NEL SEGNO DEL GIGLIO
Breve profilo storico della Famiglia Farnese

Parte Terza

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di Romualdo Luzi

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FRA AMOR SACRO E PROFANO

Ci si può solo immaginare cosa avvenne per Roma allorché Alessandro VI Borgia, nel 1493, concesse ad Alessandro Farnese, fratello di Giulia «La Bella», il cappello cardinalizio. Non ci si faceva scrupolo, per la città, di far risalire ai maneggi amorosi di Giulia con il papa-amante, l’onorificen­za concessa al fratello, e Pasquino -mai tenero- questa volta tuonò in mo­do inequivocabile anche contro l’altro cardinale Ippolito d’Este, anch’esso insignito per i «meriti» della procace Adriana Mila: Alessandro, tu devi a tua sorella / Giulia il cardinalato, ché la gonna / alzò, e tu, Ippolito, a madonna / Adriana, che un tempo fu sì bella.

La mordace quartina sui «cardinale della gonnella» venne di gran lunga superata dal commento caustico della gente che, con un maligno gioco di parole appellava Alessandro, «il Cardinal Farnese» come «Cardinal Fregnese». Questo momento particolarmente chiacchierato della vita del nostro Alessandro non condiziona comunque, il favorevole giudizio espresso su di lui e sul suo papato da molti storici, anche da parte avversa. Alessandro era nato il 28 febbraio 1468 nella Rocca di Canino, probabil­mente già fatiscente. I Farnese abbandonarono questa residenza, per la Rocca di Valentano, appena qualche anno dopo la nascita di Alessandro e, nel 1630, Benedetto Zucchi, all’epoca potestà di Capodimonte, conferma questa nascita e scrive che a Canino si vedeva  “il sito della sua casa, dove nacque, cascata”.

Formatosi alla scuola dell’umanista Pomponio Leto a Roma e nell’Accademia di Lorenzo dei Medici a Firenze, dal 1487 al 1489, Alessandro mostrò subito quelle qualità che lo avrebbero portato ad occupare posti di rilievo nel potere civile ed ecclesiastico. Viene descritto di intelletto penetrante, di fine educazione, abile e saggio in diplomazia, di maniere distinte e concilianti; ma fu anche di spirito ribelle e turbolento tanto che, diciannovenne, per ordine dello scandalizzato Innocenzo VIII, venne rinchiuso nelle segrete di Castel Sant’Angelo per aver offeso gravemente l’onore della madre ingiustamente accusata di una relazione adulterina. Uscì comunque presto di prigione e l’avvenimento venne dimenticato. Prima di ricevere la dignità cardinalizia Alessandro era stato nominato, nel 1491, segretario e notaio apostolico; poi nel 1494, legato del Patrimonio di 5. Pietro in Tuscia, quindi, nel 1499, Vescovo di Corneto e Montefiascone, pur non essendo ancora sacerdote. Mentre Alessandro è in giro per l’Italia a ricevere cariche ed onori, Giulia «la Bella» divide il suo tempo fra il Castello di Bassanello, feudo del marito Orsino Orsini, e le stanze del Vaticano e Girolama è ormai a Firenze felicemente sposata a un Pucci di quella città, Angelo, il più grande dei figli di Pier Luigi (morto nel 1489), dopo aver intrapreso l’arte militare, riveste il ruolo di «capo della casata» e lo ritroviamo dedito alla cura dei possedimenti familiari, ormai stabilmente insediato nella Rocca di Valentano da lui trasformata in una splendida residenza con la creazione di un artistico cortile con colonnato inferiore e loggia superiore, coperta a tetto. Questa costruzione si lega strettamente al matrimonio celebrato con Lella di Nicola Orsini di Pitigliano, avvenuto nel 1488. Sui capitelli del colonnato, oltre alle armi delle due famiglie, sono scolpiti gli auguri di fertilità e prosperità per la coppia con la rappresentazione allegorica della fioritura del giglio farnesiano e la decorazione a trofei. Lella Orsini è passata alla storia come «eroina dell’amore coniugale» perché, dopo la morte prematura del marito avvenuta a Capodimonte nel 1494, fedele al giuramento prestato al momento del matrimonio, vestì l’abito di San Francesco e si rinchiuse, monaca di clausura nel Monastero delle Murate di Firenze. È questa una commovente «storia d’amore», espressione di un «amor sacro», profondo e radicato, in un momento in cui il termine di paragone rimaneva l’«amor profano» di Giulia, sua cognata, con Alessandro VI.

 

 

LA «FORTUNAZZA» PAOLINA

Alessandro Farnese, benché fosse ritenuto una creatura di papa Borgia s’era saputo imporre nel difficile e tortuoso cammino della diplomazia romana. Giulio II, successore e avversario del Borgia, aveva subito apprezzato il Farnese e lo aveva portato dalla sua parte insignendolo della più elevata carica di Legato della Marca di Ancona (1502).

Il Farnese fu comunque un figlio del suo tempo e non fu immune da “illecite relazioni”. Da quella intrecciata con Silvia Rufini, vedova del tarquiniese Giovanni Battista Crispo e madre del card. Tiberio, ebbe alcuni figli: Pier Luigi (1503) e Paolo (1504), legittimati nel 1505 proprio da Giulio II, Ranuccio e Costanza.

Il 1509 fu per lui una tappa fondamentale del suo ravvedimento morale: nominato vescovo di Parma, la visitò nel 1516, ne indisse il sinodo diocesano nel 1519 e vi celebrò, nel giorno di Natale di quell’anno, la sua prima messa dopo l’ordinazione sacerdotale che rappresentò la completa rinascita non solo dell’uomo ma del cristiano. Il suo sacerdozio costituì quel cambiamento di mentalità e di disciplina teso alla purificazione dei costumi e che il Concilio di Trento, da lui voluto, farà proprio nel quadro generale della Riforma cattolica.

Allorché il 13 ottobre 1534 per Roma si diffuse la voce dell’elezione di Alessandro, Papa con il nome di Paolo III, molta fu la gioia dei romani, essendo da essi ritenuto un figlio della città eterna, benché sulla statua di Pasquino non mancasse di apparire la solita, malevola satira: Roma era in mano ai Medici per fiera malattia / ora di male in peggio caduta è in Farnesia.

Molti dubbi si nutrivano pure sulla salute del sessantasettenne pontefice, tanto da far scrivere all’ambasciatore del Duca di Mantova a Roma una considerazione che girava per la corte pontificia: «Credo che per puochi giorni o mesi haveremo Papa, perché costui è vecchio, mal conditionato e afflitto et molto declinato». Ma questo «vecchio, d’una vecchiezza malaticcia e forte al tempo stesso» doveva smentire tutti questi dubbi perché morirà nel 1549, all’età di ottantadue anni, dopo quindici fecondi anni di pontificato, significativi per la Chiesa di Roma e per il mondo artistico e culturale del tempo, tanto da essere ricordato come l’ultimo grande papa del Rinascimento.  


(1) Foto di G.Moscatelli (2) Dal sito www.valentano.org Figuranti del Gruppo Archeologico "Verentum"

 
La Rocca di Valentano
 

Il Cardinale Alessandro Farnese

 
Dama con liocorno. Presunto ritratto di Giulia Farnese (Luca Longhi))
 
La Rocca di Vasanello (1)
 
Papa Paolo III
 
Lella Orsini (la 2^ da sinistra) (2)
 
 
 

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