s

MEMORIE FARNESIANE NEGLI STEMMI CIVICI DEI PAESI DEL DUCATO DI CASTRO

Dove ancora fioriscono i gigli


Stampa

 

di Giuseppe Moscatelli

Clicca sull'immagine per corrispondere con l'autore


 

Cosa rimane dell’eredità farnesiana nei paesi che furono nel Ducato di Castro e più in generale in quelli su cui esercitò la sua influenza la nobile famiglia? Non vogliamo oggi parlare delle rilevanti testimonianze architettoniche e artistiche di cui, peraltro, ci siamo spesso occupati e di cui troverete ampia documentazione su questo sito. Quello che qui ci interessa è verificare quanto nell’araldica civica di tante città e paesi del nostro territorio è rimasto dell’armi, simboli e stemmi  degli antichi signori.

Cominciamo, in ordine alfabetico con ARLENA DI CASTRO. Il paese conserva già nel nome la memoria della sua origine e così i tre gigli in formazione orizzontale che troviamo nella parte alta dello scudo sono filologicamente corretti: azzurri su fondo oro, almeno per metà stemma, quella con effigiato il cipresso; mentre l’altra metà, quella che incorpora una torre con merli naturalmente guelfi, è invece su fondo rosso.

Il cane rampante su fondo rosso domina invece lo stemma di CANINO che riporta nella parte superiore i tre gigli nella formazione 1-2, seppur in un incongruo color oro.

Per molti aspetti simile lo stemma di CAPRAROLA il cui scudo è occupato, su sfondo celeste, da due capre rampanti affrontate che con le zampe superiori sorreggono il giglio, anche in questo caso color oro.

A CASTIGLIONE IN TEVERINA, nota per il suo vino, nessun segno grafico promuove tale vocazione, in compenso il suo passato farnesiano è celebrato con tre gigli azzurri su fondo oro che, in formazione 1-2, sovrastano il castello turrito.

A CELLERE domina il cervo, anch’esso rampante, su sfondo grigio azzurro, mentre piccoli gigli in oro “coronano” l’interno dello scudo  in posizione sfalsata 1-2.

Maggior cura filologica ci saremmo aspettati da FARNESE, paese per molti all’origine della dinastia e da cui comunque mutuò il nome. Qui la “farnia”, specie di quercia che cresce nelle campagne del luogo, la fa da padrona seppur affiancata da due gigli oro su fondo rosso.

Nello stemma civico di GROTTE DI CASTRO, comune che richiama la sua origine già nel nome, i tre classici gigli sfalsati in formazione 1-2 invertono anch’essi i colori: oro su fondo azzurro piuttosto che, come sarebbe corretto, azzurro su fondo oro. Completa lo scudo nel vertice in basso la grotta buia dentro la quale risplende la cometa.

E veniamo ad ISCHIA DI CASTRO, ulteriore paese dal nome già di per sé farnesiano; potremmo qui ripetere quanto sopra riferito per Grotte: inversione dei colori nei tre grandi gigli oro su fondo azzurro che in formazione 2-1 occupano interamente lo scudo, privo di ulteriori elementi grafici.

Ed eccoci a PIANSANO: lo scudo, su cui campeggia in alto in posizione centrale il giglio oro su fondo azzurro, è arricchito da due colli stilizzati su cui crescono due piante di vite, ciascuna con un grappolo pendente di uva rossa.

Lo stemma civico di TESSENNANO, il più piccolo comune del viterbese, vede due gigli finalmente azzurri affiancare la torre su fondo rosso (piuttosto che oro).

Chiudiamo questa rassegna con VALLERANO, il cui stemma civico è caratterizzato da un unico grande giglio anche in questo caso color oro su fondo azzurro.   

Come si può ricavare da queste brevi considerazioni sembra che gran parte dei comuni ricordati, pur riportandosi espressamente alla memoria farnesiana inserendo nel proprio stemma civico uno o più gigli, non abbiano poi avuto a cuore una corretta espressione dei colori. Questo si può forse spiegare con il fatto che tutti o quasi gli stemmi farnesiani che decorano porte e portali di palazzi, chiese e abitazioni private dell’ex Ducato di Castro sono del colore naturale della pietra in cui sono ricavati, senza quindi alcuna connotazione di colore.

Aggiungiamo solo che tutti gli stemmi di cui abbiamo parlato sono “coronati” ovvero sovrastati dalla corona civica ad indicare la dignità di Comune. Tutti inoltre, tranne Farnese e Grotte di Castro, sono “abbracciati” dal basso verso l’alto da due rami, uno di quercia e uno di olivo, con l’eccezione di Cellere, che ha rami di solo olivo. In tutti infine, tranne Piansano, i due rami sono annodati da un nastrino tricolore, con l’eccezione di Ischia di Castro il cui nastrino è azzurro.

Rileviamo in conclusione che centri di primaria importanza nella storia farnesiana quali  Ronciglione, che fu capitale dell’omonima contea annessa al Ducato di Castro; Latera, che insieme a Farnese costituì un ducato nel ducato; Gradoli e Capodimonte, in cui furono costruiti dalla nobile famiglia imponenti palazzi non conservano  memoria alcuna delle loro origini nei rispettivi stemmi civici. Così pure Montalto di Castro che tuttavia ricorda il ducato almeno nel nome.

 

 Tutti gli stemmi riportati sono riprodotti  su Wikipedia e tratti da http://www.araldicacivica.it. Quello di Cellere è una nostra rielaborazione

 

 

 

 

 
Arlena di Castro 
Arlena di Castro

Canino
Canino
Caprarola
Caprarola
Castiglione in Teverina
Castiglione in Teverina

Cellere
Cellere
Farnese
Farnese
  Grotte di Castro Ischia di Castro  Piansano Tessennano Vallerano
Grotte di Castro Ischia di Castro Piansano Tessennano Vallerano
 
 
 

TORNA SU