A PADRE VINCENZO BORDO IL “NOBEL” COREANO

Il riconoscimento ottenuto per la sua ventennale attività a favore dei poveri


 

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di Giuseppe Moscatelli

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Padre Vincenzo Bordo, nato a Piansano nel 1957, è un missionario made in Tuscia in servizio permanente effettivo a Seul, Corea del sud, nazione in cui vive ed opera a favore di poveri ed emarginati da ben 24 anni, tanto da esservi conosciuto con il nome coreano di Kim Ha Jong.  Quest’anno – primo italiano nella storia – ha vinto il prestigioso premio Ho-Am 2014, una sorta di “Nobel” coreano assegnato a chi si è distinto in cinque particolari categorie ovvero scienza, ingegneria, medicina, arti e servizio alla comunità.

 
 
 


Attività a favore dei bambini dislessic Foto di gruppo prima del buffet
Attività a favore dei bambini dislessici Foto di gruppo prima del buffet
Foto ricordo dopo la premiazione Il meritato riposo al ritorno alla Casa di Anna
Foto ricordo dopo la premiazione Il meritato riposo al ritorno alla Casa di Anna

Il premio, finanziato da Samsung, il colosso coreano dell’elettronica, mette nelle mani del vincitore designato un diploma, una medaglia d’oro di quasi due etti e un assegno da 300 milioni di won coreani, circa 215 mila euro. Vincenzo, nostro conterraneo e gradito collaboratore (quando il tempo glielo consente), è stato premiato per la categoria “servizio alla comunità” per i risultati ottenuti con la sua ventennale attività a favore di poveri ed emarginati e per aver contribuito alla crescita del benessere pubblico. Alcuni brevi dati biografici possono essere utili ad inquadrare la sua figura: missionario OMI (Oblati di Maria Immacolata) è stato ordinato sacerdote nel 1987 ed ha conseguito nello stesso anno il Master in Filosofia Orientale presso l’Università Gregoriana di Roma, successivamente alla laurea ottenuta  nel 1981 presso la Pontificia Università Urbaniana.  

Arrivato in Corea nel 1990, per alcuni anni opera come viceparroco,  per “acclimatarsi” con una realtà sociale tanto lontana e diversa rispetto a quella di provenienza e per imparare la lingua. Nel 1992 dà inizio, non lontano da Seul, alla sua attività a favore dei poveri. Nel 1993 apre il suo primo centro: la “Casa della Pace”, una mensa dove anziani soli e persone in difficoltà possono trovare almeno un pasto caldo e una parola di conforto. L’anno successivo inaugura una piccola scuola per consentire ai bambini poveri di ricevere un minimo di assistenza ed educazione.

E arriviamo finalmente al 1998, un anno fondamentale nella storia di Vincenzo. In Corea, come pure nel resto del mondo, esplode la grande crisi economica, evento di cui tutt’oggi avvertiamo le conseguenze e dal quale molti paesi non sono ancora pienamente usciti. Anche in Corea sono in molti a perdere il posto di  lavoro e a ritrovarsi in povertà. Ma un fatto che ha dello straordinario e che Vincenzo interpreta come un segno della Provvidenza viene a condizionare gli eventi futuri: alla sua porta si presenta  un ricco ristoratore che, conoscendo il suo attivismo a favore degli ultimi, si offre per finanziare una grande mensa. Dichiara di essere cattolico ma assai poco attento alla pratica religiosa come pure alla preghiera. Vuole però onorare la memoria della madre, morta da poco, con un’opera a favore dei meno fortunati. Nasce così la “Casa di Anna”, che prende il nome proprio dalla madre di questo inaspettato benefattore.

La mensa, che in principio funzionava solo due volte alla settimana, iniziò subito ad affollarsi  di poveri e diseredati. Poco a poco tuttavia, consapevole che povertà e fame non andavano “in vacanza” nei giorni di chiusura e che semplicemente in quei giorni i suoi ospiti non mangiavano, Vincenzo decide e soprattutto riesce a fare il grande passo: apertura continuativa sette giorni su sette. Da allora la “Casa di Anna” ha avuto uno sviluppo che nessuno avrebbe potuto non dico prevedere ma neanche sperare: oggi infatti Vincenzo offre ogni giorno 500 pasti caldi ai poveri e senza tetto che da ogni dove vi accorrono; si avvale di una struttura organizzativa cui collaborano ben 600 volontari di entrambi i sessi, in gran parte studenti, che si alternano in gruppi di venti persone ogni volta. Non solo: alla mensa è stato affiancato un ampio programma di tutela sociale grazie al quale i bisognosi possono disporre di professionisti quali un medico, un consulente legale, uno psicologo o più semplicemente possono farsi una doccia, ricevere vestiti, usufruire di un barbiere o di un aiuto per la ricerca di un lavoro.  Non manca assistenza spirituale, per chi la desidera. Ma siccome il primo problema di un senzatetto è proprio quello di un ricovero dove passare la notte e di un giaciglio su cui poggiare la testa, presso la “Casa di Anna” è stato aperto anche un dormitorio, per consentire a chi vive in strada di sottrarsi ai rigori e ai rischi della notte.

 Ma l’attività a cui Vincenzo si dedica con ancor più, se possibile, passione e entusiasmo è quella a favore dei “ragazzi di strada”, ovvero giovani sbandati, abbandonati, fuggiti di casa ed orfani. Per loro ha creato quattro case-famiglia con centri di prima accoglienza. Qui i ragazzi trovano un rifugio sicuro e confortevole, il calore umano di una famiglia e ricevono istruzione e educazione. Questi ragazzi, attualmente una quarantina, sono tutti per Vincenzo un pò come suoi figli: non c’è giorno che non si rechi a far loro una visita, a spendere per loro una buona parola o un consiglio, a tributar loro una carezza o, se c’è bisogno, un rimprovero, proprio come fa un padre con i propri figli. Non solo, per poter allontanare definitivamente dalla strada chi vuole percorrere fino in fondo il programma di sostegno e reinserimento sociale, Vincenzo ha creato una fabbrica di buste di plastica per la spesa che fornisce un lavoro a quanti intendono seriamente impegnarsi su questa strada.

Concludiamo con una notazione di carattere ancora strettamente personale ma di cui Vincenzo ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia: la lotta alla dislessia. Essendo Vincenzo ben a conoscenza delle problematiche legate a questa disfunzione per averla affrontata, ha promosso la conoscenza di questo problema in Corea, dove era pressoché sconosciuto, traducendo articoli, saggi ed altri materiali in modo da far crescere la consapevolezza sui problemi da affrontare  e sui metodi di trattamento.  Non c’è quindi da meravigliarsi se Vincenzo si è dato un nome coreano col quale è ormai conosciuto in quella terra. Il nome scelto è, come dicevamo, Kim Ha Jong vale a dire: Kim, come il primo martire coreano; Ha Jong ovvero “servo di Dio”.   Che non è solo un nome ma anche un concreto programma d’azione.                                                                                                                                                                                                                            

  Il momento della premiazione

  Il ritratto ufficiale per la premiazione

  La Casa di Anna fornisce ogni giorno 500 pasti a poveri e diseredati

  La premiazione ha avuto un grande impatto mediatico

  Vincenzo ogni giorno è al lavoro nella mensa per i poveri

Il momento della premiazione

Il ritratto ufficiale per la premiazione La Casa di Anna fornisce ogni giorno 500 pasti a poveri e diseredati La premiazione ha avuto un grande impatto mediatico Vincenzo ogni giorno è al lavoro nella mensa per i poveri

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