa rottura e riappacificazione con papa Giulio II, firma il contratto per la decorazione del soffitto della Cappella Sistina, alla quale attende ininterrottamente dall'estate di quell'anno fino al 1512. Cinquecento metri quadri decorati da un solo uomo in quattro anni di accanito lavoro e che rappresentano la piena espressione degli ideali artistici del Rinascimento.
Giulio II muore nel 1513, ed il nuovo papa dei Medici, Clemente VII, si servirà ancora del grande artista. Così come farà pure Paolo III Farnese che gli commissionò gli affreschi per la cappella Paolina ai quali l’artista lavorò tra il 1542 e il 1550, ma anche il compimento di Palazzo Farnese, la sistemazione del Campidoglio, e soprattutto i lavori per San Pietro alla cui fabbrica viene preposto dal pontefice nel 1547. Allo stesso tempo termina diverse sculture, dalla pietà del duomo di Firenze, alla quale lavora nel 1555, alla estrema incompiuta Pietà di Rondanini.
 

 Nella Cappella Paolina, Michelangelo, dipinse due grandi affreschi (entrambi misurano 6,25 metri per 6,61 metri) il cui soggetto fu tratto dagli Atti degli Apostoli concludendo, idealmente, il ciclo pittorico biblico-evangelico così grandiosamente rappresentato col Giudizio Universale nella vicina Cappella Sistina.
Nella “Conversione di Saulo” la scena si concentra tutta nel gesto di quest'ultimo, persecutore convertito che rinasce ad una nuova vita. Nella “Crocifissione di San Pietro” la luce colpisce in pieno San Pietro e l'erezione della croce simboleggia la fondazione stessa della Chiesa. In tutto questo Michelangelo ha inteso celebrare la conversione ed il martirio come momenti decisivi della vita di un cristiano.
 





Conversione di Saulo
 



Crocifissione di San Pietro
 

 

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