La prima volta che ho
sentito parlare di testimonianze farnesiane nel Duomo di
Monreale, nella parte occidentale della Sicilia, a due passi da
Palermo, la mia reazione è stata quasi di incredulità. Il Duomo,
una delle meraviglie storico-architettoniche dell’isola e tappa
obbligata per chi percorre il gran tour della Sicilia, fu voluto
nel 1174 dal re normanno Guglielmo II di Altavilla e rappresenta
una prodigiosa sintesi di stili tra oriente e occidente, tra
forme romaniche e gusto normanno, arabo e bizantino. La sua fama
universale è meritoriamente dovuta ai mosaici che rivestono le
pareti interne del tempio e ricoprono una superficie immensa -
oltre 7.500 metri quadrati – con storie dell’antico e nuovo
testamento su cui domina, nell'abside centrale, il maestoso
Cristo Pantocrator.
Avevo letto che sul
pavimento di questo splendido luogo visitato ogni anno da
centinaia di migliaia di turisti era riprodotto una stemma
farnesiano. A ben vedere, anche se apparentemente sorprendente,
la cosa si spiega agevolmente se si pensa che il card.
Alessandro Farnese jr., nipote del papa Paolo III, fu vescovo di
questa città per quasi quarant'anni: dal 1536 al 1573. Non
sappiamo quanto tempo il “Gran Cardinale” abbia effettivamente
trascorso a Monreale, fatto sta che dedicò le sue cure non solo
alle anime ma, come era solito, si adoperò per migliorare le
strutture religiose e civili della città. In particolare volle
riportare il Duomo al suo antico splendore attraverso il
rifacimento di uno dei portici e il restauro del soffitto e del
pavimento in marmo: qui appose anche la sua firma, vale a dire
il suo stemma familiare, che ancor oggi possiamo ammirare al
centro della navata.
Ho cercato la
riproduzione di questo stemma un pò ovunque, ma senza esito. Chi
entra nel Duomo di Monreale, giustamente, alza gli occhi al
cielo, abbagliato dai milioni di tasselli aurei che
intrecciandosi danno vita alla fitta trama di episodi biblici e
non presta troppa attenzione al pavimento. A me invece
interessava proprio quello e nessuna immagine reperibile su
testi d’arte o su internet era tale da costituire una
soddisfacente riproduzione.
Per cui... non voglio
dire che ci sono appositamente partito, ma alla prima occasione
di un viaggio in Sicilia ho inevitabilmente salito la collina
sovrastante la “conca d’oro” sulla cui sommità sorge Monreale,
nelle immediate vicinanze di Palermo, e mi sono recato in visita
al Duomo.
Per quanto già edotto
grande è stata la sorpresa, ed anche l’emozione, nel veder
riprodotti sul pavimento intagliati in lamina di marmo non uno
ma più stemmi farnesiani, accompagnati da iscrizioni
dedicatorie. Prima di entrare nel merito voglio però rilevare
che questa testimonianza storico-artistica permane comunque
pressoché ignota ai più: le guide turistiche (nel senso di libri
e opuscoli) non ne fanno cenno, mentre le guide vere e proprie
(vale a dire quelle che accompagnano i turisti) sembrano del
tutto ignorare la cosa. Tant’è che avendo chiesto delucidazioni
e conferme in proposito alla mia guida questa ha bellamente
eluso la domanda, parlando d’altro.
Ma veniamo agli
stemmi: ne troviamo due al centro della navata, entrambi con
scritta dedicatoria; anche nella navata laterale sinistra
troviamo una iscrizione dedicatoria farnesiana sotto diversa
insegna. I due stemmi della navata centrale sono pressoché
identici e appartengono naturalmente al cardinal Alessandro
Farnese jr.: i sei gigli farnesiani intagliati in lamina di
marmo grigio-azzurro nella classica formazioni tre-due-uno sono
inseriti in un ovale con spesso bordo azzurro cupo su sfondo
marrone screziato e inscritti in uno scudo bianco finemente
profilato con linea di contorno scura. Il cappello cardinalizio
color marrone con i suoi cordoni e pendagli sovrasta e in parte
cinge il tutto. Sotto lo stemma prossimo all’ingresso del tempio
si può leggere su cartiglio bianco la seguente scritta
dedicatoria che accompagna il nome del card. Alessandro Farnese
al titolo di arcivescovo vicecancelliere di Santa Romana Chiesa,
con la data del 1564:
ALEX CARD FARNESIUS S.R.E.
VICECACELLARIUS ARCHIEPS
M.
R. ANO M D LXIIII
Sotto lo stemma
prossimo al presbiterio in analogo cartiglio si può leggere, con
qualche margine di incertezza dovuta all’usura dell’iscrizione :
TEMPLA DICAT REX STP ATA SOLO FARNESIUS ADDIT
M
PMOP N INL ALIUD SPLENDIDA TECTA PETUNT
che sembra riferirsi al fatto che il card. Farnese fece
realizzare il pavimento nel tempio dedicato dal re (Guglielmo II).
Sulla navata laterale
sinistra troviamo invece due stemmi del re normanno Guglielmo II
di Altavilla, il fondatore del tempio. Sotto uno di questi è
posto in un cartiglio simile agli altri la seguente iscrizione:
GRATUS ALEXANDER REGI FARNESIUS ARMA
GUILELMO HAEC POSUIT TEMPLA QUOD IPSE DEO
ANNO DOMINI M D L XIX
ovvero: Alessandro
Farnese grato al re Guglielmo pose lo stemma poiché questo
tempio lo stesso (dedicò) a Dio. Nell’anno del Signore 1569.
Si tratta, come
ciascuno può considerare, di un poco noto atto di mecenatismo,
tra i tanti che il Gran Cardinale volle compiere nel corso della
sua vita. Tanto più meritorio, se si vuole, considerato che è
stato realizzato in una terra tanto lontana dal centro
nevralgico degli interessi della nobile famiglia.
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