Uomini e donne di casa Farnese

PIER LUIGI JR. , IL PEGGIORE DEI FARNESE

Parte Prima

di Giuseppe Moscatelli

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Un delitto, per cominciare

 

    Sono cosa nostra, i Farnese.

La famiglia che per oltre due secoli ha recitato da protagonista sul palcoscenico della storia d'Italia, imparentandosi con i più bei nomi  dell'aristocrazia e della nobiltà nazionale ed europea, ha avuto le sue origini, la sua culla neonatale, nelle campagne tra Ischia e Farnese ; ha dispiegato le sue prime fortune tra Latera, Valentano, Canino; ha visto crescere la sua prosperità, la sua fama, il suo potere e la sua influenza affacciandosi  alle finestre delle sue residenze, maestose e imponenti, a Gradoli, a Caprarola, a Capodimonte.

     Brutta gente, i Farnese.

Soldataglia, mercenari, briganti. Pronti ad offrire la propria spada e il proprio petto a servizio di questo o quel signorotto, di questa o quella città, pur di riscuoterne il prezzo. Violenti, attaccabrighe, arroganti. Disposti alla rissa, all'oltraggio, al saccheggio.

Questa attitudine e inclinazione guerresca fu un dato costante che accomunò le generazioni  Farnese sin dalle origini (che qualcuno fa risalire a prima dell'anno mille) e le accompagnò fino alla  estinzione del casato, avvenuta nel 1731 con la morte di Antonio, ottavo duca di Parma e Piacenza, l'ultimo Farnese.

Furono guerrieri, condottieri, capitani di ventura: talvolta impegnati su fronti opposti, ma sempre con un forte, preminente e  radicato senso di appartenenza familiare. Non è un caso se la loro onomastica vede il susseguirsi, nei secoli, di una rete inestricabile di Pietro, Ranuccio, Alessandro, Ottavio, Orazio. Non è un caso se i loro ecclesiastici, a cominciare dal papa Paolo III, praticarono uno nepotismo sfrenato. Non è un caso se le loro donne, a cominciare da Giulia "la bella", si prestarono a sacrificare la loro volontà e, talvolta, la loro dignità sull'altare dell'ascesa del casato.

Intanto, però, dalle native campagne della Tuscia si erano trasferiti, per seguire la vocazione militare, in quel di Orvieto. Qui, intorno al  1100, troviamo Pietro (Petrus Farneto), capitano di ventura e  fondatore di Orbetello, che  viene dai più considerato il capostipite della dinastia.

Il richiamo del natio borgo selvaggio, tuttavia, non doveva essersi spento, se nel 1368 ritroviamo i nostri ben insediati nella signoria di Valentano, concessa loro da Urbano V per servizi di guerra.

 

La Rocca Farnese a Valentano

 

Dall'alto della Rocca di Valentano, splendida terrazza tra lago e mare, lo sguardo avido di conquiste  poteva liberamente spaziare su tutto quello che sarebbe diventato il loro territorio: a nord, verso Gradoli e Grotte; ad est verso Capodimonte e Marta; a sud verso Ischia, Farnese, Canino… fino a Montalto, fino al Tirreno. E' da Valentano che inizia la riconquista Farnese del territorio.

Il primo atto di questa riconquista fu un delitto, atroce quanto proditorio.

Si tratta  di un episodio poco conosciuto, e forse poco rilevante dal punto di vista storico, ma utile per comprendere  lo spirito che  accendeva quegli animi e i metodi che avrebbero utilizzato per raggiungere i loro scopi.

Da Valentano a Piansano è un tiro di schioppo. Puccio e Ranuccio,  figli di Nicola Farnese, più di una volta avevano già rimuginato in proposito. Certo, il castello era povero ed anche piuttosto malridotto; e poi tra i Farnese e Ugolino di Montemarte, feudatario di Piansano, correvano rapporti di parentela e amicizia. Ma la tentazione era forte: la signoria su Valentano stava un po’ stretta ai giovani Farnese e la preda sembrava fin troppo a portata di mano. Fu così che nel 1387 Puccio e Ranuccio abbandonando ogni indugio  passarono all'azione: tanto più che il conte Ugolino era lontano e il momento appariva propizio. C'era solo da superare la diffidenza del castellano. Questi, infatti, ben conoscendo il carattere dei prepotenti vicini,  già noti in tutta la zona per le loro ribalderie, se ne stava rintanato nel castello. I due, tuttavia, non si persero d'animo: dalla rocca di Valentano, sui loro cavalli, scesero verso Piansano e con un inganno ben congegnato convinsero il castellano ad abbassare il ponte levatoio. Quindi, più abili di mano che di coltello, non esitarono a strangolarlo, impadronendosi così del castello di Piansano.

Con questo delitto a tradimento i Farnese marcavano il territorio e intraprendevano quel percorso di conquista che d'ora in poi sarà inarrestabile.

La Rocca di Piansano, dove avvenne il delitto di Puccio e Ranuccio Farnese

Targa lapidea del 1585 apposta sulla "Fonte del Giglio", unico  reperto superstite della presenza farnesiana a Piansano


 

Precocemente degenere

 

Pronipote di tali avi, nel 1503 nasceva Pier Luigi jr., figlio bastardo del cardinal Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III.  Questa sua origine "spuria" fu per lui una spina nel fianco per tutta la vita, e contribuì  in modo forse determinante alla formazione del suo carattere: fatto sta che anche ai tempi del ducato i nobili piacentini lo chiamavano con disprezzo "il bastardo del papa".

Non si conosce, con sicurezza, chi fu sua madre: secondo alcuni  si trattò di Silvia Ruffini, gentildonna romana che avrebbe dato al futuro papa altri tre figli: Costanza, Paolo e Ranuccio. Pier Luigi, figlio primogenito e amatissimo dal padre, sarà il primo ad essere legittimato,  già nel 1505.

Pier Luigi manifestò fin dalla prima giovinezza quei tratti caratteriali, inclinazioni e mancanza di equilibrio  che  lo renderanno tristemente famoso tra i suoi contemporanei e che tanto faranno penare il vecchio padre, che pur aveva trascorso, fino alla maturità piena, vita da gaudente e tutt'altro che irreprensibile. Soprattutto evidenziò una precocissima sensualità, se si deve prestar fede alla notizia, per altro autorevolmente sostenuta, secondo cui a soli dieci anni, nel 1513,  si unì in matrimonio con Gerolama Orsini, figlia di Lodovico, conte di Pitigliano. I più tuttavia ritengono, con buona ragione, che in quella data fu solo stipulato lo strumento notarile di fidanzamento, e che il matrimonio vero e proprio avvenne più tardi, nel 1519, con la fastosità consueta dei Farnese nella Rocca di Valentano.


E' ben evidente che i matrimoni di casa Farnese non furono mai matrimoni d'amore, essendo sempre stati finalizzati alle fortune del casato. Il matrimonio di Pier Luigi non sfuggì a questa regola: Gerolama si rivelò tuttavia moglie fedele e devotissima, nonostante gli eccessi, la brutalità e le stravaganze del marito.

Pier Luigi Farnese jr., figlio primogenito di Paolo III.

Gerolama Orsini, moglie di Pier Luigi Farnese jr.

 

Piatto commemorativo delle nozze di Pier Luigi Farnese jr. e Gerolama Orsini, con gli stemmi dei due casati uniti, conservato presso il museo di Valentano


 

 

Pier Luigi e la giovane moglie si sistemarono nella Rocca di Valentano.

L'aria salubre e fresca dei monti volsini e la vita quieta di palazzo non erano tuttavia tali da poter arginare il suo spirito guerriero e  soprattutto non favorivano quelle occasioni che la sua natura violenta e perversa auspicava .  Si rivolse quindi ben presto al mestiere di famiglia: il mestiere delle armi.

Inizia così una carriera militare che lo vedrà coinvolto su più fronti e al soldo di più padroni; talvolta contro i suoi stessi familiari, e in controtendenza rispetto alla tradizionale posizione filopapale dei Farnese. Non fu semplicemente soldato o mercenario; fu -nel senso originario ed epico del termine- un autentico guerriero: selvaggio, primordiale, amorale. Non gli difettarono coraggio e ardimento: fu forte, audace e risoluto; eroico se vogliamo, ma a tal punto efferato da ripugnare i suoi stessi committenti.

 

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