Cosa rimane dell’eredità farnesiana nei
paesi che furono nel Ducato di Castro e più in generale in
quelli su cui esercitò la sua influenza la nobile famiglia? Non
vogliamo oggi parlare delle rilevanti testimonianze
architettoniche e artistiche di cui, peraltro, ci siamo spesso
occupati e di cui troverete ampia documentazione su questo sito.
Quello che qui ci interessa è verificare quanto nell’araldica
civica di tante città e paesi del nostro territorio è rimasto
dell’armi, simboli e stemmi
degli antichi signori.
Cominciamo, in ordine alfabetico con ARLENA DI CASTRO. Il
paese conserva già nel nome la memoria della sua origine e così
i tre gigli in formazione orizzontale che troviamo nella parte
alta dello scudo sono filologicamente corretti: azzurri su fondo
oro, almeno per metà stemma, quella con effigiato il cipresso;
mentre l’altra metà, quella che incorpora una torre con merli
naturalmente guelfi, è invece su fondo rosso.
Il cane rampante su fondo rosso domina
invece lo stemma di CANINO che riporta nella parte superiore i tre gigli nella
formazione 1-2, seppur in un incongruo color oro.
Per molti aspetti simile lo stemma di
CAPRAROLA il cui
scudo è occupato, su sfondo celeste, da due capre rampanti
affrontate che con le zampe superiori sorreggono il giglio,
anche in questo caso color oro.
A
CASTIGLIONE IN TEVERINA, nota per il suo vino, nessun segno
grafico promuove tale vocazione, in compenso il suo passato
farnesiano è celebrato con tre gigli azzurri su fondo oro che,
in formazione 1-2, sovrastano il castello turrito.
A
CELLERE domina il cervo, anch’esso rampante, su sfondo
grigio azzurro, mentre piccoli gigli in oro “coronano” l’interno
dello scudo in
posizione sfalsata 1-2.
Maggior cura filologica ci saremmo
aspettati da FARNESE,
paese per molti all’origine della dinastia e da cui comunque
mutuò il nome. Qui la “farnia”, specie di quercia che cresce
nelle campagne del luogo, la fa da padrona seppur affiancata da
due gigli oro su fondo rosso.
Nello stemma civico di
GROTTE DI CASTRO,
comune che richiama la sua origine già nel nome, i tre classici
gigli sfalsati in formazione 1-2 invertono anch’essi i colori:
oro su fondo azzurro piuttosto che, come sarebbe corretto,
azzurro su fondo oro. Completa lo scudo nel vertice in basso la
grotta buia dentro la quale risplende la cometa.
E veniamo ad
ISCHIA DI CASTRO,
ulteriore paese dal nome già di per sé farnesiano; potremmo qui
ripetere quanto sopra riferito per Grotte: inversione dei colori
nei tre grandi gigli oro su fondo azzurro che in formazione 2-1
occupano interamente lo scudo, privo di ulteriori elementi
grafici.
Ed eccoci a
PIANSANO: lo scudo,
su cui campeggia in alto in posizione centrale il giglio oro su
fondo azzurro, è arricchito da due colli stilizzati su cui
crescono due piante di vite, ciascuna con un grappolo pendente
di uva rossa.
Lo stemma civico di
TESSENNANO, il più
piccolo comune del viterbese, vede due gigli finalmente azzurri
affiancare la torre su fondo rosso (piuttosto che oro).
Chiudiamo questa rassegna con
VALLERANO, il cui
stemma civico è caratterizzato da un unico grande giglio anche
in questo caso color oro su fondo azzurro.
Come si può ricavare da queste brevi
considerazioni sembra che gran parte dei comuni ricordati, pur
riportandosi espressamente alla memoria farnesiana inserendo nel
proprio stemma civico uno o più gigli, non abbiano poi avuto a
cuore una corretta espressione dei colori. Questo si può forse
spiegare con il fatto che tutti o quasi gli stemmi farnesiani
che decorano porte e portali di palazzi, chiese e abitazioni
private dell’ex Ducato di Castro sono del colore naturale della
pietra in cui sono ricavati, senza quindi alcuna connotazione di
colore.
Aggiungiamo solo che tutti gli stemmi di
cui abbiamo parlato sono “coronati” ovvero sovrastati dalla
corona civica ad indicare la dignità di Comune. Tutti inoltre,
tranne Farnese e Grotte di Castro, sono “abbracciati” dal basso
verso l’alto da due rami, uno di quercia e uno di olivo, con
l’eccezione di Cellere, che ha rami di solo olivo. In tutti
infine, tranne Piansano, i due rami sono annodati da un nastrino
tricolore, con l’eccezione di Ischia di Castro il cui nastrino è
azzurro.
Rileviamo in conclusione che centri di
primaria importanza nella storia farnesiana quali
Ronciglione, che fu capitale dell’omonima contea annessa al Ducato
di Castro; Latera,
che insieme a Farnese costituì un ducato nel ducato;
Gradoli e
Capodimonte, in cui
furono costruiti dalla nobile famiglia imponenti palazzi non
conservano memoria alcuna
delle loro origini nei rispettivi stemmi civici. Così pure
Montalto di Castro
che tuttavia ricorda il ducato almeno nel nome.
Tutti gli stemmi riportati sono riprodotti
su Wikipedia e tratti da
http://www.araldicacivica.it. Quello di Cellere è una nostra
rielaborazione
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