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Presentazione |
Castro fu una di quelle capitali create di proposito per fungere da capitale amministrativa e di rappresentanza, oggi la si potrebbe paragonare a Brasilia, Berna oppure a Bonn quando le due Germanie erano ancora divise. Non era infatti la città più popolosa né quella più ricca di storia, né era collocata in una posizione geograficamente strategica tra le terre possedute nella Tuscia dalla famiglia Farnese. Forse fu scelta perché era naturalmente protetta e sufficientemente fortificata, oppure perché era adatta, con le dovute modifiche urbanistiche, a diventare quella città ideale che era nella mente di Paolo III. La città divenne possedimento farnesiano nel marzo del 1537 grazie ad uno scambio con la Camera Apostolica, cui fu ceduta Frascati. Economicamente non fu certo un affare per Paolo III: la rendita di Castro era di appena 230 scudi mentre quella di Frascati raggiungeva i 1200, e quest’ultima era molto vicina a Roma. Evidentemente Castro era il tassello che mancava per completare il territorio di quello che, il 31 ottobre dello stesso anno, divenne il Ducato di Castro, subito affidato a Pierluigi Farnese, il primogenito del papa. La capitale del giovane Ducato aveva bisogno di rinnovare la cinta difensiva ma soprattutto doveva dare al mondo una nuova immagine che riflettesse la potenza dei Farnese, per cui alle opere militari si aggiunsero presto quelle pubbliche, sotto la direzione di Antonio da Sangallo il Giovane e la supervisione dello stesso duca Pierluigi. Il risultato di questi interventi urbanistici fu sicuramente significativo se dobbiamo dar credito a ciò che, nella metà degli anni ’40 Annibal Caro, annotò nei suoi diari di viaggio: “Questa città, la quale altre volte ch’io vi fui per soffiare alle miniere, mi parve una bicocca di zingari, sorge ora con tanta, e si subita magnificenza che mi rappresenta il nascimento di Cartagine”. Molto di quello che sappiamo sulla città lo dobbiamo proprio alle testimonianze di viaggiatori dell’epoca e ai progetti, non si sa se e in quale misura realizzati, del Sangallo. Aprendo una parentesi temporale dobbiamo dire che Castro fu distrutta nel 1649 dopo l’occupazione delle truppe pontificie e fu letteralmente rasa al suolo con un tale accanimento che è difficile ricostruire con certezza persino i suoi palazzi più importanti, le sue piazze e le sue strade. E’ comunque probabile che i sontuosi progetti del Sangallo sul Palazzo Ducale e l’Hostaria furono ridimensionati a causa dei nuovi interessi territoriali dei Farnese a Parma e Piacenza con la creazione di un nuovo Ducato nel 1545 che fu affidato ancora una volta a Pierluigi. Castro conobbe un periodo di declino e si risollevò soltanto a cavallo degli anni 1558 e 1560 per l’intervento del Cardinale Alessandro Farnese, il cardinal “nepote” che chiamò a Castro il Vignola per portare a termine alcuni lavori iniziati dal Sangallo. Ormai però il declino della famiglia era inesorabile: il forte indebitamento causato dagli sfarzi del Ducato di Parma e Piacenza provocò l’intervento del papa Urbano VIII Barberini che nel 1641 inviò un esercito di 6000 uomini a conquistare la città di Castro, solo l’intervento francese e la pace di Venezia dl 1644 portò alla restituzione della città ai Farnese. L’epilogo arrivò pochi anni più tardi, quando papa Innocenzo X, con il pretesto dell’uccisione del neovescovo di Castro Mons. Giarda che sarebbe stata ordinata dai Farnese, inviò un nuovo esercito per un assedio che culminò con la capitolazione definitiva della città il 2 settembre 1649.
Associazione Canino Info Onlus 2008
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