Nessun personaggio femminile della stirpe Farnese ha mai
suscitato tanto interesse e tanta ammirazione da parte di studiosi,
scrittori o semplici lettori quanto Giulia, sorella di Paolo III e
amante di Alessandro VI: artefice,
nell'opinione comune, delle fortune
del fratello e più in generale di quelle dell'intero casato.
Certo,
le donne presso i Farnese - al di là della loro funzione familiare di
mogli e di madri - non hanno mai avuto un
ruolo o una considerazione particolari. E' pur vero che hanno
dato un contributo rilevante
all'affermazione sociale
del casato, unendosi in matrimonio con i rampolli
dell'aristocrazia italiana ed europea, e realizzando così una fitta
rete di interessi e solidarietà parentali; ma si tratta pur sempre di
un contributo "passivo", frutto di
una costante prevaricazione della loro volontà e della loro
persona, e ottenuto attraverso matrimoni combinati fin dalla più tenera
età.
Giulia, del resto, non ha avuto il destino
tragico di sua sorella Girolama, calunniata ed assassinata per motivi di
interesse dal figliastro Giovan Battista Orsini; né il destino glorioso
di Elisabetta Farnese, regina di Spagna e genitrice di una stirpe
reale. Nella biografia di Giulia non si rilevano episodi di particolare
rilievo, a parte la lunga relazione con papa Rodrigo Borgia.
La
sua vita, escludendo la permanenza a Roma e a Pesaro, si consumò tutta
tra Capodimonte, dove nacque;
Bassanello (oggi Vasanello) dove seguì malvolentieri il
marito Orsino Orsini; Gradoli, luogo di svago feriale; e Carbognano,
il suo buen retiro: qui, abbandonata la corte papale, venne a vivere con il
secondo marito, il gentiluomo Giovanni M. Capece, cortigiano di papa
Borgia, e del quale pure rimase vedova, concludendo in solitudine la sua
vita.
Ma
allora, se questo è il personaggio, se questa è la sua vicenda umana,
perché ancora oggi Giulia suscita tanto interesse, al punto che in
questi ultimi anni sono usciti ben due libri dedicati interamente a lei?
La
ragione è semplice: perché Giulia era bella, straordinariamente bella.
Chiunque
la conoscesse ne restava incantato. La sua era una bellezza che non
ammetteva repliche o condizioni; una bellezza persistente che non sfiorì
con la prima giovinezza ma accompagnò
rigogliosa la sua maturità di donna. Una bellezza oggetto di invidia e
gelosia, talvolta di maldicenza, pur
sempre di ammirazione.
Giulia era semplicemente la
più bella.
Un
destino bizzarro, o forse previdente,
ha però voluto che di lei non restasse una sola effigie. Non un
dipinto, una miniatura, una scultura, un rilievo; non un ritratto; non
una sola immagine che la raffiguri con certezza. Noi possiamo solo
immaginare, fantasticare la
sua bellezza; ma proprio per questo, forse, l'eco del suo fascino è
giunta fino a noi.
Molti
si sono affannati a ricercare il suo volto e hanno ritenuto di
individuarlo nelle varie dame o vergini con liocorno che la pittura rinascimentale ci
ha tramandato, da Raffaello a Perin del Vaga, da Domenichino a Luca
Longhi; altri hanno creduto di ravvisarlo nella venere
armata dipinta da Francesco Salviati nella sala dei fasti farnesiani
di Palazzo Farnese a Roma o nello splendido profilo di donna
inginocchiata nella Trasfigurazione
di Raffaello; i più, conformemente ad una tradizione antica, vedono
Giulia nella statua di donna con fascio littorio, allegoria della
Giustizia, sdraiata ai piedi della statua di
Paolo III nel monumento funebre di quest'ultimo in Vaticano. Una
autorevolissima fonte
storico-letteraria infine (vale a dire il Vasari nelle sue "Vite")
identifica Giulia nella Madonna
con Bambino dipinta dal Pinturicchio nella Sala
dei Santi dell'appartamento Borgia in Vaticano.
Quest'ultima ci sembra l'ipotesi più credibile, sia per l'attendibilità
della fonte, sia per la plausibilità del fatto: Giulia era la favorita
del committente (appunto papa Borgia) ed è verosimile che questi abbia
voluto effigiarla nel suo appartamento. Tanto più che nella stesso è
raffigurata anche Lucrezia Borgia, figlia di Alessandro VI,
e grande amica di
Giulia.
Vi è anche chi ritiene che la
mancanza di immagini sia dovuta ad una sorta di "damnatio memoriae" a cui Giulia sarebbe stata sottoposta
per volere di Paolo III e del cardinal Alessandro Farnese: al primo
ricordava la causa non certo onorevole della sua investitura a
cardinale; al secondo
appariva come un possibile ostacolo sulla strada delle
proprie ambizioni; avrebbero così fatto distruggere tutti i
ritratti di Giulia, il cui solo ricordo era per entrambi fonte di
imbarazzo.
 |
Snella, slanciata, elegante, carnagione perlacea, occhi e
capelli neri: così ci è stata tramandata l'immagine di Giulia
Farnese.
(Modella: Daniela
Crisostomi) |
|
|
Dunque Giulia era
bella. Questo attributo, già a partire dai suoi contemporanei e fino ai
giorni nostri, ha costantemente accompagnato la sua persona e il suo
ricordo, fino a diventare parte integrante del suo nome.
Giulia Farnese per noi, per tutti, oggi come allora, è e sarà
sempre "Giulia la Bella".
Di
questa fantastica bellezza a noi tuttavia sono pervenuti solo pochi e
dispersi frammenti, sotto forma di parole, impressioni, giudizi:
occasionali messaggi nella bottiglia che hanno attraversato l'oceano del
tempo per giungere fino a
noi.
Sappiamo
dunque che i suoi occhi erano vivi e neri: di niger
oculus parla infatti un corrispondente di Cesare Borgia dalla corte di Pesaro,
dove Giulia si trovava insieme a Lucrezia Borgia. Neri erano
anche i suoi capelli e bellissimi a vedersi : "ha
la più bella capigliatura che possa immaginarsi" scrive Lorenzo Pucci, cognato di Giulia, in una lettera
al fratello. La sua carnagione era chiara, dai toni perlacei. Le sue
dame di corte riferirono che era solita dormire in lenzuola di seta nera
per esaltare il suo incarnato pallido e lucente ed infiammare così la
matura sensualità di papa Borgia. Il suo viso era rotondo, le sue gote
imporporate prefiguravano il suo ardore ( quidam
ardor, riferisce il corrispondente del Borgia). Di corporatura
snella e slanciata, Giulia era "la
più bella delle dame" (secondo il nostro). E ancora: "si
è fatta bellissima cosa", ed anche
"nulla di simile vidi mai" per concludere "pareva davvero un sole", scrive il cognato al colmo
dell'ammirazione nella missiva citata. Da altre fonti sappiamo che
brillava per "gratia"
e "allegrezza", unendo
così alla prestanza fisica un carattere piacevole e gioviale.
Questa era Giulia. Una miscela esplosiva di freschezza, garbo e
seduzione.

"Lenzuola
di seta nera e corpo di madreperla"
|
|
Giulia
Farnese nella nostra personale rielaborazione di un nudo di Modigliani |
|
Dunque
era bella.
Ma
la bellezza è una merce pregiata che può inebriare i suoi ammiratori,
soprattutto quando non teme confronti e i suoi estimatori sono ricchi e
potenti. E' un valore che va ben amministrato per trarne il massimo
profitto.
Ben
lo sapevano Giovannella Caetani, madre di Giulia, e Adriana
Mila, sua suocera: due comari di lungo corso, intriganti e prive di
scrupoli. Pensarono bene che un simile tesoro non poteva appassire tra
le mura di un castello e nell'intimità di un matrimonio virtuoso.
Giulia,
non ancora quindicenne, fu così offerta su un piatto d'argento al
lussurioso Cardinal Rodrigo Borgia, che di anni ne aveva quasi
sessanta: un muto patto scellerato dal quale tutti si riproponevano
grandi benefici. Il cardinale poteva aggiungere una nuova perla, la più
delicata e preziosa, alla sua già ricca collezione muliebre. Le due
dame avrebbero usato l'ascendente di Giulia sul cardinale per ottenere
onori e privilegi per i rispettivi figli Alessandro e Orsino. A Giulia,
vittima consapevole e consenziente, restava almeno la
"consolazione" di operare nell'interesse del casato e
soprattutto dell'amatissimo fratello Alessandro, che grazie a lei otterrà
la porpora cardinalizia, primo gradino per l'ascesa al soglio di Pietro.
Adriana Mila, suocera di Giulia, era cugina del Borgia e ben ne
conosceva le inclinazioni: è anche da credere che questa non sia stata
l'unica volta in cui gli ha fatto da ruffiana.
Il
Cardinal Borgia, che di lì a poco sarebbe diventato papa col nome di Alessandro
VI, era - da parte sua- un autentico mandrillo: padre di almeno
sette figli, avuti da donne diverse, aveva un impressionante numero di
amanti. Fu senz'altro uno dei papi più corrotti della storia della
Chiesa: nepotismo, lussuria, simonia e finanche omicidio e incesto, di
tanto si fregia il suo curriculum di turpitudini (vere o presunte).
Ebbene,
è singolare notare come un tale uomo, per il quale il papato era più
che altro il modo per poter esercitare impunemente un potere personale
pressochè illimitato, abbia voluto tramandare di sé ai posteri
un'immagine pia e compita, facendosi ritrarre dal Pinturicchio
devotamente in preghiera, in ginocchio e a mani giunte, ai piedi di un
Cristo risorto, seppur paludato in una pianeta incredibilmente ricca e
sfarzosa che lo avvolge completamente, lasciando scoperti solo
il capo e le mani.
Quella
che, tuttavia, avrebbe dovuto essere una semplice storia di letto si
trasformò imprevedibilmente per il vecchio papa in una incoercibile
passione senile, devastante e ossessiva, la cui fiamma brillò
lungamente, alimentata da un desiderio accecante e da una gelosia
morbosa e a tratti delirante.
Un
uomo innamorato talvolta si rende patetico, altre volte ridicolo.
Rodrigo, il feroce, risoluto, spregiudicato epigono della possente
schiatta dei Borgia, ammorbato dalla passione per Giulia, fu
l'uno e l'altro. "Julia
ingrata et perfida" scrive Alessandro VI alla sua amata, avendo
saputo che "la Bella" non intende raggiungerlo se non con il
consenso del marito Orsino (!), "…benché
fin qui assai comprendessimo l'animo tuo cattivo et de chi te
consiglia" prosegue il papa, alludendo alle due comari
Giovannella e Adriana che con un ben dosato dai e prendi manovravano
Giulia secondo i loro interessi, eccitando nel contempo la bramosia del
Borgia, "… sub pena
excomunicationis late sententie et maledictionis eterne te comandamo che
non debi partir… ni manco andar a Bassanello per cose concernente lo
stato nostro". Con una formula curiosa, che sembra tratta pari
pari dal manuale di scongiuri di un mago da baraccone, in un latino
maccheronico, fuso e contaminato con un italiano sgrammaticato, il
pontefice arriva a minacciare la scomunica a Giulia se avesse osato
raggiungere il marito!
Analoga
minaccia e identica formula di scomunica con in sovrappiù "…et
confiscationis omnium bonorum vostrum", vale a dire la confisca
di tutti i beni, per Adriana Mila: "finalmente
el vostro cattivo animo et maligna havite scoperto…" scrive il Borgia alla cugina, "rea" di voler
riportare Giulia al figlio Orsino!
Ce n'è anche per il cardinal Farnese al quale il papa rinfaccia
subito "Domine cardinalis,
sapite quanto habiamo fatto per voi…". Non solo, per venire
senza equivoci al nocciolo della questione, nella stessa missiva il
Borgia scrive al futuro papa Paolo III: "non
se haveressimo mai persuaso che così presto ve ne dovevate escordare et
preponere Ursino a noi…".
Sproloqui
di un uomo innamorato, appunto.
 |
 |
Ritratto presunto di Giulia Farnese (dalla Trasfigurazione di Raffaello, 1520). |
Tomba di Paolo III, presunta raffigurazione di Giulia |
|
|
 |
Dama con liocorno (potrebbe essere Giulia, Raffaello 1505). |
|
 |
Alessandro VI, fu a lungo amante di Giulia (Pinturicchio, 1495 ) |
|
 |
La Rocca di Capodimonte, qui Giulia Farnese nacque nel 1474
(1) |
|
 |
Copertina del libro del
Fornari |
|
 |
Dama con liocorno, presunto ritratto di Giulia ( Luca Longhi, 1507- 1580) |
|
 |
Lucrezia Borgia, grande amica di Giulia (Pinturicchio 1495 ) |
|
 |
Copertina del saggio dei
coniugi La Bella |
|
 |
La Rocca di Vasanello, qui Giulia visse con il marito Orsino Orsini
(2) |
|
 |
La rocca di Carbognano, qui visse Giulia con il suo secondo marito
(1) |
|
 |
Rocca di Carbognano, la finestra di
Giulia.(2) |
|
 |
Rocca di Carbognano, architrave con iscrizione Iulia Farnesia
(2) |
|
 |
Vergine con Liocorno, per alcuni Giulia Farnese (Domenichino, 1605) |
|
|
|
|
|
|