NEL SEGNO DEL GIGLIO
Breve profilo storico della Famiglia Farnese

Parte Sesta

Parte 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 7 | 8

di Romualdo Luzi

Clicca sull'immagine per corrispondere con l'autore


UN DUCATO "MALEDETTO"  

   L'accusa di nepotismo mossa a Paolo III fu, senza dubbio, quella che incise maggiormente sul giudizio dei suoi contemporanei e questo, lo si è visto, perché il Farnese concesse privilegi e prebende ai suoi discendenti, conferendo loro, nel 1537, addirittura una grossa fetta dello Stato della Chiesa, con l'istituzione del Ducato di Castro e della Contea di Ronciglione.    Un territorio, questo, vasto e fertile tanto da essere chiamato il "granaio di Roma", era di una notevole importanza politica e strategica. Basti pensare che le due principali arterie di collegamento da e per Roma (la Cassia nell'attraversamento di Ronciglione e l'Aurelia nell'attraversamento di Montalto) erano soggette al controllo dell'amministrazione Farnese.    Si può così comprendere come i Farnese, specialmente dopo la scomparsa del "loro" pontefice, fossero particolarmente invisi a molte casate nobiliari italiane, anche per aver ottenuto l'altro importante ducato di Parma e Piacenza e come a Roma mal si digerisse uno stato autonomo all'interno dello stesso Stato ecclesiastico, come in fondo era il ducato castrense una vera e propria spina nel fianco del papato.
Ogni pretesto era buono per contrastare i Farnese, tra l'altro ormai quasi stabilmente trasferitisi nella più gratificante sede del ducato parmense.    Si ripercorrono brevemente, attraverso l'indicazione dei Duchi succedutisi a Castro, i poco più di cento anni di vita del possesso farnesiano dopo Pier Luigi (1537-1545), anche perché degli stessi si parlerà più diffusamente nell' illustrazione delle vicende parmensi.
1545-1547: Ottavio, figlio di Pier Luigi, sposo di Margherita d'Austria, figlia naturale di Carlo V. Duca di Parma alla morte del padre.
1547-1553: Orazio fratello di Ottavio, sposo di Diana di Francia, figlia li Enrico II
1553-1586: ancora Ottavio, essendo morto Orazio senza prole. Sotto di lui vennero emanati gli Statuti ducali.
1586-1592 Alessandro, figlio di Ottavio, sposo di Maria di Braganza del Portogallo. E' capitano nella battaglia di Lepanto e Governatore dei Paesi Bassi.
1592-1622: Ranuccio, figlio di Alessandro. Sposo di Margherita Aldobrandini. E' contemporaneamente Duca di Parma e Piacenza. Durante il trentennio del suo dominio non degnò Castro neppure con una breve visita.
1622-1646: Odoardo, figlio di Ranuccio, sposo di Margherita de' Medici, sorella del Duca Ferdinando II. Si scontrò con Urbano VIII e i Barberini nella "prima Guerra di Castro" conclusasi con la pace di Venezia del 1644.
1646-1649: Ranuccio, figlio di Odoardo succede al padre appena sedicenne. Sarà lui l'ultimo duca di Castro.  

 

"QUI FU CASTRO"  


   "3 dicembre. Fu dato avviso dallo Spinola a Nostro Signore (Innocenzo X) della compita demolizione di Castro". Con queste due righe sibilline un anonimo cronista del 1649 chiudeva il "Giornale dell'assedio e successiva presa e demolizione di Castro" dopo aver annotato, giorno dopo giorno, le fasi e gli avvenimenti legati alla fine della città capitale del Ducato.     Mons. Giulio Spinola, Governatore di Viterbo e Rettore del Patrimonio di S.Pietro in Tuscia, aveva ricevuto da Innocenzo X Pamphili un ordine poco gradevole: quello di muovere guerra a Castro, con l'esercito pontificio posto sotto il Comando di Davide Vidman, di assediare la città e di raderla al suolo. Il pretesto finale per questa decisione era nato il precedente 18 marzo allorché, lungo la strada Cassia, nei paesi di Monterosi, due sicari (poi conosciuti come Domenico Cocchi di Valentano e Ranuccio Zambrini di Gradoli) avevano assaltato la lettiga con cui il padre Barnabita Cristoforo Giarda -nominato vescovo di Castro contro il volere farnesiano- si stava recando a prendere possesso della diocesi assegnatagli. Il vescovo, ferito dai colpi di due terzarole, morì il giorno seguente e la sconvolgente notizia aveva messo a rumore il Vaticano.    Innocenzo X, dopo aver emesso la scomunica contro mandanti ed esecutori dell'efferato delitto, individuò nella persona di Ranuccio Farnese il responsabile dell'attentato.
L'occupazione dello Stato di Castro fu il primo provvedimento adottato. Era questa la tanto ricercata occasione per togliere ai Farnese quel Ducato che aveva creato, con la Chiesa di Roma, non pochi problemi di vicinato anche perché i Farnese, con l'arroganza dei potenti che non pagano mai direttamente le proprie colpe, non s'erano fatti certo scrupolo di abbandonare il Ducato di Castro e ritirarsi nella lontana e più sicura residenza di Parma, utilizzando anzi le rendite delle terre laziali per garantire gli enormi prestiti contratti con la creazione di cosiddetti "Monti Farnesiani" che all'epoca di Urbano VIII Barberini, 1641-1644, avevano causato la "prima guerra di Castro" proprio per il mancato pagamento delle rate dei debiti da parte farnesiana.    Il triste epilogo di Castro ancora oggi è un fatto incomprensibile. Come potevano pagare cittadini innocenti le colpe dei Farnese? Sul comportamento di questi si possono avanzare molte riserve e gli storici non sono stati certo benevoli nei loro confronti, ma non meno discutibile appare l'intervento di Innocenzo X che, tra l'altro, in pieno disprezzo dei patti di resa sottoscritti il 2 settembre 1649 fra Sansone Asinelli, comandante il presidio di Castro, e il comandante Davide Vidman, di parte pontificia, disponeva non solo per la prevista demolizione delle fortificazioni della città ducale, ma addirittura dell'intero abitato, senza risparmiare nemmeno le numerose chiese, i conventi e i monasteri.    Molte delle responsabilità di questo tragico "finale" sono attribuite a Donna Olimpia Maidalchini, cognata di Innocenzo X, da molti ritenuta, forse non a torto, la vera ispiratrice della grave decisione pontificia.
   Colei che venne conosciuta anche come la "Pimpaccia di Piazza Navona" e definita "Cardinal Padrone", trovò in Pasquino il pane per i suoi denti: "Chi dice donna dice danno, / Chi dice femina dice malanno, / Chi dice Olimpia Maidalchina / Dice danno, malanno, peste e ruina".

   Vuole la tradizione che sulle rovine di Castro fosse sparso del sale e innalzata una colonna infamante con su scritto: "Qui fu Castro". Con la città di Maremma scomparivano da queste terre anche i Farnese benché dalla lontana Parma continuassero ad avanzare continue, quanto inutili, pretese di ritornare in possesso delle terre ducali.
 
 
Papa Paolo III in un ritratto del Tiziano 
Ritratto di Ranuccio Farnese (Tiziano)

Papa Innocenzo X
(Alessandro Algardi)

Busto di Donna Olimpia Maidalchini
(Alessandro Algardi)
 
 
 
 
 
 
 

TORNA IN ALTO