NEL SEGNO DEL GIGLIO
Breve profilo storico della Famiglia Farnese

Parte Quinta

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di Romualdo Luzi

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IL "CARDINAL" FARNESE

    
Tra gli artisti più insigni che ci hanno tramandato l'immagine di Paolo III va ricordato soprattutto Tiziano. Di lui si conoscono tre ritratti di papa Farnese: il primo, eseguito nel 1543, presenta la figura scarna del pontefice, seduto su di una sedia a spalliera. Risaltano gli occhi penetranti e le nere pupille, segni di una vitalità ancora integra. Nel successivo ritratto, eseguito qualche anno dopo, il Farnese è presentato "magistralmente", ma già è apprezzabile la "grande stanchezza della vecchiaia".

     Vecchiaia ancor più sottolineata nell'ultimo ritratto, eseguito verso il 1548, che ci tramanda una pagina palpitante di vita farnesiana: il Pontefice appare seduto e in atteggiamento prostrato. Lo sguardo, ancora vivo, è fissato sul nipote Ottavio piegato verso il papa, quasi a raccogliere la voce del nonno, in quel tempo "molto bassa". Sul retro, alla destra del papa, emerge in tutta la sua solennità, la figura dell'altro nipote Alessandro, in abito cardinalizio e con il berretto rosso.
Il dipinto vede così il "grande vecchio" unito ai nipoti più cari specialmente dopo l'atroce fine del figlio Pier Luigi, caduto nella ricordata congiura di Piacenza del 1547.

      Alessandro Farnese, primogenito di Pier Luigi, era nato nella Rocca di Valentano il 7 ottobre 1520. Allievo di Tranquillo Molosso, poeta latino, studiò a Bologna nel Collegio fondato da Pietro Ancarano, un suo avo. Divenuto Cardinale nel 1534, venne destinato al vescovato di Parma e, quindi, fu titolare di numerosi benefici laici ed ecclesiastici tanto che i suoi proventi personali vennero valutati in circa cinquecentomila scudi annui. Una somma, enorme per quel tempo, che gli permise di realizzare un'infinità di monumenti e di imporsi, nella seconda metà del Cinquecento, come figura eminente di mecenate, quasi a voler idealmente continuare l'opera e a tramandare, con splendide testimonianze di fede e di arte, la memoria dell'avo paterno di cui si gloriava di portarne il nome.
       La sua carriera è ricca di avvenimenti importanti e sarebbe lungo elencarli tutti. Basterà dire che, nel 1539, non ancora ventenne, venne inviato in Spagna, con il pretesto di rappresentare la Sede Apostolica in occasione della morte dell'imperatore, per trattare la Pace con il Re di Francia, la cessione di Milano, il matrimonio di una figlia di Carlo V.
Fu nunzio apostolico nel 1541 ad Avignone, vescovo di varie diocesi, come quella di Montefiascone e Corneto.
Nel 1550 fu uno degli artefici dell'elezione al soglio pontificio di Giulio III, da cui ottenne la definitiva assegnazione del ducato di Parma e Piacenza al fratello Ottavio.

    Fra le opere più significative realizzate da Alessandro si ricordano in Roma la costruzione della Chiesa del Gesù, della Cappella di Scalacoeli alle Tre Fontane, il completo rifacimento della Basilica di 5. Lorenzo in Damaso, il completamento dell'imponente Palazzo Farnese. Sempre in Roma, sulle rovine del Palazzo dei Cesari, fece realizzare una villa e un parco poi conosciuti come gli "Orti Farnesiani"; dai Chigi acquistò la villa e il palazzo di Via della Lungara, in Trastevere, poi conosciuta come la "Farnesina".
La persona di Alessandro non rifulse soltanto in Roma e nelle terre del Viterbese ma seppe meritarsi benemerenze anche in terre lontane come avvenne a Monreale di cui fu Vescovo dal 1536 al 1573. Nel duomo siciliano fece eseguire molti lavori come il rifacimento del portico a settentrione e il restauro del soffitto e del pavimento marmoreo sulla cui zona centrale campeggia, ancor oggi, il suo stemma.

     Anche molti palazzi ed edifici sacri ebbero nel Farnese un munifico protettore. Si deve a lui la realizzazione della Via Farnesiana a Viterbo (l'attuale Via Cavour) e, soprattutto, la costruzione del magnifico palazzo di Caprarola, "monumento della potenza e dello splendore farnesiano". L'edificio di Caprarola, iniziato dal Sangallo e completato dal Vignola, negli affreschi degli Zuccari ci presenta pagine sfarzose di storia farnesiana ed è vivida la memoria difatti gloriosi narrati nelle sale dei "fasti", probabilmente suggeriti dal poeta Annibal Caro, segretario prima di Pier Luigi e, quindi, dello stesso Alessandro.
Oltre che al Caro, il Farnese estese la sua munifica protezione verso una miriade di illustri artisti e letterati fra cui ricordiamo Pietro Giovio, Pietro Bembo, Giovanni Della Casa, Claudio Tolomei.
Alessandro, ultimo grande e vero "Signore del Rinascimento", morì a Roma il 4 marzo 1589. Aveva lasciato scritto di voler essere sepolto nella Chiesa del Gesù, da lui fatta costruire, in una umile tomba posta di fronte al presbiterio.
Sul marmo volle fosse scolpita una semplice epigrafe: "Alexandro Farnesii / Card. S.R.E. Vicecari. / Episcopi Ostiensis / Huius / Ecclesiae Fundatoris".

      Alla sua figura e a quella della sorella Vittoria, andata in sposa a Guidubaldo Il Della Rovere, Duca di Urbino, si legano le famose "credenze" di ceramica bianca e turchina che costituiscono veri e propri capolavori di un'arte singolarmente definita "minore".
 


(1) Dal sito www.viterboincartolina.it (2) Foto G.Mazzuoli

 
Papa Paolo III in un ritratto del Tiziano (1543)
 
Paolo III con i nipoti (Tiziano 1546)
 
Via Farnesiana a Viterbo (Oggi via Cavour) (1)
 
Il Palazzo Farnese a Caprarola (2)
 
 
 
 
 

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