Paolo III e l’arte, un binomio inscindibile. Papa
Farnese fu, per comune riconoscimento, uno dei più grandi
mecenati del suo secolo. I geni dell’arte rinascimentale
lavorarono per lui: da Raffaello, che lo ritrasse quand’era
ancora cardinale, a Michelangelo che su sua commissione dipinse
il “Giudizio Universale” e affrescò la Cappella Paolina; da
Tiziano, che ci ha lasciato del pontefice e dei suoi famigliari
tanti splendidi ritratti al Sangallo, che per la famiglia
Farnese edificò grandiose residenze, tra queste i palazzi di
Roma e Caprarola.
Potrebbe apparire incongruo - prima ancora che
irriconoscente - che l’arte moderna e contemporanea abbia, in
qualche modo, “dimenticato” questa grande figura e steso come un
velo sul suo operato.
Ci ha fatto quindi piacere, passeggiando per gli
stand di Arte Fiera a Bologna - la più importante manifestazione
fieristica internazionale d’arte contemporanea in Italia -
vedere un omaggio a Paolo III da parte dell’artista italiano
Mimmo Rotella. Di origine calabrese, classe 1918, Rotella è
venuto a mancare nel 2006 ed è stato un grande sperimentatore di
tecniche, materiali e linguaggi artistici.
Famoso per i suoi “décollage”, composizioni di
manifesti pubblicitari e cinematografici stracciati, è presente
ad Arte Fiera con un’opera di grande linearità ed equilibrio: si
tratta della semplice riproposizione in monocromo dello stemma
araldico di papa Paolo III Farnese, ovvero lo scudo gigliato
nella classica formazione 3-2-1. Su uno sfondo color giallo
antico è disegnato lo scudo puntinato (convenzione araldica per
indicare il colore o meglio il metallo aureo) caricato con i
gigli rigati in orizzontale da linee parallele (convenzione
araldica per indicare il colore o meglio lo smalto azzurro).
Sopra lo scudo troviamo la scritta in maiuscoletto “FARNESE” e
sotto, sempre in maiuscoletto su due righe sovrapposte,
“PAUL III. 1534 - 1549”
(vale a dire gli anni in cui si
svolse il suo pontificato).
In basso a destra (per chi guarda)
la firma dell’Autore e l’anno di esecuzione: Rotella/65.
L’opera appartiene al gruppo di quelle esposte
per la prima volta a Parigi nel 1965 nella mostra Vatican IV,
ispirata ai lavori del Concilio Vaticano II che concluderà i
suoi lavori proprio in quell’anno. L’artista volle sperimentare
un nuovo procedimento tecnico realizzando immagini ricavate da
negativi fotografici proiettati su tela emulsionata, resa cioè
sensibile all’impressione fotografica, con successiva eventuale
colorazione. I soggetti sono naturalmente di tipo religioso vale
a dire processioni, stemmi e insegne pontificie, ritratti di
papi.
Ci rimane però la curiosità di sapere come mai
l’artista preferì utilizzare nell’opera di cui stiamo trattando
il nome “Paul” al posto del più ortodosso “Paolo”. Chissà,
magari è stato solo un omaggio alla città, Parigi, in cui si
teneva la mostra.
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L'opera dell'artista contemporaneo Mimmo
Rotella |
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