Paolo III Farnese, un papa casa e chiesa
 

Verso il papato


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di Giuseppe Moscatelli

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Verso il papato

 
Paolo III aveva un motto, anzi più avanzava con l’età più amava sentenziare. Sul suo stemma papale fece scrivere “FESTINA LENTE”, come dire “Avanti! lentamente...”. Saggia considerazione che il Manzoni fece sua con quel “Adelante... con juicio” che nei Promessi Sposi il funzionario spagnolo Antonio Ferrer rivolge al suo cocchiere nel bel mezzo della rivolta per il pane di Milano. Al nipote prediletto, lo scalpitante card. Alessandro jr., altra volta raccomandò di far “capitale del nostro proverbio” che il pontificato non bisogna cercarlo perché “chi lo cerca non lo trova”. Proprio così scrisse, “proverbio”: e sarebbe interessante farne una silloge, da offrire in riflessione a tanti smaniosi emergenti di oggi. Lui, il santo padre, aveva fatto di necessità virtù e la pazienza, la condiscendenza, la diplomazia erano assurte a sue direttrici di vita: “...e per un minimo accidente bisogna variare il conseglio…” scrive ancora al nipote nella suddetta lettera.

Papa Paolo III, dipinto di Tiziano (part.)

Papa Alessandro VI Borgia
 
 
Di pazienza ne aveva più di Giobbe: il card. Alessandro Farnese sr. era perfettamente consapevole che a lui spettava portare ai più elevati esiti storici le sorti della sua stirpe: questa era la missione che la famiglia gli aveva affidato; ma sapeva anche che bisognava mettersi in fila, aspettare il proprio turno. Nel 1503 ad esempio, alla morte di Alessandro VI Borgia, si sentiva già abbastanza forte da proseguire nella sua carriera senza l’aiuto del suo interessato protettore. Non era però certo quello il momento di buttarsi nella mischia. Dal cilindro del conclave uscì così il nome di Francesco Todeschini Piccolomini, già anziano e alquanto malandato, che in omaggio allo zio papa Pio II scelse per sé, prevedibilmente, il nome di Pio III.

  Durò neanche un mese e toccò a Giuliano della Rovere rimpiazzarlo, con il nome di Giulio II. Alessandro seppe trarre profitto dall’appoggio concesso in conclave al nuovo papa: intanto Laura, figlia di sua sorella Giulia, si unì in matrimonio con Nicolò della Rovere, nipote del papa; ma soprattutto questi legittimò i due figli maschi - Pier Luigi e Paolo - che Alessandro aveva avuto da Silvia Ruffini, spianando così loro la strada per una futura eventuale successione. Ne 1513, dopo due lustri di pontificato, anche per Giulio II arrivò il momento di ritornare alla casa del Padre e per Alessandro quello di trepidare per la speranza.
Non se ne fece niente: scese in lizza il card. Giovanni de’ Medici, suo amico e compagno di studi alla corte di Lorenzo il Magnifico (che era suo padre) e ad Alessandro non restò ancora una volta che farsi da parte.

Papa Pio III Todeschini Piccolomini

Papa Giulio II Della Rovere, dipinto di Raffaello
  
 
Come avrebbe potuto contrapporsi al figlio del suo antico protettore? colui che per primo si era prodigato per la sua carriera ecclesiastica? No, non poteva. E infatti appoggiò la candidatura di Giovanni, contribuendo alla sua elezione. Non solo, toccò proprio a lui annunziare l’“habemus papam” ed incoronare il pontefice che prese il nome di Leone X. Le fortune di Alessandro si incrementarono con il pontificato del papa-amico che, forse memore delle antiche confidenze e delle complici esperienze giovanili, sembrava non volergli negare nulla. I due amici andavano insieme a caccia nei rigogliosi feudi del card. Farnese, ricchissimi di selvaggina, a Canino e nell’isola Bisentina, consolidando l’affetto antico che li legava e che mai venne meno. Forse Leone X gli avrebbe lasciato anche il papato, se avesse potuto designare il suo successore.

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